Le donne nella scienza: grandi scienziate a Palermo.
La scienza di oggi: donne per le donne del futuro.
di Sara Fiorentino, 4LX
Palermo, 11 febbraio 2022. In occasione della giornata delle donne
nella scienza, l’ambasciata francese ha riunito tre delle più
promettenti scienziate del secolo per parlare da donne alle donne
riguardo alle loro esperienze. Esse sono: Claudie Haigneré, Chiara
Montanari e Alessandra Sciutti, rispettivamente astronauta, capo
spedizione per l’Antartide e biorobotica.
Non
è esperienza di tutti i giorni avere a che fare con una donna
scienziata, difatti delle laureande donne solo il 25% si occupa di
studiare scienze. È credenza abbastanza comune che gli scienziati
migliori siano degli uomini, ma questo non è affatto vero. Le donne
sono brave quanto gli uomini, difatti ricordiamo Rita Levi
Montalcini insieme a suo marito, una coppia di scienziati dediti
alle neuroscienze, che hanno totalmente cambiato il punto di vista
delle nostre conoscenze sul cervello umano; oppure l’astronauta e
dottoressa reumatologa Claudie Haigneré, che ha fatto la sua prima
missione con il Cnes proprio insieme a suo marito.
Le donne non sono assolutamente da sottovalutare, come ci raccontano
le tre scienziate ospiti dell’ambasciata francese. Iniziamo a
parlare di Claudie Haigneré: una donna che pensava che il suo sogno
sarebbe rimasto tale, dopo aver visto nel 1969 l’allunaggio. Si è
mai sconsolata? No, mai! E la sua pazienza è stata premiata. Un
giorno, all’età di 28 anni, trovò un bando del Cnes che reclutava
chiunque, persino i medici come lei. Lei si gettò nell’ignoto e
mandò la richiesta di partecipare. Su oltre 10'000 persone che
avevano fatto richiesta di partecipare al programma solo 7 furono
scelte, di cui ben 5 donne. E quella non fu l’unica spedizione che
condusse. Si trovò poi a guidare la squadra dell’Unione Sovietica
verso la sua seconda spedizione. Ed ecco come il sogno di una donna,
che è sempre rimasta speranzosa, dopo anni di attesa, si trasforma
in realtà, nonostante le difficoltà affrontate, il tempo, le paure,
la sua curiosità ha avuto la meglio.
Ha raccontato poi la sua storia la donna italiana che si è
avventurata in Antartide come capo spedizione: Chiara Montanari. Una
donna tanto confusa all’inizio, che alla fine delle scuole superiori
era innamorata di mille cose, dalla scienza alle lettere, che alla
fine ha optato per la fisica, credendo inizialmente di aver
sbagliato, ma adesso, che la sua università l’ha portata in
Antartide, a conoscere un mondo totalmente diverso. Nonostante le
condizioni meteo, le difficoltà, i traumi, Chiara sostiene di amare
il suo lavoro, anche perché l’Antartide, per Chiara, è la metafora
perfetta dell’imprevisto. Le due spedizioni, capeggiate da lei,
hanno portato molte conoscenze sul cambiamento climatico,
sull’ambiente e sulla flora e fauna che abita il continente
glaciale. Per Chiara non era esattamente il lavoro che immaginava,
ma è il lavoro perfetto per lei. Le esperienze, le rinunce, tutto
quello che di brutto ha vissuto, per lei ormai sono solo
insegnamenti, ma non odia il suo lavoro per questo.
Infine ha parlato la biorobotica Alessandra Sciutti, parte del team
per realizzare il primo robottino con intelligenza artificiale
d’Italia. I suoi studi, come quelli della dottoressa Montanari, sono
stati una pura casualità. Si trovava indecisa tra decine di facoltà,
dati i suoi mille interessi, ma alla fine ha deciso di studiare
biorobotica, pensando inizialmente di aver commesso un errore, dato
che lei proveniva da un liceo classico e aveva totalmente cambiato
materia. Decise fortunatamente di continuare, e adesso ha un lavoro
che ama, sostenuta da ottimi colleghi, non soltanto scienziati. Si
sente appagata dalla sua vita, ed è veramente felice di essere
diventata ingegnere.
Dopo questa conferenza gli insegnamenti sono stati veramente
tantissimi: l’imprevisto è solo una chiamata verso l’azione e non
bisogna scoraggiarsi mai, per superare ogni situazione, ogni
imprevisto, occorre utilizzare ogni intelligenza, dall’emotiva fino
a quelle scientifica. E dopo tutto, possiamo dire che le donne,
tutte le donne, possono fare quello che vogliono, anche se la gente
le demoralizza; anche se le persone non credono in loro; anche se la
società stessa non approva. Tutti possono.