Un giro del mondo in 120 minuti.
Dalla terra, al cielo, allo spazio. La giornalista e antropologa Paola Antolini ci guida in una spedizione attraverso scoperte sorprendenti, intelligenze umanoidi, verso paradisi naturali inesplorati e fino a oltre l’atmosfera.

di Ornella Realmonte, 5LX

donne e scienzaIn occasione della Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza, l’11 febbraio 2022, Palazzo Farnese accoglie tre straordinarie scienziate europee: Claudie Haigneré, prima astronauta donna europea a volare sulla Stazione Spaziale Internazionale, Chiara Montanari, ricercatrice presso la base Concordia in Antartide, e Alessandra Sciutti, biorobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia.
La conferenza, organizzata dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français, offre la possibilità a giovani studenti di interagire con queste grandi donne di scienza, di intervistarle e di trarre ispirazione dalle loro storie ricche di esperienze, impegno e traguardi. Il tutto grazie anche alla collaborazione della mediatrice, che ha permesso la traduzione simultanea della tavola rotonda in italiano e in francese, dal vivo e in diretta streaming.
L’incontro si apre con un intervento del ministro consigliere dell’ambasciata, Cristophe Lemoine, con un discorso sulla disparità di genere nelle discipline STEM, le cosiddette “discipline del futuro”, oggi prevalentemente frequentate da una maggioranza maschile. Per tale ragione, esprime la sua gratitu-dine e la sua felicità per l’occasione di incontrare queste tre grandi donne che hanno fatto la differenza, e concede la parola a Claudie Haigneré. Claudie HaigneréDopo un breve video di presentazione, la scienziata francese racconta come, da medico reumatologo, è riuscita ad essere selezionata per seguire il suo sogno adolescenziale, diventare un’astronauta. Insie-me ad un team del CNES (Centro Nazionale di Studi Spaziali) interamente maschile, ha compiuto la mis-sione franco-russa Cassiopea, nel 1996, per poi essere la prima donna europea a volare a bordo della Stazione Spaziale internazionale (ISS) nel 2001. «Quando si è in preda alla curiosità, si è alla ricerca, si vuole scoprire, lì diventa facile parlare di bellezza» ci dice la scienziata, riprendendo una massima di Marie Curie. E aggiunge: «Guardando dall’oblò vediamo la Terra così fragile, vulnerabile, ma bellissima. A volte ci sono delle bellezze un po’ oscure, utopiche, quindi bisogna essere responsabili e stare attenti, ma soprattutto spingere le porte e andare oltre, essere curiosi».
Per questo, la Haigneré ribadisce l’importanza dell’amore per la diversità, affinché la Terra non sia così “vulnerabile” come si vede da lassù, a causa dell’attività umana.
Per quanto riguarda i propositi futuri, il team spaziale punta all’installazione di infrastrutture sulla Luna per imparare a viverci. Un obiettivo sicuramente ambizioso, ma per Claudie nulla è irraggiungibile: Per aspera ad astra, attraverso le difficoltà, fino alle stelle.
A questo punto, il testimone passa a Chiara Montanari, in collegamento da remoto, che rivela come si sia ritrovata nel mondo dell’ingegneria per caso, durante un percorso di studi «inaspettato, ma straordinario». La scienziata lavora nella base italo-francese Concordia, in Antartide, dove si ricerca per capire quali direzioni sta prendendo il cambiamento climatico. La base è situata in una distesa totalmente vuota, bianca, ghiaccia, accessibile dopo più di 30 ore di viaggio, ma mozzafiato. «È una sensazione pazzesca» afferma la Montanari, «Una sensazione di deprivazione sensoriale ma dolce, un’assenza di stimoli totale, perché non ci sono odori, non ci sono colori, e si ha questa impressione di essere abbracciati dalla Volta Celeste, quasi a contatto con l’Universo».
Lì la natura ha ritmi estremi, le condizioni climatiche cambiano repentinamente, è come un salto nell’ignoto, ma in questo senso l'Antartide è una sorta di metafora del mondo contemporaneo: la sfida dell’imprevisto, che si traduce in una fonte di apprendimento, una chiamata alla vitalità. «Concordia è un esempio di collaborazione, perché non possiamo pensare di lavorare o di vivere in un mondo come quello di oggi senza farlo insieme agli altri».


Montnari e Sciutti

L’ultima ad intervenire è Alessandra Sciutti, che nella sua vita ha subito una metamorfosi dal-la bioingegneria alla robotica. Inizialmente era affascinata dall’analisi della mente umana e dal suo funzionamento, finché non si è resa conto che vi è un tipo di intelligenza che può superare i limiti dell’uomo, la robotica umanoide. Il progetto ROBOCAB ha ap-portato, a tal proposito, la creazione di «un essere intelligente per capire gli esseri intelligenti»: iCub. Attraverso questo bambino-robot, si studiano meccanismi sensoriali, motori e cognitivi che vi stanno alla base dell’interazione umana. «Cercare di trasferire le nostre abilità e capacità su una macchina ci costringe per forza a guardarci da una nuova prospettiva, porci domande nuove. È un po’ come uno strano tentativo di farsi un autoritratto.» La caratteristica della robotica che più apprezza la Sciutti è appunto la possibilità di conoscere meglio l’uomo attraverso un’intelligenza artificiale, il confronto, il dibattito, lo scambio di idee. Infatti, è entusiasta di aver avuto la possibilità di viaggiare molto e conoscere diverse culture e saggezze provenienti da tutto il mondo.

In conclusione, il convegno si presenta come un grande stimolo per gli studenti. Le scienziate li invitano a seguire le proprie passioni, a non fermarsi davanti agli ostacoli e ad affrontare le proprie paure. Perché nella scienza “quando qualcuno vince, vincono tutti”.