Il giudice ragazzino - Storia di Rosario Livatino assassinato dalla mafia sotto il regime della corruzione

di Francesca Raia - 2E

Il giudice ragazzino




Autore
: Nando Dalla Chiesa
Titolo: Il giudice ragazzino - Storia di Rosario Livatino assassinato dalla mafia sotto il regime della corruzione
Anno di pubblicazione:1992
Editore: Einaudi
Genere di libro: biografia e storia










Il titolo del libro nasce dalla frase fatta dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga otto mesi dopo la morte del giudice Rosario Livatino (10 maggio 1991):
Non è possibile che si creda che un ragazzino, solo perché ha fatto il corso di diritto romano sia in grado di condurre indagini complesse contro la mafia e il traffico di droga”.Un giudice ragazzino, quindi, è Rosario Livatino, il protagonista del libro scritto da Nando Dalla Chiesa.

Rosario LivatinoRosario Livatino nasce a Canicattì, dove frequenta le scuole. I compagni di allora lo ricordano timido e riservato. A ventidue anni si laurea in Giurisprudenza a Palermo. Nel 1978 vince un concorso di dirigente all’ufficio registro ma vi rimane poco perché nel frattempo vince un posto in magistratura a Caltanissetta.
Arriva ad Agrigento nel 1979 come sostituto procuratore, funzione che esercita per più di otto anni.
Nel 1989 si trasferisce nel nuovo Ufficio di giudice del Tribunale di Agrigento, facendo parte della sezione misure di prevenzioni.
Ad Agrigento inizia a indagare su fatti di criminalità mafiosa, ma anche di tangenti, corruzioni.
Individua i legami tra mafia, grandi imprese e politica.
Indaga sui criteri con cui erano finanziate, dalla Regione Siciliana, le cooperative giovanili di Porto Empedocle, su un giro di fatture false o gonfiate di un gruppo d’imprenditori catanesi, sulla mafia agrigentina, di Palma di Montechiaro e Porto Empedocle.
Le sue indagine lo portano a interrogare uomini non solo della criminalità,ma anche della politica.
Famoso è il suo interrogatorio all’allora ministro Calogero Mannino, accusato di legami con vari boss mafiosi e di aver stipulato un accordo elettorale con un esponente agrigentino di Cosa nostra.
Livatino è un uomo coraggioso, non si arrende neanche quando la Corte di Cassazione annulla gli ordini di cattura nei confronti degli imprenditori che faticosamente aveva incriminato.
Svolge il suo lavoro con precisione e onestà, è un uomo leale, educato e professionalmente preparato.
E’ importante, nel libro, il concetto di “regime della corruzione “ di quel periodo, cioè il sistema di scambio di favori tra politica, imprenditori e mafia.
Dalla Chiesa, accanto alla biografia personale e professionale del Giudice, parla di alcuni fatti clamorosi, fa nomi e parla di episodi precisi. 

                                                   omicidio di Livatino


E’ il 21 settembre 1990. Rosario Livatino, come ogni giorno, percorre da solo, senza scorta, a bordo della sua vecchia Ford Fiesta, la strada statale 640 che da Canicattì (ove viveva da sempre con gli ormai, anziani genitori) conduce ad Agrigento per recarsi in Tribunale (è questa la stessa strada, dove appena ventiquattro mesi prima era stato ucciso il Giudice Antonino Saetta e il figlio Stefano).
Proprio in quei giorni il Tribunale deve decidere sull’applicazione di diverse misure di prevenzione da adottare nei confronti di appartenenti alle cosche mafiose di Palma di Montechiaro. Ad appena quattro chilometri da Agrigento, ormai quasi in vista della città, l’auto del Giudice è speronata da una Fiat uno dal cui lato passeggero cominciano a partire numerosi colpi di arma da fuoco. Livatino tenta una disperata fuga, ma è bloccato e ucciso. È ucciso per conto della Stidda, la mafia locale rivale di cosa nostra.
La” Stidda” l’avrebbe ucciso per punire un magistrato severo. Ma le vere cause della sua morte, per alcuni, sono invece da attribuirsi alle sue indagine sui legami tra mafia e politica.

Nando Dalla Chiesa

L’autore del libro, Nando Dalla Chiesa, crede che la sua morte sia dovuta al fatto di essersi ritrovato solo, con pochi altri colleghi, a lottare contro la mafia.
E’un libro interessante ma difficile da comprendere appieno se non si conoscono bene gli interessi politici-mafiosi di quel periodo.
Comunica bene l'atmosfera di sospetto politico che si respirava intorno alla Magistratura, soprattutto siciliana, impegnata nella lotta alla mafia e fa capire che lo Stato non tutela i suoi uomini migliori.( Livatino, Falcone,Borsellino….)

La lettura di questo libro a me è servita per conoscere e capire la realtà di quegli anni.