Gli angeli della notte
Elisa Sutera, 2E
Era una domenica come un'altra e mi trovavo a pranzo dai
miei parenti così chiesi dei consigli, delle idee per degli argomenti da
trattare per un articolo destinato al nostro giornaletto scolastico. <<Vuoi
partecipare ad una serata con “Gli angeli della notte”?>> mi proposero. Accettai
immediatamente.
Così inizia la mia esperienza con l’associazione. Ma prima di parlarne, cos’è
“Gli angeli della notte”? Si tratta di un’associazione che si impegna ad
assistere e supportare gli homeless, i clochard o, meglio, i senza tetto che
trascorrono le notti, dalle più gelide alle più calde, vagando o stazionando per
le vie e le piazze della nostra città, Palermo.
Come fanno"gli angeli della notte" ad occuparsi di loro? Attraverso delle
donazioni di pasti, abbigliamento, dai maglioncini alle scarpe, e coperte.
Racconto la mia esperienza.
Mi sono diretta verso la sede dell’associazione, che si trova in via Enrico
Bevignani, verso l’ora di cena e lì ho osservato i volontari iniziare ad operare
sistemando i cosiddetti sacchetti da consegnare ai bisognosi. La sede è, tra
l’altro, un bene confiscato alla mafia: una proprietà della criminalità
organizzata espropriata a vantaggio della comunità. Inoltre, sotto il punto di
vista sociale ed affettivo, non solo collaborativo, che è alle fondamenta di
un’attività di questo tipo, ho fin da subito notato un grande supporto, dei
legami particolari, un rapporto di reciprocità tra i volontari davvero
piacevole.
Dopo essersi organizzati con i pasti da consegnare ed essersi divisi in gruppi
mentre ancora eravamo fra i veicoli posteggiati, è iniziata la vera e propria
missione.
Io ho fatto parte del gruppo che si è dedicato ai luoghi della stazione e del
foro italico, se dovessi individuare delle zone principali.
Abbiamo iniziato, tappa dopo tappa, a distribuire tutti i beni di cui
disponevamo.
Non potevo immaginare neanche lontanamente la quantità di persone, dai bambini
agli anziani, dagli analfabeti ai più acculturati, che avessero così tanto
bisogno di un aiuto! Guardare i loro occhi che si riempivano di felicità e gioia
davanti ai beni ed a servizi di cui io, in prima persona, dispongo
quotidianamente mi ha fatto rabbrividire e mi ha fatto riflettere davvero tanto.
Solamente l’azione di avere la possibilità di salire e scendere da una macchina
per spostarsi da aiuole a aiuole, da piazze a piazze, da vicoli e vicoli tutti
pieni di gente bisognosa mi ha donato un senso di soddisfazione e gratitudine.
Sia perché mi ritengo davvero fortunata da quel momento, sia perché ho
realizzato che fare del bene arricchisce prima se stessi e poi, soprattutto, gli
altri.
Quella della solidarietà e della beneficenza è, a parer mio, una realtà ancora
sconosciuta, anche se in parte, alla mia generazione; dovrebbero collaborare più
adolescenti, più ragazzi ad attività di questo tipo.
Fa bene al cuore.
intervista ad una volontaria, Noemi |
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