La Libia e Gheddafi, il destino di un dittatore e il destino di un popolo

La Libia, un paese dell’Africa settentrionale e uno dei principali esportatori di petrolio in tutto il mondo, sta vivendo un periodo di instabilità politica e territoriale.

Salvatore Cannova IV D


GheddafiLa Libia, un paese dell’Africa settentrionale e uno dei principali esportatori di petrolio in tutto il mondo, sta vivendo un periodo di instabilità politica e territoriale.
Ciò è dovuta alla morte del suo precedente leader politico, Gheddafi.
Egli difatti aveva tenuto unito lo Stato arabo attraverso la propria autorità.
La Libia è uno stato che è nato qualche secolo fa. Precedentemente colonia ottomana, fu conquistata dal Regno d’Italia nel 1913, tuttavia la conquista totale del territorio avverrà solamente nel 1932. Nel 1936 avviene il consolidamento del potere tramite la dittatura fascista di Benito Mussolini. A seguito della sconfitta italiana nella Seconda Guerra Mondiale, nel 1945 viene instaurato un governo filo inglese. L’ascesa di Gheddafi avviene nel 1969 con la rivoluzione del popolo libico; libiaegli governerà il paese fino alla sua morte nel 2011. Per tutto questo lungo periodo, nonostante Gheddafi sia stato al centro di eventi terroristici di portata internazionale, al punto da diventare il nemico numero 1 degli Usa, i governi italiani hanno saputo mantenere ottimi rapporti, al punto di salvarlo da complotti o bombardamenti orditi contro di lui per almeno due volte. Ciò ha consentito ai due paesi di portare avanti numerosi progetti di collaborazione economica in una pluralità di settori, a cominciare da quello petrolifero. Da parte sua La Libia di Gheddafi ha mostrato un atteggiamento ostile nei confronti degli USA poiché essi cercavano in qualche modo di metterla alle proprie dipendenze attraverso le imprese americane presenti nel territorio. La politica di Gheddafi era anti-colonialista cioè condannava gli Stati Occidentali i quali erano accusati dal leader libico di derubare i paesi africani per fini sia di egemonia politica che economica. L’Italia e la Libia, nonostante il difficile passato con il fascismo, hanno rafforzato le loro relazioni diplomatiche con il Trattato di Bengasi. Durante la conferenza, l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a nome dello Stato italiano e di tutti gli italiani, si scusa con il popolo libico per le atrocità commesse dal regime fascista nel territorio libico. Il Trattato di Bengasi prevedeva inoltre la cooperazione fra i due Stati e il divieto all’acceso di truppe nemiche dello Stato in guerra con uno dei due. Ciò che lega inoltre l’Italia alla Libia è la presenza del petrolio nel territorio arabo, nello sfruttamento de quale l’Eni è uno dei principali partner economici. Tuttavia nel gennaio 2011 scoppiano in tutto il mondo arabo una serie di rivolte anti governative le quali partite dalla Tunisia si diffondono anche in Libia. Gheddafi vuole uccidere i ribelli, violando i diritti umani ma gli USA, dopo vari colloqui con gli altri Paesi della Nato, invocano il Principio della “Responsabilità di Proteggere” e di conseguenza ONU e NATO organizzano un intervento militare per spodestare Gheddafi. L’Italia, nonostante la riluttanza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, decide di appoggiare la NATO e l’ONU; l’unico Paese che si astiene è la Germania. Seguono così i bombardamenti di Bengasi e di Tripoli del Marzo 2011 e Gheddafi è costretto a rifugiarsi a Sirte. Dopo la conquista da parte dei ribelli delle due città, Gheddafi cerca di lasciare il Paese tuttavia i caccia franco-americani distruggono il suo convoglio militare e ferito, il tiranno viene catturato, linciato e ucciso dai Gheddafiribelli. Dopo la sua morte il Paese si divide in varie fazioni e clan iniziando una vera e propria guerra civile. Si crea così nel 2014 a Bengasi nell’Est della Libia il LNA(Esercito Nazionale Libico) di Haftar, precedente collaboratore di Gheddafi e il GNA di Sarraj, creatosi nel 2016 tramite l’ONU. Dopo il fallito attacco di Haftar a Tripoli nel 2019, si tiene nel 2020 in Germania, la Conferenza di Berlino affinché entrambi gli schieramenti cessino ogni tipo di ostilità. Secondo me Gheddafi, nonostante fosse una figura autoritaria, è stato una delle poche persone ad essersi messo contro gli USA affinché la Libia non fosse alle dipendenze del Paese anglofono. Gli USA, infatti, nonostante siano la principale potenza mondiale, agiscono principalmente per interessi economici e non per la democrazia e la libertà dei popoli. Personalmente ritengo che nessun paese estero debba sostenere una delle due fazioni, al contrario la comunità internazionale dovrebbe favorire il normale svolgimento delle elezioni democratiche in Libia, in questo modo il popolo libico, dopo più di un decennio di guerre civili e ingiustizie, potrebbe finalmente trovare la propria redenzione. Obiettivo ancora lontano purtroppo, perché attualmente i due governi, la presenza militare turca e russa rispettivamente in Tripolitania e Cirenaica e le numerose milizie fuori controllo hanno creato una situazione caotica ancora difficile da risolvere.