Malattia e malato. L’importanza delle cure alla persona

Classe: 4^ sez. F

giornata del malato    giornata del malato

In occasione della Giornata Mondiale del Malato, nel quadro dell’insegnamento trasversale di Educazione Civica e del percorso di potenziamento interclasse "Incontri per
un calendario civile", l’11 Febbraio2022 ha avuto luogo un approfondimento sulle tematiche riconducibili all’obiettivo n. 3 dell’Agenda 2030. Le classi hanno ascoltato gli interventi e, a seguire, hanno seguito il film:"Un medico, un uomo" (1991) di Randa Haines. Hanno introdotto i lavori i proff. Calvaruso e Sansone.
Interventi previsti:
✓ Prof. Messina G., Aspetti del diritto alla salute nella Costituzione italiana;
✓ Prof.ssa Allotta, I vissuti psicologici del malato;
✓ Prof.ssa Isgrò, Aspetti sociali della disabilità: il ruolo dell’associazionismo;
✓ Prof.ssa Vannucci, Agenda 2030 – Obiettivo 3: Salute e benessere.
In tale circostanza la scuol ha ospitato la dott.ssa Maria Gueci, medico radioterapista oncologa della Onlus S.A.M.O.T. di Palermo, che è intervenuta con una comunicazione dal titolo: "Curare, o guarire, questo è il problema.".


 Quest’articolo prende spunto dal 3° incontro del ciclo di approfondimenti su tematiche di Educazione Civica intitolato Incontri per un calendario civile, tenutosi presso la nostra Sala teatro l’11 Febbraio 2022 e nel corso del quale sono sorte in noi più riflessioni, cui abbiamo dato seguito scambiandoci idee ed opinioni riguardo al “malato”.
malattiaUna persona, quest’ultima, da trattare con compassione, sì, ma soprattutto con uno sforzo ematico capace di farci sentire vicini, quasi immedesimati in ciò che prova.
Una definizione generica del termine “malattia” che abbiamo dato è la seguente: persona colpita da malattia (temporanea, permanente, genetica, terminale).
Se si tratta di malattia temporanea si è di fronte all’incapacità di svolgere tranquillamente la propria quotidianità a seguito di un infortunio e/o una malattia.
Se si tratta di malattia permanente parliamo allora della perdita o della diminuzione definitiva quanto irrimediabile della capacità di svolgere qualsiasi attività lavorativa professionale.
La malattia genetica, invece, è una patologia, generalmente rara, causata da una o più anomalie del genotipo, che si tramutano in mutazioni dei geni o alterazioni dei cromosomi in grado di dare origine a una o più patologie.
Infine esistono anche le malattie terminali, le quali sono patologie che non possono essere curate, per le quali l’esito finale è sempre il decesso del malato/paziente.
In quest’ultimo caso il lutto dei familiari ha una progressione che attraversa 5 stadi emozionali: shock, rabbia, depressione, patteggiamento ed accettazione.
Ragionare sulla malattia ci ha condotti a riflettere ed analizzare le condizioni del malato. Perché è importante ricordarlo: quando ci si ammala, lo stato di mal-essere determina il precludersi di alcuni scopi della vita, in via temporanea o definitiva (a seconda della grado della malattia stessa).
malatoAvvicinarsi ad una persona sofferente a volte può essere veramente difficile, perché nel momento in cui le ci si avvicina scatta un meccanismo di proiezione rispetto alle sue fragilità. Questo ci riporta alla precarietà della condizione umana, quando non all’inevitabile scacco della morte.
Per comprendere lo stato emotivo del malato/paziente abbiamo individuato alcuni modi in cui il sistema cognitivo può affrontare la notizia di una malattia grave: in modo equilibrato, ovvero cerco di avere il maggior numero di informazioni possibili che mi possano servire per guarire o stare meglio; attuazione di una strategia di “negazione”, ovvero “il problema non esiste”, non faccio nulla e non mi muovo; l’immunizzazione, ovvero “minimizzo” la malattia fino ad annullarne le conseguenze; l’ostilità, ovvero non ascolto l’altro ed impongo solo il mio modo di pensare. Bisogna, però, come ci hanno ricordato durante il seminario, distinguere la cura dalla guarigione.
Curare, infatti, non vuol dire guarire! Si può convivere con le malattie avendo una discreta qualità della vita, anche pari (per più versi) a chi sta bene.
Aver cura del malato vuol dire anche occuparsi non “solo” del suo corpo, ma pure della sua psiche.
Con la guarigione, invece, la persona perde ogni elemento che caratterizza la malattia e torna sana, quasi come una rinascita e non avrà, quindi, più bisogno di farmaci per il trattamento della malattia in quanto, appunto, guarita.
cura del malatoAltro aspetto rilevante su questo tema è quello relativo all’etica e, quindi, alla deontologia professionale. L’Etica è una branca della Filosofia, in cui è centrale in concetto di “dovere”.
Per la deontologia, al di là dei principi che possono essere seguiti o meno, ci sono alcuni comportamenti per i quali è doveroso comportarsi in un certo modo piuttosto che in un altro.
La differenza fra i due termini potremmo così riassumerla: per l’etica è l’uomo a decidere di comportarsi nel modo migliore; per la deontologia l’uomo non è più colui che decide, ma colui cui viene imposto il modo di agire da ciò che denominiamo dovere.
Quando trattiamo di questioni etiche spesso pensiamo anche alla compassione e allo sforzo empatico.
Nel primo caso tendiamo ad affermare il nostro individualismo nel dispiacere che proviamo nei confronti di una persona.
Nell’empatia valorizziamo la condivisione delle emozioni che ci conducono ad una sensazione di simbiosi con/tra le persone, provando sensazioni consimili o apparentemente uguali.
L’incontro in Sala teatro ha fatto scaturire in noi varie sensazioni, tra cui inizialmente ansia per l’argomento estremamente delicato, da trattare sempre con sensibilità e mai da sottovalutare. Dobbiamo ammettere, però, che col trascorrere dei minuti e degli interventi degli insegnanti e dell’ospite, però, il nostro interesse è progressivamente aumentato fino a consentirci di riflettere sul valore delle piccole cose alle quali, a volte, non diano la giusta importanza. In conclusione, riteniamo che bisogni dare speranza alle persone che hanno bisogno di sostegno, perché sono loro a farci involontariamente comprendere meglio il valore della vita, donandoci un messaggio importante, anzi “essenziale”.