Cosa sono le foibe?
Cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo

Anita Lannino 5D


foibeSono diffuse soprattutto nella provincia di Trieste, nelle zone della Slovenia nonché in molte zone dell’Istria e della Dalmazia. È in queste voragini dell’Istria che dal 1943 al 1947 sono stati gettati, vivi e morti, quasi 10.000 italiani. Dopo la prima guerra mondiale il trattato di Rapallo del 1920 assegnò all’Italia, l’Istria, Gorizia, Trieste, Zara, isole di Cherso, Lussino, Lagosta e Pelagosa e dichiarò Fiume città libera; successivamente, con il trattato di Roma, il 24 gennaio 1924 fu annessa all’Italia.
Il regime fascista impose in tutto il Venezia Giulia una violenta politica di nazionalizzazione: nel 1923 la legge Gentile stabilisce che nella scuola non vi sarà più spazio per le lingue minoritarie e tutti i docenti slavi vengono licenziati; nel 1925 si proibisce l’uso delle lingue diverse dall’italiano nell’amministrazione pubblica nel 1923 vengono soppresse le organizzazioni culturali, ricreative slovene e croate. Con un regio decreto del 27 venne imposta l’italianizzazione dei cognomi anche se non trovo mai piena applicazione. La prima conseguenza di “questo programma di distruzione integrale delle identità” fu la fuga di gran parte delle minoranze della Venezia Giulia: “secondo stime jugoslave emigrarono 105.000 sloveni e croati, ma soprattutto si consolidò, gli occhi di queste minoranze, un fortissimo sentimento anti-italiano. Come reazione, si radicalizzeranno gli obiettivi delle organizzazioni clandestine slovene che, verso la metà degli anni 30, “abbandonarono le rivendicazioni di autonomia culturale nell’ambito dello Stato per puntare al distacco dall’Italia dei territori cosiddetti “loro” Tale azione trovò l’appoggio del partito comunista italiano. La risposta fascista fu pesante: “deportazioni nei campi istituti in Italia, sequestro di beni e incendio di case”. La prima ondata di violenza contro gli italiani esplose dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e Dalmazia i partigiani slavi si vendicarono contro i fascisti e italiani non comunisti. Torturarono, massacrarono, affogarono e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone, considerandole “nemici del popolo”. Segue una nuova ondata di violenza di matrice nazifascista: i nazisti, guidati dai fascisti, misero quei territori a ferro e fuoco , attraverso un controllo capillare dei documenti , con l’intento di distruggere decine di villaggi. Fu così che si arrivò all’uccisione di 3000 partigiani, alla deportazione nei campi in Germania di 10.000 persone. La seconda ondata si registra a Zara dopo l’8 settembre del 1943: la città venne occupata dai tedeschi. Tito chiese agli anglo-americani di bombardare, e in un anno fu sottoposta a 54 bombardamenti che causarono 4000 morti. L’1 novembre 1944, quando già i tedeschi abbandonavano la città, i partigiani di Tito entrarono in città distrutta ed inermi. Subito iniziano le esecuzioni degli italiani, fucilati o affogati, perché lì foibe non ce ne sono… Ma vi è il mare. La violenza aumenta nel 45, quando le truppe di Tito occupano Trieste, Gorizia e l’Istria e si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani, bambini, è una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non-comunisti e in generale gli italiani. L’ondata di violenza finisce il 9 giugno 1945, quando Tito e il generale Aleksander tracciarono la linea di demarcazione Morgan. Quest’ultima è la linea che ancora oggi definisce il confine orientale dell’Italia. La persecuzione degli italiani, però, durò fino al 47 soprattutto nella parte dell’Istria più vicina al confine e sottoposta all’amministrazione provvisoria jugoslava. Il 10 febbraio 1947 l’Italia rettifica il trattato di pace e la fascia costiera dell’Istria passa sotto l’amministrazione jugoslava. Secondo Luigi Papo per il periodo 1943-45 abbiamo: 994 salme riesumate da foibe; 326 vittime accertate ma non recuperate; 5643 presunte vittime; 3174 vittime nei campi di concentramento e di lavoro jugoslavi, numeri ricostruiti sulla base di segnalazioni.
L’odio purtroppo genera sempre altro odio , ma per fortuna Sergio Mattarella e Borut Pahor hanno compiuto di recente nuovi passi sul cammino della riconciliazione tra due popoli che nel corso del Novecento sono stati spesso avversari sul confine orientale.
Infatti il Presidente Mattarella nel luglio del 2020 è andato a fare visita a Trieste e, insieme al presidente sloveno, ha reso omaggio alla foiba di Basovizza: mano nella mano con Pahor ha pronunciato queste parole: "La sofferenza sia patrimonio comune"
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