Donne nella scienza
Incontro con straordinarie donne di scienza europee
di Wu Cristina, 4LX
L’11
Febbraio 2022, l’Ambasciata di Francia organizza una conferenza “Tra
Italia e Francia, una certa idea dell’Europa” al Palazzo Farnese,
invitando le donne scienziate europee in occasione della Giornata
Internazionale delle donne e ragazze nella scienza.
Sappiamo che la disparità di genere purtroppo esiste ancora nella
società contemporanea, e questa disuguaglianza è altresì allarmante
nel mondo del lavoro, soprattutto nel campo scientifico. Infatti,
secondo i dati forniti dall’UNESCO, le donne che intraprendono la
carriera scientifica risultano in una quantità molto inferiore
rispetto agli uomini: a livello globale, le ragazze occupano solo il
35% tra gli studenti STEM (Science, Technology, Engineering and
Mathematics) e solo il 3% delle studentesse universitarie sceglie
studi sulla tecnologia. Molto spesso, le donne vengono resi anche
invisibili in quanto donne, pur avendo offerto grande contributo nel
mondo della scienza e nel progresso sociale. Un esempio può essere
Rosalin Franklin, la scienziata che, utilizzando i raggi X, ha
scattato una fotografia in cui la struttura del DNA è finalmente
visibile. Ma poiché ella è una donna, è resa “trasparente”, perciò
anche le sue scoperte sono state ignorate. Mentre Watson e Crick,
“rubando” questa fotografia, sono riusciti a descrivere la struttura
a doppia elica del DNA, ricevendo il Premio Nobel senza però
nominare il contributo della scienziata, che muore giovanissima
probabilmente dovuta alla frequente esposizione ai raggi X.
Allora, l’Unione Europea, di fronte a questi dati “inquietanti”,
cerca di promuovere la parità di genere, avendo la piena
consapevolezza che le donne hanno pari facoltà rispetto agli uomini
nell’apportare innovazioni e progresso per il benessere sociale e
per uno sviluppo sostenibile della società.
Perciò, in occasione di questa Giornata, si cerca di proporre dei
“modelli” di riferimento di donne scienziate “visibili” per poter
stimolare l’interesse delle ragazze nelle materie scientifiche. E le
tre donne scienziate “straordinarie” invitate sono: Claudie
Haigneré, Chiara Montanari e Alessandra Sciutti.
Claudie Haigneré, prima astronauta europea a volare sulla
Stazione Spaziale
Claudie era inizialmente un medico reumatologo, ma in lei vi è
sempre stato il sogno di “toccare le stelle”, e questo sogno si è
reso possibile quando Neil Armstrong ha compiuto il primo passo
sulla superficie lunare nel 1969, che rappresenta “il primo passo
per un uomo, ma un grande passo per l’umanità”. Questo grande evento
globale affascina profondamente Claudie ancora ragazza, ma pur
facendo parte della “generazione Apollo”, dopo la maturità non ha la
possibilità di entrare nel campo astronomico poiché ancora non
esisteva una vera e propria scuola per la formazione degli
astronauti. Allora si laurea in medicina e lavora per 8 anni
all’ospedale Cochin di Parigi.
Solo quando, nel 1985, legge un bando pubblicato dal CNES (Centre
National d’études spatiales) per il reclutamento di astronauti con
profili molto ampi, finalmente ha avuto la possibilità di
avvicinarsi al suo sogno. Fortunatamente, tra circa 1.000 candidati,
Claudie è una dei 7 selezionati.
Ma solo 11 anni dopo della selezione, nel 1996, parte per la prima
volta nella missione franco-russa "Cassiopea” a bordo della stazione
russa MIR, e poi nell’anno 2001 nell’ISS (Stazione Spaziale
Internazionale) nella missione Andromeda.
Nell’anno seguente si ritira e diventa prima ministro per la ricerca
e per le nuove tecnologie, e poi presidente dell’Universcience ed
entra a far parte dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) presso la
Direzione Generale (DG), con il compito di preparare le missioni
future, e partecipa regolarmente alle conferenze per tramandare il
suo messaggio presso le ragazze.
“Ci sono solo il 10% delle donne astronaute nella storia, ma le
cose stanno cambiando. E non aspettate di essere perfette per
realizzare i vostri sogni.” Claudie Hainegré
Ella stessa afferma che, quando si ha un sogno e vi si offre anche
la possibilità di realizzare questo sogno, allora bisogna fare del
tutto per poter proseguire questa via.
La scienza, per lei, come per Marie Curie, racchiude in sé una
grande bellezza, e per scoprire la bellezza della scienza, bisogna
avere la curiosità e nello stesso tempo anche il coraggio di
“spingere, aprire le porte della scienza”. Quindi, anziché chiudersi
nei “falsi miti”, oggi molto diffusi sulla rete, la cosa che conta è
mettere alla prova le “affermazioni”, quindi un senso di apertura e
di curiosità verso tutto, e ciò ci conduce alla libertà (non essere
facilmente influenzati dagli altri, bensì avere uno spirito
critico), e di conseguenza verranno aperte nuove possibilità per
noi.
Senza alcun dubbio si richiede anche del talento, ma la vera forza
che sostiene Claudie per istradarsi verso la carriera di astronauta
è la passione. Per la scienziata, la passione è tutta la vita che ci
offre il coraggio di andare avanti. E una volta sostenuta dalla
passione allora non si parla più del sacrificio, poiché la voglia di
realizzare il proprio sogno vince ogni altro elemento.
Inoltre, la scienza è per lei anche uno strumento per migliorare il
nostro mondo. Durante le due missioni, l’astronauta è affascinata
dalla bellezza del pianeta Terra, ma nello stesso tempo si è resa
conto della sua fragilità e vulnerabilità. Ma ha piena fiducia in
noi nel trasformare e migliorare il futuro: il mondo ha bisogno dei
talenti di tutti, accompagnato dall’impegno e sostenuto dalla
passione, e attraverso una cooperazione internazionale, ciascuno può
essere utile per la società, può dare il proprio contributo per la
costruzione di un futuro migliore.
In marcia verso il miglioramento di sicuro incontreremo nuovi
ostacoli, ma “non bisogna riflettere sul domani con le soluzioni di
ieri”, perciò il nostro compito è quello di inventare nuove
soluzioni ed è proprio la scienza che ci offre nuove possibilità per
affrontare nuovi problemi.
“Ad aspera per astra.” (attraverso le asperità [si giunge] alle
stelle) Claudie Hainegré
Chiara Montanari, prima italiana a capo di una spedizione in
Antartide.
È un’esploratrice e ingegnere famosa per le sue missioni polari, ha
partecipato a 5 spedizioni internazionali, tra le quali l’ultima
volta è stata a capo della logistica della base italo-francese in
Antartide Concordia, una delle cinque basi che si trovano in cima
alla calotta polare (a 4.000 m di altitudine e 1.200 km di
lontananza dalla costa).
Arrivata lì Chiara è subito attratta dall’immensa vastità
dell’Antartide, si sente abbracciata dalla volta celeste, situata ai
confini del pianeta sembra quasi entrare a contatto con l’universo.
Però nello stesso tempo è anche un salto nell’ignoto, entrare in una
circostanza estrema, ed è proprio per questo motivo, che ella
percepisce l’Antartide come una metafora del mondo contemporaneo,
pieno di sfide dell’imprevisto di cui noi dobbiamo far fronte.
Tuttavia, l’imprevisto ci offre la possibilità di “crescere”, esso è
fonte dell’apprendimento che risveglia la nostra vitalità, celata
all’interno di ciascuno di noi, e sopraffatta dall’abitudine di
addestrare il mondo: infatti, l’attività dell’uomo (deforestazione,
inquinamento ) sulla terra mette in pericolo l’ecosistema, per tale
ragione, oggi,
stiamo assistendo al cambiamento climatico, allo scioglimento dei
ghiacciai...
Ma una volta affrontate queste sfide la vitalità fa nascere in noi
la consapevolezza di migliorare il nostro mondo, e di conseguenza ci
spinge alla ricerca.
Inoltre, nell’affrontare gli imprevisti, anche Chiara vede la
collaborazione come l’elemento indispensabile: per Chiara la
Concordia è un esempio di collaborazione, dove gli individui di
diverse nazionalità, culture, professioni e personalità si
riuniscono e danno il proprio contributo.
Infatti, come afferma lo psicologo Andreoli, nel mondo, nessuno è
solo, l’uomo è nato per relazionarsi, o meglio, l’uomo diventa uomo
solo quando si relaziona con l’altro.
Per tale motivo, le donne non devono essere escluse dal mondo del
lavoro. Tenendo conto proprio della pandemia, che ha avuto un
impatto negativo sulle donne, di cui molte sono costrette ad
abbandonare il posto di lavoro, o addirittura licenziate. Per
Chiara, questo non fa altro che rendere il nostro mondo più
“povero”: il mondo è composto sia da energie maschili che da quelle
femminili, quindi rinunciare le donne in un ambiente di lavoro,
significa perdere l’“equilibrio”. Come aveva detto Claudie
precedentemente, ciascuno è dotato di talento, e tutti devono far
esprimere i propri talenti con coraggio.
Alessandra Sciutti, biorobotica, responsabile dell’unità
contact dell’ITT
Profondamente innamorata delle lettere antiche, ma nello stesso
tempo appassionata di scienza, fino a quando un corso di
bioingegneria che promette di fornire strumenti per l’apprendimento
del funzionamento dell’uomo e del cervello, la conduce a
intraprendere questo percorso, proprio per la curiosità di voler
comprendere tutto ciò che noi ancora non conosciamo.
Seguono anni di studi di bioingegneria e di neuroingegneria
(specializzazione che si concentra nel comprendere il funzionamento
del cervello), quindi ancora lontana dalla robotica. Ma sotto
l’influenza di un professore, che indica ai giovani una strada per
un migliore approfondimento del cervello, ovvero la robotica, e nel
frattempo nasce anche il progetto ROBOCUP, Alessandra decide di
dedicarsi alla biorobotica.
Il suo lavoro consiste nel comprendere la dimensione sociale degli
esseri umani, trasformando i robot in un’arma utile per rendere più
semplice l’interazione tra uomini. Perciò si cerca di trasferire,
anche solo in piccola parte, la capacità e l’abilità dell’uomo
nell’interagire con gli altri su un robottino. E questa operazione
permette ai professionisti di questo campo di guardare e ragionare
in diverse prospettive, ponendo quindi nuove domande.
Ed è proprio questo fascino della robotica, conducendo l’uomo a
scoprire non solo cose nuove, ma anche domande nuove, e in tal modo,
insieme alle collaborazioni internazionali, che permettono a
ciascuno di loro di confrontarsi liberamente con gli altri,
scambiando idee, fanno crescere il robottino, ma nel contempo anche
le mentalità dei ricercatori.
Oggi, la robotica sta penetrando in tutti i settori della nostra
vita quotidiana: nell’educazione, nello spazio, nell’economia, nella
psicologia... determinando visioni diverse nei confronti di essa,
dovute soprattutto da provenienze culturali differenti. Ad esempio,
in Europa e in America, i robot sono guidati dall’uomo in campi
molto ristretti, mentre in Giappone i robot vengono inseriti nella
vita di tutti i giorni.
È vero che nel mondo ci sono ancora molte cose da conoscere e
scoprire, ma l’invenzione dei robot, o meglio la robotica si occupa
proprio di questo campo, di aprire così nuove strade verso la
conoscenza, nonostante le “carenze” degli uomini. Poiché la robotica
non prende ispirazione solo dagli esseri umani, ma ugualmente dalle
piante e dagli animali per poter implementare ciò che l’uomo non è
in grado di fare.
Dunque, l’obiettivo di questa conferenza è quello di tramandare un
messaggio efficace, soprattutto alle ragazze: ognuno ha un posto
nella società, perciò non bisogna avere timore nel realizzare i
propri sogni, nel seguire la via tracciata dalla nostra passione,
nonostante le sfide lanciate dall’imprevisto. Tutti noi facciamo
parte dell’umanità, e noi siamo qui proprio per dare un nostro
contributo.
Perciò abbi coraggio di manifestare il tuo talento, di seguire la
tua passione! Ricordando però di non isolarsi mai dagli altri,
poiché la collaborazione ci conduce ad un progresso sociale e ci
permette di esprimere pienamente i nostri talenti nell’interazione
con gli altri.
“Il Futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei
propri sogni” Eleanor Roosevelt.