Rita Atria
alunni della 1D, 2F e 3K
Video
realizzato dagli studenti della classe 1D dell'Istituto Magistrale “Regina
Margherita” di Palermo.
Progetto sulla figura di Rita Atria tratta dal libro "Io sono Rita"
- la settima Vittima di via D'Amelio di Giovanna Cucè, Nadia Furnari
e Graziella Proto.
Martina Casisa ha registrato, Elen Kouassi presenta la poesia
all'inizio del video ed Erika Minasola ha aggiunto sottofondo
musicale e sottotitoli
Testo di Mirella Buttitta
Interpreti: alcuni alunni della classe 1 D del Liceo Regina
Margherita di Palermo
Hanno giocato con la tua vita
Rita nostra sorella compagna amica
hanno giocato con la tua vita
Sbocciata
in mezzo al fango
Margherita
soffocata
tra erbacce e ortica
Tu crescevi e sentivi
Tu crescevi e vedevi
Capivi e non capivi
Chi era buono e chi era cattivo
Pistole e droga non erano lontano
le bustine passavano di mano in mano
Poi hai visto il sangue
Il sangue delle vittime
Il sangue dei carnefici
Il sangue del padre
Il sangue del fratello
Hai detto basta sangue
Andare via
cercare un'altra vita
fatta di cose semplici
lontana da Partanna
lontana da una mamma
prigioniera della sua storia.
Hai avuto speranza
Hai creduto nel giudice buono
Ma poi lui è stato ammazzato
Nessuno vi ha salvato
Cosa è successo poi?
Perché ti sei buttata
con la tapparella abbassata?
Quel che è accaduto è un buco nero
fitto di mistero
Il 18 aprile dalle h.10.00 alle h.13.00 in Sala Teatro,
nell’ambito delle attività della Rete No Mafia Memorial, gli allievi hanno
incontrato Nadia Furnari, Vicepresidente della Associazione Antimafie Rita Atria
e coautrice del libro “Io sono Rita”. Durante l'incontro è intervenuta anche la
Dott.ssa Claudia Caramanna, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per
i Minorenni di Palermo.
Durante l'incontro sono stati proiettati i video presentati ed i lavori degi
studenti che hanno letto il libro e gli allievi hanno potuto porre domande
all’autrice e al magistrato per avviare la riflessione e la discussione sulla
vicenda di Rita Atria.
Ecco alcune riflessioni in seguito alla lettura del testo.
Un libro da non perdere: “Io sono Rita” di Huang Chengbo 3K
POESIE:
FARFALLE PESANTI
Vita giovane strappata dalla terra,
con lei solo la solitudine di chi ci ha provato.
Le hanno girato le spalle e colpita alle spalle
con il silenzio di chi agisce come farfalle.
Il coraggio della dolce ragazza trionfa nella sua bara
e nei cuori di chi tiene speranza.
Vento di vendetta che riposar non fa,
smuove le foglie di un albero o di intere foreste.
Spari, spari, spari…
Spari che tolgono la dignità;
Spari che tolgono la libertà;
Spari sporchi di sangue e di illegalità.
Quartana Ester IIF
GLI ANTAGONISTI DEL BELICE
Il tuo volto sul cemento ardente
quegli occhi ormai chiusi per sempre.
Passa uno e passa un'altra
e solo pochi si incontrano con il tuo vissuto.
Animo dolce e spensierato
strappato via da mani potenti e oscure.
Incredula davanti un cruento scenario.
La bella favola , gli eroi
ma di colpo la metamorfosi:
il racconto d'orrore, i nemici.
La paura di proseguire
la speranza di cambiare il mondo.
Il tuo coraggio simbolo di amore,
amore nella sua forma più giusta.
Girgenti Sabrina, II F.
26 LUGLIO 1992
Morta a Roma in un pomeriggio torrido
hai creato uno scenario orrido,
dove tu, giovane ma dell'apparenza invecchiata
per via di una vita disperata,
andavi sola per strada
con solamente l'ambulanza allarmata
per via di una ragazza per sempre addormentata.
Come il tuo quasi paterno Borsellino,
morto fra gli odori di gelsomino,
come se fosse uno scherzo del destino
vi siete spenti in vie dal nome assai vicino.
Rivignani Antonella IIF
IL CORAGGIO DI UNA GIOVANE COME RITA
Rita atria giovane e coraggiosa.
Con coraggio ha sfidato la mafia,
la sua voce ha portato verità
ma per questo ha pagato con la sua età. Non dimenticheremo il suo
sacrificio,
per una Sicilia libera dall'odio,
Rita Atria, un'eroina che vive nei nostri cuori, ci insegna a
combattere per i nostri valori.
Emanuele Donzelli
SOLO ILLUSIONE
Fa male la vostra assenza.
Fa male il nostro distacco.
Fa male questa ingiustizia.
Ma fa ancor più male sapere che forse
era tutta un'illusione,
e non eravate gli eroi
che pensavo.
-Miriam Cataldo
LA FORTE VOCE DI UNA GIOVANE
La tua voce risuona ancora orgogliosa.
Hai deciso di alzarti in piedi,
guardare in faccia la realtà,
sacrificando l'idea dei tuoi d u e eroi e rivendicando i tuoi
valori.
Da sola
con grande coraggio
hai fatto conoscere la tua storia,
hai avuto forza e gridato ciò che ti tormentava dando prova della
tua grandezza.
Gli eroi non muoiono mai, si dice,
e così la tua memoria sempre si accende,
riempendo immediatamente i nostri cuori e le nostre menti.
Valeria Sapienza
LA SETTIMA SPERANZA
Le voci di Partanna spezzate.
A Roma rimane soltanto lo scricchiolio di una finestra.
Il cuore di una sorella a Milano frantumato in mille pezzi.
Chissà cosa succede dove ti trovi ora Rita..
Chissà se ti troverai con le persone che ami. Chissà se avrai
sconfitto la mafia dentro di te. -
Federica Mangano IIF
IL MARE NEI MIEI OCCHI
Come un'onda travolgente lei ti prende non ti lascia andare poiché
il suo ricordo è vita,
e la vita è ieri, oggi e domani.
Come un'onda lei ti travolge ti porta con se nel suo mondo che
scopri essere anche il tuo.
Andrea Longo IIF
IL RICORDO
Rita Atria, coraggiosa e ribelle Contro la mafia lottò con fede
La sua voce risuona ancora forte Mentre la giustizia si fa scorte
Non dimentichiamo il s u o sacrificio
e continuiamo ad onorarne il martirio.
Rita Atria, un simbolo di speranza
Che ancora oggi ci da fiducia e fidanza.
Alice Ventura
UN PEZZO DI GIUSTIZIA
Mentre il tuo corpo precipitò sull'asfalto tanta gente si alzò di
soprassalto rumori turbanti per
l'ascolto.
Hai lottato per l'amore
l'amore di un mondo migliore. Minorenne ti sei fatta coraggio
essendo messa a tuo agio.
Borsellino era come un papa,
quello che hai perso e non ritornerà. Quello che hai fatto non andrà
perduto m a verrà
conosciuto.
Nessuno mai ti chiese "scusa"
ma nonostante questo non ti sei racchiusa.
A causa della malizia,
insieme a te è volato un pezzo di giustizia.
Giorgia Palazzolo
LA RINASCITA DI RITA
Rita, schiava della mafia, Vita di soprusi e violenza.
Ma nel cuore una speranza: Ritrovare la libertà.
I giorni passano lenti, Fatichi a riconoscerti.
Ma arriva il momento
Di aprire gli occhi e gridare:
"lo sono Rita,
E voglio uscire da quest'interno. Denuncerò ogni crimine,
Per rinascere libera al nuovo giorno.
Pietro Di Martino
LA GIOVANE RITA
diciassette anni di sofferenza
diciassette anni di innocenza diciassette anni di conoscenza
sconosciuta ma sopravvissuta attraverso la tua forza di batterti
per la verità, al tuo fianco Borsellino per te come un papà,
nonostante tutto
questa forza spari nell'asfalto in un abbondante chiazza di sangue
che metteva
fine sia alla tua esistenza che alla giustizia. La tua morte è una
sconfitta per noi
ma una vincita per coloro che speravano in una tua sconfitta.
Alice Zangara
ADESSO LIBERA
Ho amato le persone che mi hanno dato la vita,
Ho lottato per il bene, per la giustizia.
Anche se tutto questo mi ha portato alla solitudine, a non dare più
importanza alla vita.
Ma adesso sono libera, libera da tutto ciò che mi ha delusa e
ferita.
Aurora Geloso
RITA ATRIA
Il suo nome era Rita Atria
ed era una ragazza un po' riservata. Amava la vita e amava la sua
famiglia
ma un giorno certi uomini "d'onore" gli
portarono via il capofamiglia. Così riversò tutto il suo amore
per il fratello maggiore che sbagliando un agguato anche lui fu
ammazzato.
Rita volle giustizia cominciò a parlare e
si sentì come un agnellino tra le braccia di Borsellino.
Ma lo scoppio della bomba
di via d'Amelio il 19 luglio del 1992
Fa scoppiare in lei un dolore
che colma buttandosi giù da un balcone.
Gaia Genovese
POESIA RITA
Rita molto presto te ne andasti e tanto sconforto lasciasti
per mano di uomini ingiusti la tua vita venne distrutta e la tua
libertà negata.
Che tu possa brillare nella gloria celestiale.
Gloria Abbate
RITA E LE PAROLE AL VENTO
Rita, Vito, Paolo, Nicola e Piera
nomi gridati da una scogliera. La Sicilia urla contro il vento
Rita, una vita spezzata in un momento. Isola di mare e vento
parole mescolate in un lamento.
Mafia, omertà, paura, pentimento
legami profondi che portano tormento.
Giustizia, perdono, crescita, fondamento
la cultura nuova che porta giovamento.
Eroi, vittime, pentiti, parole al vento
la Sicilia urla al cambiamento.
Paolo Alessandretto
RITA
Rita era una ragazza semplice con un cuore d'oro.
Aveva un sacco di sogni in particolare: quello di vivere in una
società adeguata, una vita
senza mafia, e senza violenza.
Sabrina Anzalone
RITA E LA SUA VITA
Atria Rita amava la vita
ragazza siciliana dall'indole u m a n a
rimase sconvolta
quando la pace
le fu tolta,
La mafia distrusse
la sua famiglia scatenando nel suo
cuore una guerriglia che nel buio la gettò e alla morte la portò
Buscemi Irene
IL VUOTO
I suoi capelli erano neri
il viso chiaro come il latte.
Definita un'eroina, scelse la strada della giustizia.
Colei che ha trovato riparo quando tutto stava crollando
un riparo che finì presto quando Borsellino morì
Quel 19 luglio del 1992 le lasciò un dolore tale d a lanciarsi nel
vuoto
smettendo così di soffrire.
Giulia Mangiapane
A RITA
Cara Rita
così giovane ma determinata hai lottato,
lottato per far sì che la verità venisse fuori
e ne sei rimasta addolorata. L'idea dei tuoi d u e eroi distrutta
e con il cuore in mille pezzi
hai trovato la forza, nonostante tutto, di far conoscere la tua
storia
per un mondo migliore.
Aurora Cauli
IL CORAGGIO DI DENUNCIARE
La mafia uccide, impaurisce e ferisce. Rita né è un esempio
risoluta e coraggiosa,
così giovane
ma la forza in lei era tanta. Combatteva per i suoi ideali
con l'aiuto del Giudice Borsellino,
un padre per lei
padre che perse, per sempre,
per una seconda volta.
Alessia Cauli
UNA VITA INTERROTTA DALLA MAFIA
Piccola Rita: una dolce ragazza ingenua consumata dalla mafia
e da essa portata via;
Non avevi alcuna colpa
m a nel paradiso sei stata accolta. Il tuo corpo sul viale
alla gente intorno fa male.
Ecosì sbagliato,
è così errato
che tu abbia pagato
volevi solo la giustizia
ma non ti è stata permessa
è doveroso farti una promessa
non dimenticheremo il tuo coraggio
e il messaggio che volevi trasmettere.
Eleonora Federico
CORAGGIO
Rita Atria, coraggiosa e tenace, contro le mafie combatte audace,
Riportó verità e giustizia
La sua vita presto finì, Rimane un esempio per tutti noi, Di come la
giustizia vincerà sempre,
una volta poi.
INTERVISTE IMPOSSIBILI:
-Cosa ha pensato quando è stata messa in programma di
protezione?
Diciamo che l’ho presa normalmente, perché io pur avendo cambiato
nome, città e scuola,
sapevo che la mafia mi avrebbe trovata.
-Che rapporto aveva con il giudice Borsellino?
Io e mia cognata siamo state molto fortunate perché io, in
Borsellino ho trovato un secondo
padre, io lo definivo il padre buono, il padre di cui io mi potevo
fidare. Quando è morto
Borsellino io mi sono sentita come se avessi perso un secondo padre,
infatti mi sono chiusa
in se stessa.
Andrea Mangano IIF
1. Ciao Rita, grazie per aver accettato questa intervista.
Potresti raccontarci brevemente la
tua storia e come sei diventata una testimone chiave nella lotta
contro la mafia?
-Io sono una giovane donna siciliana che ha deciso di rompere il
silenzio sulla mafia dopo la
morte di mio padre e di mio fratello, entrambi membri del clan di
mafia locale. A diciassette
anni, ho deciso di collaborare con i magistrati e ho fornito loro
informazioni dettagliate sulle
attività criminali del clan. Le mie testimonianze sono state
fondamentali per la condanna di
numerosi membri della mafia, incluso il boss della mafia. Purtroppo,
la mia collaborazione ha
anche messo a rischio la mia vita e quella della mia famiglia.
2.Hai avuto coraggio nel testimoniare contro la mafia,
nonostante il rischio per la tua vita.
Come sei riuscita a trovare la forza e la determinazione per farlo?
-Inizialmente il mio obiettivo era quello di avere giustizia per mio
padre e mio fratello mi è
caduto il mondo addosso, ma mi sono rialzata grazie alla
consapevolezza che stavo facendo
la cosa giusta.
3. Quali sono le tue speranze per il futuro della lotta
contro la mafia in Italia? Credi che sia
possibile sconfiggerla completamente?
-Negli ultimi decenni, l’Italia ha fatto grandi passi avanti nella
lotta alla criminalità
organizzata, ma la mafia rimane ancora una minaccia significativa
per la società italiana. Per
sconfiggere completamente la mafia, bisogna prima farsi un esame di
coscienza e
sconfiggere la mafia che sta dentro di noi, dopo averla sconfitta...
possiamo provare a
sconfiggere la mafia che sta nella nostra famiglia, tra i nostri
amici e nei nostri quartieri.
4. Che messaggio vorresti inviare a coloro che sono stati
vittime della mafia o che si trovano
ad affrontare situazioni simili a quella che hai vissuto tu?
-Spero che coloro che sono stati colpiti dalla mafia possano trovare
forza e speranza nella
lotta per la giustizia e per la creazione di un’Italia libera dalla
criminalità organizzata. Molto
importante è sapere che non si è soli e che ci sono molte persone e
organizzazioni che si
battono per un futuro migliore e più giusto per tutti.
5. Infine, quale sarebbe il tuo consiglio per chi vuole
seguire le tue orme e diventare un
attivista nella lotta contro la mafia?
-Il mio consiglio per chi vuole diventare un attivista nella lotta
contro la mafia, è di educarsi e
informarsi sulla storia e la realtà della mafia in Italia. Ci sono
molte organizzazioni e gruppi di
attivisti che lavorano per combattere la mafia e promuovere la
giustizia in Italia. Unirsi a
queste organizzazioni può essere un modo efficace per fare la
differenza. Inoltre, è
importante creare una cultura di denuncia e di rifiuto della mafia,
attraverso la partecipazione
attiva alla vita civile e politica, la promozione della legalità e
della trasparenza e l’educazione
delle future generazioni. Soprattutto, però, è fondamentale essere
coraggiosi e determinati
nella lotta contro la mafia, nonostante le sfide e i rischi che ci
possono essere. La mafia è un
nemico potente e spietato, ma con la determinazione e l’impegno di
tutti, è possibile
sconfiggerla.
6. Grazie per aver risposto a queste domande Rita. La tua
storia e il tuo coraggio
continueranno a ispirare molte persone nel loro impegno per la
giustizia e la libertà.
-Di nulla, sono molto contenta di aver dato questa mia
testimonianza, spero vivamente
possa essere d’aiuto per qualcuno.
Emanuele Donzelli IIF
Intervistatrice: Miriam Cataldo
Intervistata: Rita Atria
Io: Presentati
Rita: Ciao, sono Rita Atria, sono la testimone di mafia e sono qui
per chiarire i vostri dubbi
Io: Allora... iniziamo.
Io: Tra tutte le cose che ti sono successe quale tra queste
fu la più dolorosa.
Rita: Penso che la cosa più dolorosa che ho provato fino ad adesso è
l’abbandono dei miei
cari.
Io: E come mai dopo queste perdite non hai provato a farti
una nuova vita a Roma, e non ti
sei fatta dei nuovi amici?
Rita: Dopo quello che è successo faccio fatica ad aprirmi e a
fidarmi delle persone, quindi
preferisco stare da sola. Lo faccio anche per le altre persone
perchè se stanno a contatto
con me potrebbero essere in pericolo.
Io: Mh... capisco, e se potessi tornare indietro, rifaresti
tutto quello che hai fatto?
Rita: Si, rifarei tutto quello che ho già fatto perchè so che è la
cosa giusta.
Io: Adesso parliamo dei rapporti con i tuoi cari. Non hai
mai sospettato che tuo padre e tuo
fratello potessero essere delle cattive persone?
Rita: No mai, per me erano degli eroi e non mi sarei mai immaginata
potessero fare tutto ciò
che hanno fatto.
Io: E che rapporto avevi con tua madre?
Rita: Penso un rapporto di amore-odio come qualsiasi adolescente,
perchè da una parte le
volevo bene, dato che comunque era mia madre ma dall’altra parte
litigavamo spesso, visto
che lei mi diceva sempre che dovevo farmi gli affari miei e di non
immischiarmi negli affari di
papà e Nicola. Comunque adesso capisco che mi diceva quelle cose
solo per proteggermi e
per non andare contro le regole di famiglia.
Io: E con Borsellino?
Rita: Borsellino per me era proprio come un padre. Mi aveva
restituito una parte di vita che
mi era stata tolta dopo l’uccisione di mio fratello,vita che però mi
fu di nuovo tolta
bruscamente dopo la sua uccisione.
Io: Dopo la sua morte come ti sei sentita?
Rita: Fu davvero brutto. Mio padre e mio fratello erano morti, mia
madre e mia sorella mi
hanno esclusa dalla loro vita, e l’unica persona che mi dava
conforto, che mi faceva sentire
a casa, che mi faceva sentire una semplice cittadina e non la figlia
di un mafioso, mi trattava
come sua figlia, mi fu tolta e con la sua perdita persi tutto, anche
il motivo per il quale andare
avanti.
Io: Perfetto Rita, qui abbiamo finito, grazie per essere
stata qui a chiarire i nostri dubbi.
Rita: Prego, sono contenta di esservi stata utile e vi raccomando
leggete e diffondete il mio
libro.
Miriam Cataldo IIF
D: Ciao Rita, grazie per avere accettato questa intervista.
Come ti senti ad essere la
protagonista di un libro sulla tua storia, vissuta all’interno della
mafia?
R: Fu molto difficile rivivere certi ricordi. La vita nella mafia è
fatta di violenza, soprusi e
tornare su quel passato non è semplice.
Ma spero che la mia testimonianza possa essere d’aiuto a chi vuole
uscire da quel mondo.
D: Hai vissuto gran parte della tua vita in una famiglia
mafiosa, com’è riuscita a liberarsene?
R: Fu un percorso lungo e complicato. Ma a un certo punto ho capito
che quella vita non
faceva per me, volevo qualcosa di diverso. Ho trovato il coraggio di
denunciare tutto alla
polizia e collaborare con la giustizia. Grazie al supporto di
associazioni che mi hanno
protetta, sono riuscita a trovare una nuova strada.
D: Cosa vuoi dire a chi è intrappolato nella criminalità
organizzata?
R: Che c’è sempre una via d’uscita, basta volerla prendere.
Denunciare è l’unica scelta che
vi libererà da quell’inferno. Non abbiate paura delle minacce, la
libertà e una vita onesta
sono beni più preziosi. Non siete soli, ci sono realtà che vi
possono proteggere e supportare.
Credete in voi stessi e spezzate quelle catene!
D: Grazie Rita per il tuo coraggio e per questa intervista.
Sei un grande esempio.
R: Grazie a voi. Spero davvero che la mia storia possa essere di
ispirazione a tutte le
persone intrappolate nel mondo mafioso. Il coraggio di dire “io sono
Rita e voglio rinascere
libera” ce l’abbiamo tutti. Basta solo trovarlo.
Pietro Di Martino IIF
D: Rita perchè hai deciso di denunciare?
R: Ho deciso di denunciare per bisogno di giustizia e tanta rabbia,
perché la mafia ha
distrutto la mia famiglia.
D: Cosa hai provato quando, leggendo i verbali, hai capito
la storia “criminale” di tuo padre e
di tuo fratello, che tanto amavi?
R: Ero convinta che mio padre soprannominato “il Dottore” risolvesse
i problemi alle persone
senza ricavarne particolari vantaggi. Quando ho saputo chi erano ho
sofferto tanto, ma
continuo ad amarli, loro non hanno potuto scegliere, sono nati in un
contesto di pastori
violenti.
D: Quindi i pastori sono i mafiosi del tuo paese?
R: Tanti sono pastori, ma molti sono professionisti e politici vedi
il Sindaco Vincenzo
Culicchia, mandante dell’omicidio del suo antagonista Anastasi.
D: Hai rifiutato un posto al Comune offerto proprio dal
sindaco Culicchia?
R: Si, andai da lui con una delegazione di studenti per ottenere un
servizio di corriera
Partanna-Sciacca. Quando, il Sindaco sentì il mio cognome mi offrì
un posto al Comune di
Partanna che io rifiutai di getto perché mi sembrò una sorte di
riparazione per l’omicidio di
mio padre.
D: Che idea avevi dei giudici prima di conoscere Paolo
Borsellino
R: Ovviamente non buona,né di loro né dei carabinieri, ricordavo le perquisizioni in casa e
i dialoghi dei miei genitori.
D: La tua idea è cambiata?
R: SI, è cambiata, Paolo Borsellino è diventato un padre per me, mi
chiamava “a picciridda”
e le Sostitute Procuratrici sono sempre state attente e gentili con
me.
D: Hai dichiarato: “Borsellino, sei morto per ciò in cui
credevi, ma io senza di te sono morta”.
Perché?
R: Perchè la mafia può arrivare ovunque ed ha tutto ciò che vuole.
D: Lo stato ti ha realmente garantito la protezione?
R: No, non mi hanno mai assegnato un Giudice tutelare o psicologi o
assistenti sociali. Non
mi hanno assegnato docenti.
D: Hai vissuto nella paura?
R: La rabbia mi ha dato coraggio, ho paura per mia mamma che è
rimasta a Partanna.
D: Hai paura di morire?
R: No, ho preparato un testamento, e voglio raggiungere mio padre e
mio fratello ovunque
siano.
D: Come si può cambiare il mondo?
R: Insegnando ai giovani mafiosi che c’è tanto altro da vivere fuori
dal loro piccolo mondo e
che “prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di
coscienza e poi, dopo avere
sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è
nel giro dei tuoi amici, la
mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi.
Paolo Alessandretto IIF
1 Ti sei mai ispirata al coraggio di tua sorella Rita?
1 Ho sempre avuto grande stima di mia sorella e invidiato il suo
coraggio, ahimè non sono
mai riuscita a ribellarmi come fece lei.
2 Ti fa ancora male parlare di Rita?
2 Da quando è morta non smetto mai di pensare a lei e questo mi
porta a soffrire sempre ma
parlando riesco a far capire a tutti quello che voleva esprimere
Rita.
3 Hai mai pensato di poter fare qualcosa per lei?
3 Sono sempre stata convinta di essere una sorella matura e che
dedicava molto
tempo alla sua famiglia, la morte di Rita però, mi ha fatto credere
tutto il contrario.
Alice Ventura IIF
I: Ciao Rita, è un piacere conoscerti. E’da tempo che
aspettavo di parlare con te.
Siamo quasi coetanee, sai?
Mi sono sempre chiesta come mi sarei sentita al tuo posto e se
avessi avuto il coraggio che
tu hai mostrato. Cosa hai provato quando hai realizzato che la
famiglia in cui sei cresciuta
era una famiglia mafiosa?
R: Ciao, anche per me è un piacere parlare della mia esperienza con
ragazzi come me.
La mia è stata un’infanzia tranquilla: un papà ed un fratello
affettuosi.
Certo, ero una bambina curiosa ed alcune cose proprio non mi
tornavano. Facevo molte
domande, soprattutto a mia madre, ma venivo zittita perché “non
erano affari da bambini”.
Poi, un giorno mi dissero che mio padre era stato ucciso ed il mio
mondo fatato svanì.
Altri mille pensieri e domande affollavano la mia mente, ma non
avevo risposte dalla mia
famiglia.
Anche i miei fratelli mi tenevano allo scuro. Vedevo intorno a me,
però, fermento e
sentimento di vendetta. Mi sentivo impotente ed estranea.
Ben presto anche mio fratello subì il destino di mio padre e a quel
punto capii che non si
trattava di coincidenze o supposizioni e decisi di scoprire la
verità con le mie sole forze.
I: Immagino il tuo dolore e la solitudine che avrai provato.
Chi ti è stato vicino in quei
momenti?
R: Avevo capito che nessuno in casa si sarebbe mai aperto con me,
quindi mi rivolsi alle
Autorità per avere giustizia e verità per i miei cari.
Mi si raggelò il sangue quando mi raccontarono che quelli che avevo
amato, i miei due eroi,
erano, in realtà, esponenti della famiglia mafiosa del mio paese:
uomini d’onore! Chi ero io?
Di chi potevo fidarmi adesso?
Incontrai il giudice Paolo Borsellino e la mia via fu subito chiara.
Nel suo senso di giustizia e di pulizia mi rifugiai. Era come avere
una nuova guida, un nuovo
padre.
I: Questa scelta cosa ha comportato per te?
R: Ho perso un altro pezzo della mia famiglia: mia madre non ha
appoggiato la mia scelta.
Mentre ho potuto contare sull’ aiuto di mia cognata e mia sorella
(almeno in un primo
momento!).
Ma quando le mie rivelazioni si fecero più “interessanti”, fui
allontanata per essere inserita
nel programma di protezione.
Avevo perso tutto e tutti. Solo Paolo era rimasto al mio fianco,
proprio come avrebbe fatto un
vero papà.
I: Luglio 1992: Paolo Borsellino viene ucciso assieme alla
sua scorta. Come hai vissuto quel
giorno?
R: Come molti italiani, ero davanti la TV, nella mia casa di Roma,
ma rimasi impietrita
seppure Paolo stesso parlava di una morte annunciata. Quella che
seguì fu una settimana
terribile.
Cercavo protezione e conforto in quei pochi cari rimastimi accanto,
ma chi per incapacità,
chi per paura, mi rifiutarono ancora.
Ero sola ormai ed il mio “papà” Paolo mi aveva lasciata, forse anche
un po’ per colpa mia.
Decisi di raggiungerlo diventando così “la settima vittima della
strage di via D’Amelio”.
I: Ciao Rita, grazie per aver insegnato a noi giovani, il
coraggio di andare incontro alla
giustizia.
Peccato che questa intervista non sia davvero avvenuta, perché
avresti capito di non essere
realmente sola.
Valeria Sapienza IIF
Giornalista: Come è stata la sua scelta di collaborare con
la giustizia?
Rita: per molti può risultare sbagliato o addirittura da stupidi, ma
è stata la scelta più giusta
che potessi fare
Giornalista: Crede che un giorno la mafia e le
organizzazioni criminali un giorno possano
essere disfatte una volta per tutte?
Rita: Detto sinceramente non credo che la mafia possa sparire del
tutto, purtroppo esisterà
per sempre
Giornalista: Chi ti è stato accanto e ti ha supportato nel
tuo percorso di denuncia?
Rita: Il magistrato Paolo Borsellino e mia cognata Piera Aiello
Giornalista: Perché si sentiva così legata al magistrato
Paolo Borsellino?
Rita: perché per me era come un padre
Giornalista: Molti ti definiscono coraggiosa per il tuo
impegno nella lotta contro la mafia, cosa
vorresti dire a tutti coloro che sono in una situazione simile alla
tua e cercano la forza di
denunciare?
Rita: solo mettete da parte la paura, le emozioni e cercate dentro
di voi la forza e il coraggio
di denunciare.
Nicolò Scannaliato IIF
-Buongiorno signorina Rita Atria, possiamo iniziare?
-Salve, direi di si..
-Bene... Non vorrei sembrasse scontato ma per prima cosa
vorrei chiederle come si è
sentita quando ha scoperto il ruolo della sua famiglia nel sistema
mafioso?
-Ovviamente è stato terrificante, non sapevo più che pensare...
Erano la mia famiglia ma
anche delle cattive persone e ammetto di aver avuto dei dubbi sulla
mia identità a quel
punto...
-Capisco, grazie mille per essersi aperta su qualcosa di
così personale... Vorrei chiederle
anche come si è sentita quando è stata trasferita a Roma, è stato
complicato?
-Assolutamente si, non sapevo bene come comportarmi, non avevo
persone a me vicine e
inoltre ero in una scuola nuova e completamente diversa da quella in
cui andavo prima.
-Grazie ancora... Vorrei chiederle un’ultima cosa se per lei
va bene: Ha mai pensato di poter
effettivamente cambiare il sistema mafioso?
-Inizialmente non volevo neanche che fosse quello il frutto delle
mie testimonianze, perché,
pur conoscendo solo essa, io non sapevo veramente cosa fosse la
mafia, perché non
conoscevo altro... Poi, ingenuamente, ho pensato di poter cambiare
le cose da sola ma
dopo la strage di via d’Amelio sono morta in parte anche io con la
mia speranza...
Antonella Rivignani IIF
Intervistatore: “Secondo te perché la tua famiglia ha sempre
parlato davanti a te di nomi e
uomini politici coinvolti nella mafia, di omicidi, immagini, frasi,
vicende, minacce, paure e
relazioni perverse senza preoccuparsi della tua presenza?”
Rita: “La nostra è sempre stata una famiglia unita che nel bene o
nel male ho amato e in cui
sono stata coccolata. Per me mio padre è un eroe, così come mio
fratello Nicola. Questo
sicuramente ha permesso un rapporto di fiducia in cui non è
necessario nascondere le
conversazioni. Ciò che incide molto è credere che i bambini non
ascoltino i dialoghi degli
adulti e invece sono delle spugne. Forse davano troppo per scontato
che una bambina
fragile come me e tanto innamorata della sua famiglia potesse
andargli contro. Eppure non
era questo il mio obiettivo, io sentivo il bisogno di rivendicare
prima mio padre e
successivamente Nicola. Difenderli dalla giustizia che non era dalla
loro parte e invece è
andata diversamente”.
Intervistatore: “È stato difficile accettare la verità
celata nella tua famiglia?”
Rita: essere guardati male, con disprezzo e il più delle volte
isolati dagli amici fa male. Non
ho mai potuto credere che mio padre non era il brav’uomo che
dimostrava di essere ai
paesani o che potesse rubare i bestiami. Anzi crescendo in questo
ambiente pensavo fosse
tutto la normalità, invece ho assorbito ciò che un’adolescenza non
doveva vivere”.
Intervistatore: “Chi è stato il tuo primo amore?”
Rita: il mio primo amore è stato Calogero Cascio, più comunemente
conosciuto Gero. Anche
lui era un ragazzo inserito nel contesto mafioso, solito camminare
armato di pistola. Azione
giustificata dalla pronta difesa della incolumità. Ritirava pizzo,
spacciava droga nei bar e
Nicola sapeva che sarebbe stato capace di tutto.
Intervistatore: “Avevi un piano preciso quando sei andata in
procura a raccontare tutto”?
Rita: “In realtà no, i piani che avevo inizialmente erano
accompagnati da una profonda
rabbia, questa ha messo tanta confusione. Volevo sapere chi avesse
ucciso mio padre e mio
fratello, volevo rivendicare i miei diritti e ciò che ne ho ricavato
è stato straziante. Mi sono
resa conto che fornire nomi o tutte le informazioni che mia madre mi
forniva e annotava
rendessero più chiaro un quadro diverso da come lo vedevo io. Nel
mio quadro c’era un
paesaggio luminoso con fiori dai colori brillanti quello che si
rivelò è un quadro di nuvole,
tempeste, buio e tanta oppressione. Non mi sono mai fermata, la
paura non è andata mai
via ma ho continuato ad incontrare le procuratrici e così le
indagini”.
Ester Quartana IIF
G: Ciao Rita, ti ringrazio per essere qui con noi, ed avere
accettato il nostro invito per poter
condividere una parte della tua storia.
R: Di nulla, per me è sempre un piacere, soprattutto se so che la
mia testimonianza può
essere utile per aiutare qualcuno anche in questo contesto.
G: Cosa provi a raccontare la tua storia davanti una
telecamera sapendo che parecchie
persone ti ascolteranno da casa?
R: Provo molta gioia, io voglio far conoscere la mia storia, per
cercare di aiutare qualcuno,
questo mostro deve essere combattuto per quello che si può fare.
G: Secondo te la mafia scomparirà mai del tutto?
R: A parere mio, la mafia non scomparirà mai del tutto, si può
combattere ma è dovunque e
si manifesta a volte anche alla luce del giorno, come gli uomini che
chiedono il pizzo.
G: Tu non hai paura se nel fatto di raccontare la tua storia
venissi presa di mira?
R: La paura c’è. Quando esco da casa sto sempre molto attenta alla
gente che mi sta
attorno, faccio fatica ad andare in alcuni luoghi anche al giorno
d’oggi.
Ma io so di avere ragione, ho lottato e continuerò a lottare fino
alla fine dei miei giorni per
sconfiggere la mafia totalmente, e per creare un mondo migliore.
G: Cosa ti sta spingendo così tanto a collaborare con la
giustizia?
R: I motivi sono molteplici,
non è facile perdere il proprio papà in giovane età, anche se mio
padre non era un
brav’uomo per quello che faceva.
Era il mio eroe, nel bene e nel male io l’ho amato con tutta me
stessa, ed è quello che
continuerò a fare...
La stessa cosa vale per mio fratello Nicola, avevamo un legame
speciale io e lui, anche se
mia mamma mi diceva di non frequentarlo a me non importava,
continuavo a vederlo di
nascosto,
“nessuno mi avrebbe impedito di vederlo e passare del tempo con lui”
mi dicevo sempre, e
puntualmente lo incontravo.
G: I mafiosi uccidendo i pilastri principali della tua
famiglia hanno stravolto totalmente la tua
vita, tu cosa provavi i primi tempi nei loro confronti?”
R: Io mi aspettavo che prima o poi sarebbe successo ma non così, non
in queste
circostanze e in questo modo.
I primi tempi avevo molta rabbia, volevo capire i motivi per cui
tutto era successo, cercavo
risposte, chiedevo alle persone, ma venivo sempre ignorata o
evitata, perché giustamente
“Figlia di Vito Atria, chissà cosa può farmi, meglio mantenere le
distanze e non averci nulla a
che fare”
tutti rispondevano con un “non so che dirle”
“non conosco questa persona” e altre risposte del genere..
Ma io lo sapevo, lo sapevo bene, cercavo solo sicurezze.
G: Come stavi con Paolo Borsellino?
R: Paolo Borsellino è stato come un papà per me, quello che non
avevo più, lui mi ha dato
ancora più motivazione, sono diventata molto determinata, ho
iniziato con una semplice
denuncia, e questa cosa diventò sempre più grande, decisi di
raccontare proprio tutto, tutto
ciò che sapevo, tutto quello che avevo sentito in quegli anni,
stando anche a mio agio
perché sapevo che potevo fidarmi, potevo aprirmi perché avevo un
uomo fantastico ad
ascoltarmi, cosa che non pensavo possibile.
G: Come ti sei sentita quando hai saputo della morte di
Paolo Borsellino?
R: Io quel giorno non stetti bene, ma molto male, avevo perso mio
papà per la seconda
volta, avevo perso il mio braccio destro, l’unico che mi capiva
veramente e che mi avrebbe
potuto aiutare, pensai subito che a quel punto mi sarebbe successo
qualcosa di molto grave,
perché non avevo più nessuno a proteggermi, mi asciugai le lacrime e
continuai a fare
quello che feci fino al quel momento, continuando a essere ancor più
determinata perché la
mia vittoria l’avrei dedicata a lui.
G: Come mai secondo te parlavano di affari davanti a te tuo
padre e tuo fratello?
R: Questa domanda è una domanda molto complicata, non saprei dare
neanch’io una
risposta.
Secondo me, loro credevano che io essendo piccola ed ingenua non
capivo nulla di quello
che loro dicevano, e per metà era veramente così, ma io con il tempo
cominciai a capire, e a
collegare tutti i pezzi come in un puzzle capendo che ciò di cui
loro parlavano era una cosa
cattiva, marcia, che a lungo avrebbe solo provocato problemi.
G: Ti auguro ogni bene cara Rita, sei una donna con il cuore
d’oro, e tanto coraggio,
nessuno avrebbe fatto quello che tu hai fatto per te stessa e per la
tua famiglia,
mi auguro che tutti i tuoi sogni si realizzino, credi sempre in te
stessa.
Continua a raccontare la tua storia, non fermarti mai.
Vivi sempre, ama, lotta per ciò che credi sia giusto, ti ringrazio
molto per questa tua
testimonianza e per essere venuta qui.
Tutto ciò che hai fatto non verrà mai dimenticato, ma ricordato e
custodito.
Giorgia Palazzolo IIF
Oggi siamo qui a intervistare Rita Atria, una testimone di
giustizia italiana. Iniziamo subito.
-Innanzitutto può raccontarci la sua storia?
Certo,sono nata a Partanna in provincia di Trapani nel 1974,
sfortunatamente all’età di 11
anni ho perso mio padre in un agguato mafioso a Partanna, iniziai a
legare ancora di più con
mio fratello Nicola che subì la stessa fine di mio padre. Mia
cognata che aveva assistito alla
morte di mio fratello decise di denunciare i suoi killer per
vendicarlo e io presi esempio da
lei.
-Racconta un po’ com’è Partanna e il terremoto che c’è stato
nel 1968?
Le strade erano sterrate e polverose. Fra le stradine, innanzi alle
porte, tanti vasi con
pochissimi fiori e tanto basilico. Ci sono posti in cui le piante
degli agrumi sfiorano l’acqua
del mare ed é un panorama incantevole.
Le costruzioni erano semplici e insufficienti di ogni comodità per
la maggioranza, l’interno
della maggior parte delle case è scarno e appena sufficienti, il
terremoto fece il resto, le
distrusse. Al posto delle case nacquero schiere di baracche.
-Come vedevi tuo fratello e tuo padre?
Vedevo mio fratello e mio padre come due eroi, dopo la morte di mio
padre Vito, passai
molto tempo con mio fratello Nicola che mi diede una visione della
morte di papà diversa.
Quando anche mio fratello morì, mi unii a mia cognata nel cercare
vendetta.
-Come mai hai deciso di seguire tua cognata?
Appena compiuti 17 anni ho deciso di battermi per fare giustizia
riguardo l’accaduto, ero
talmente arrabbiata con tutte quelle ingiustizie a tal punto che il
mio obiettivo era quello di
ostacolare.
-Che rapporto aveva con il procuratore Paolo Borsellino?
Il procuratore per me era diventato un punto di riferimento come una
sorta di padre e
insieme a lui con le mie informazioni abbiamo arrestato molti
mafiosi.
-Come ti sei sentita dopo la morte di Paolo Borsellino?
Sarà stata molto dura per te affrontarlo.
La morte di Borsellino segnó definitivamente la mia vita. Mi lasciò
un vuoto che tutt’ora non
riesco a colmare, é morto per ciò in cui lui credeva e una parte di
me é morta con lui quel 19
luglio 1992.
Giulia Mangiapane IIF
Io: “Ciao Rita vorrei farti qualche domanda, posso?”
Rita: “Si si, certo che puoi”
Io: “Grazie, beh, allora cominciamo. Come hai fatto a superare il momento più scuro della
tua vita? Cosa ti ha bloccata,
anche se posso sembrarti senza tatto, dal suicidarti?”
Rita: “Di momenti scuri nella mia vita c’è ne sono stati tanti e ho
cercato di andare avanti con
l’aiuto delle persone a me care ,come mia cognata Piera e il
magistrato Paolo Borsellino .
Però penso che uno dei più difficili sia stato il momento in cui
volevo porre fine alla mia vita,
perché dopo la morte di Paolo Borsellino io credevo che non ci fosse
più speranza per il
futuro. Però poi mi sono detta che lui al posto mio non si sarebbe
arreso e che avrebbe
continuato a contattare per ciò in cui credeva ,ed è proprio quello
che io decisi di fare ,così
per la seconda volta lui mi ha salvata.”
Io: “Credi di aver sconfitto la mafia dentro di te?”
Rita: “La mafia dentro di me c’è stata è continua ad esserci ma in
modo positivo perché
senza la mafia io adesso non sarei qui a raccontare la mia
esperienza e a fare sentire la mia
voce da persona che ha combattuto per avere giustizia, ma non solo
la lotta nei tribunali, ma
soprattutto la lotta contro me stessa. Credo che senza la mafia non
sarei la persona che si
trova qui oggi davanti a te.”
Io: “Oggi cosa fai per combattere la mafia?”
Rita: “Prima di tutto cerco di arrivare ai giovani andando
soprattutto nelle scuole a
raccontare la mia storia, magari aiutando molti ragazzi ad aprire
gli occhi su alcune
situazioni di cui fanno parte ma semplicemente non se ne accorgono
ho danno poca
importanza a certe circostanze. Per dove non posso andare
fisicamente o per le persone
che non ho posso di poter incontrare, ho deciso di scrivere un libro
che parla di come la mia
vita sia cambiata dopo che sono venuta a conoscenza di quello che
facevano mio padre e
mio fratello, fino ad oggi. Questo libro è la storia di tutta la mia
vita e spero che a qualcuno
possa far riflettere, si chiama “IO SONO RITA” e l’ho scritto con
l’aiuto di tre grandissime
donne: Giovanna Cucè, Nadia Furnari e Graziella Proto”
Federica Mangano IIF
Com’è stato rendersi conto di non poter avere una vita
normale?
-Per una ragazza come Rita, che vedeva la luce anche dove esisteva
solo l’ombra, era complicato accettare che la
sua famiglia, che tanto amava, avesse a che fare con ciò che era la
mafia. Lei più di tutti ha
subito le conseguenze di scelte non sue, per questo ha lottato, ha
dimostrato che anche lei
che era ritenuta ancora una bambina impotente può fare la
differenza.
L’impronta che si trova nella finestra da cui Rita si getta
è stata mai analizzata?
-L’impronta ritrovata nella finestra dell’appartamento dove Rita
alloggiava non è mai stata
analizzata, nonostante la richiesta fosse stata mandata non è mai
stata fatta quest’analisi.
Non possiamo dire fermamente che quell’impronta sia della stessa
Rita, anche se le ipotesi
si concentrano più su di lei che su altri possibili riferimenti. I
testimoni della morte di Rita
pensano che sia stato un suicidio? -Secondo una donna residente nel
palazzo di Rita poco
prima di ritrovare il cadavere c’erano persone che litigavano,
quindi possiamo ipotizzare che
la vittima non era sola, magari è stata costretta o magari ha
davvero deciso di sua iniziativa.
Questo non potremo mai saperlo, le prove sono insufficienti, non
bastano per affermare con
certezza quale sia la verità.
Andrea Longo IIF
- Intervistatore: Come pensavi sarebbe stata la tua vita se
non fossi diventata una
collaboratrice di giustizia?
-Rita: Probabilmente se non fossi diventata una collaboratrice di
giustizia significherebbe
che mio padre e mio fratello sarebbero ancora vivi e quindi
sicuramente il mio impegno
sarebbe quello di dedicarmi alla mia famiglia.
Prima ancora di scoprire che mio fratello e mio padre erano inseriti
in un contesto mafioso, i
miei sogni per il futuro erano quelli di realizzarmi in ambito
lavorativo, magari diventando una
cuoca o lavorando in sala. E un po' come tutte le ragazze della mia
età, che fantasticano sul
loro futuro, il mio sogno era quello di mettere su famiglia, di
sentirmi amata, di sposarmi e di
avere un bambino, dando lui la possibilità di giocare con i suoi
cuginetti.
Ma, cosa ancora più importante, avrei avuto la possibilità di
riscattarmi ed essere
considerata e rispettata in quanto 'RITA' donna forte e coraggiosa,
determinata e attenta, e
non perché si teme una eventuale reazione da parte della mia
famiglia.
- Intervistatore: A cosa ti affidavi quando avevi paura o
avevi bisogno di distrarti?
-Rita: Quando avevo paura mi affidavo alla speranza che in qualche
modo ciò che stavo
facendo sarebbe servito, soprattutto ai giovani, dando loro la
possibilità di scoprire che
esisteva un mondo nuovo. Inoltre, nonostante ormai fossi quasi certa
che mi avrebbero
uccisa, mi consolava il fatto che avrei potuto incontrare di nuovo
le persone più importanti
della mia vita e che la mia morte avrebbe smosso qualcosa e avrebbe
consentito di parlare
di me e di far conoscere la mia storia.
Quando avevo bisogno di mantenere la testa occupata mi rifugiavo
nello studio perché,
anche se ormai non potevo più frequentare regolarmente il mio
istituto, studiare mi ricordava
di essere una ragazza come le altre, mi permetteva di allontanarmi
per un attimo dalla mia
vita e immaginare come ciò che stavo imparando mi sarebbe servito
nel futuro.
Fondamentale era anche l'appoggio di mia cognata Piera , della mia
nipotina, e di Gabriele,
il mio fidanzato, che mi ha da ridato la speranza di credere che
anche io avrei potuto iniziare
di nuovo da zero e che qualcuno mi avrebbe amata veramente.
- Investigatore: Come è stato il rapporto con i tuoi
coetanei all'interno delle scuole? C'era
qualcuno che ha notato qualcosa di diverso nella tua storia rispetto
agli altri o sei stata molto
brava a nasconderlo?
Rita: Purtroppo all'interno delle scuole non ho avuto la possibilità
di legare con quasi
nessuno per diversi motivi: il primo è che spesso rimanevo nelle
scuole per un breve lasso di
tempo e in secondo luogo perché era molto difficile nascondere la
mia vera identità. Inoltre
permettere a qualcuno di creare dei legami con me avrebbe messo a
rischio le loro vite,
questo era sicuramente l'ultimo dei miei obbiettivi.
In generale penso di aver dato di me l'idea di una ragazza
sorridente perché ero molto brava
a nascondere l'inferno che avevo nell'animo. Però, sicuramente,
qualcuno si sarà fatto
qualche domanda in più riguardo la mia vita, soprattutto perché
spesso coloro che si
occupavano della mia sicurezza non nascondevano abbastanza le
pistole, rendendole
visibili ai miei coetanei all'interno della scuola.
- Investigatore: Ad oggi, ritorneresti nel tuo paese?
Rita: Vorrei ritornare nel mio paese per ricordare i momenti della
mia infanzia passati lì
insieme alla mia famiglia anche se passare per quei luoghi con una
consapevolezza e
maturazione sicuramente molto diversa rispetto al momento in cui li
ho lasciati potrebbe
suscitare in me una sensazione negativa, sapendo quali fatti crudeli
interessavano quelli che
ritenevo i miei posti sicuri. Recarmi lì inoltre sarebbe un affronto
nei confronti delle persone
omertose, che ancora oggi stanno in silenzio.
Sabrina Girgenti IIF
Cara Rita,
Ti ricordi di me?
Sono Gaia, la tua ex migliore amica di Partanna. Non ci sentiamo da
un pò e mi chiedevo
dove fossi finita. Ieri stavo rovistando tra le vecchie cose e ho
ritrovato una nostra foto così
ho pensato di scriverti. Sei sparita senza lasciare traccia, eravamo
tutti preoccupati e tua
madre continuava a chiederci se sapessimo qualcosa di te. Manchi a
tutti quanti, che ne dici
di vederci qualche giorno?
Tua, Gaia.
Risposta: Ciao Gaia, certo che mi ricordo di te, come potrei
dimenticarti?
Mi dispiace essere sparita senza aver dato nessuna spiegazione ma
era un modo per
proteggermi e per proteggervi. Porgi delle scuse a mia madre e a
tutti i nostri amici da parte
mia. Mancate tutti anche a me e vi penso sempre; potremmo vederci
quando vuoi e
chiacchierare come ai vecchi tempi.
Ti farò avere il luogo e l’orario al più presto.
Tua, Rita.
Gaia: Ciao amica mia, da quanto tempo non ci vediamo, mi sei
mancata tantissimo.
Rita: Ciao Gaia, anche tu, ma adesso siamo qui pronte a
chiacchierare come ai vecchi
tempi, quando le cose andavano “bene” ed eravamo ragazzine
spensierate.
Gaia: Non vedevo l’ora; come sta Gere?
Rita: Beh... Mi ha lasciato perché cognata di una pentita. Da quando
mio fratello è morto
Piera ha deciso di collaborare con la giustizia grazie a uomini e
donne dello stato, che le
hanno fatto capire che c’è una sola strada per la libertà, anche
perché, avendo assistito
all’omicidio del marito, avrebbe rischiato di essere uccisa a sua
volta.
Gaia: Mi dispiace molto però come dice il nostro vecchio
detto “meglio soli che male
accompagnati” no?
Rita: Già.
Gaia: E tu invece, come stai?
Rita: Il mio cuore addoloratissimo guarda e pensa a come poter fare
giustizia. Si, vuole
giustizia per mio padre e mio fratello, le uniche persone buone che,
oltre a mia sorella troppo
lontana, mi volevano bene, mi capivano, mi coccolavano. Rimurgino
sempre su cosa fare.
Sottomettermi come ha fatto mia madre o ribellarmi? Ma tutti i
segreti condivisi con mio
fratello ne fanno una specie di bomba a orologeria, una bomba che
può scoppiare da un
momento all’altro. Sò delle cose e voglio dirle a qualcuno. Sono
rimasta sola, non sapevo
mai con chi scambiare due parole così un giorno ho preso la corriera
da Partanna è arrivata
a Sciacca non sono andata a scuola, ma in caserma. Quando ho
incontrato i magistrati ero
una ragazzetta confusa e allo stesso tempo determinata. Forte,
pronta a fare nomi e a
raccontare fatti.
Gaia: Come hai reagito quando hai scoperto chi era tuo padre
in realtà?
Rita: Erano passati appena cinque mesi dal momento in cui ero
entrata nella caserma dei
carabinieri per denunciare l’omicidio di mio padre e di mio
fratello, due miti che nel giro di
pochi mesi cadevano, si sbriciolavano, rendendomi chiaro che il mio
papà non era l’eroe che
pensavo. Il mio cuore aveva un travaglio che mi tormentava, da un
lato il desiderio della
verità a tutti i costi, dall’altro la lunga e faticosa salita per
arrivare alla consapevolezza che
tutto quello che faceva mio padre non era a fin di bene come avevo
creduto; tragicamente
scoprivo che il genitore con cui avevo un bellissimo rapporto e che,
al contrario di mia
madre, mi coccolava e mi faceva sentire al caldo dell’attenzione,
era in realtà un criminale,
un mafioso e anche un gradasso.
Gaia: Poveretta... però mi è arrivata voce che hai colmato
questo vuoto avvicinandoti al
giudice Borsellino, com’era lui?
Rita: La sorella di Paolo borsellino mi ha detto che a tavola
chiedeva sempre consigli su
come comportarsi con una ragazza così giovane.Difatti lui amava i
giovani,si dedicava a loro
e li seguiva attentamente,incoraggiandoli e affidando loro lavori
importanti.In ufficio era
sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire.Quando iniziai a
collaborare con lui non lo
conoscevo e non conoscevo neanche la sua squadra.Alla mia età i
ragazzi pensavano ad
altro che a testimoniare,avevo appena 17 anni. Una picciridda,mi
chiamava Borsellino, una
bambina.Borsellino era anche un uomo buono dal sorriso dolce e io mi
fidavo.Il giudice mi
sembrava un papà e i nostri incontri non erano tanto formali, c'era
tanta tenerezza.Tanta
dolcezza. Lo incontrai poche volte ma già percepi che mi
capiva;forse perché aveva una
figlia all'incirca della mia età.Mi sentivo protetta e iniziai a
pensare che forse il mio
mondo,fatto di mafia, non era l'unico mondo possibile.
Gaia:Come hai reagito alla sua morte?
Rita:Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha
lasciato nella mia
vita.Tutti hanno paura ma io l'unica cosa di cui ho paura è che lo
Stato mafioso vincerà e
quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno
uccisi. Prima di
combattere la mafia devi farti un auto esame di coscienza e poi dopo
aver sconfitto la mafia
dentro di te,puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi
amici, la mafia siamo noi ed il
nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino, è morto per ciò in
cui credeva ma io senza
di lui sono morta.
Gaia: Oh...mi hai fatto commuovere.Ma non hai più visto tua
madre da quando ti hanno
portata via?
Rita:Certo che sì,l’ho vista un paio di volte ma sono state degli
incubi. Dopo due mesi che
non mi vedeva nessuno un carabiniere ha detto a mia madre che
dovevano proteggermi
portandomi via da Partanna e due giorni dopo,quando un brigadiere
andò a trovarla nella
sua casa di Partanna,la trovò in lacrime che singhiozzava chiedendo
di non allontanare sua
figlia da lei. Il 31 dicembre suono il campanello e rimango sola con
mia madre in quel salotto
che ormai mi sembrava sconosciuto.Lì dentro mia madre mi urlò
addosso odio e minacce.
Mi disse che,il giorno che verrà a conoscenza che io collaboro con
la giustizia, mi farà fare la
stessa fine che ha fatto fare a mio fratello Nicola. Questo era
troppo per me così le volsi le
spalle, mentre il rumore della porta che sbatte fece tremare i vetri
delle finestre. Ed è così
che mi sentì: come un vetro sul punto di disintegrarsi in mille
frammenti, rappresentazione
plastica di quanto è rimasto della mia famiglia.Mia madre però volle
ricomporre questi
frammenti così cambiò strategia.Prese carta e penna e chiese al
giudice di incontrarmi
perché era troppa la sua pena. E così gli incontri nelle stanze
delle Caserme dei Carabinieri
si animavano di continui scontri tra me e mia madre che cercava di
tirarmi dalla sua parte.Il
decreto 143 del 1992 dispose il mio allontanamento da quella
donna.Un provvedimento per i
giudici urgente e da attuarsi immediatamente: Rita è in pericolo.
Da quel giorno non la vidi più.
Gaia:Mamma mia Rita,non mi ero mai resa conto di quanto
fossi forte;io non riuscirei né ora
e né mai a sostenere tutto questo male.Sei una ragazza da prendere
come esempio per
andare avanti in questo mondo malvagio.
Rita:Grazie Gaia,è stato bello rincontrarti e chiacchierare con
te.Spero di rivederti presto,ti
voglio bene.
Gaia Genovese IIF
Intervista a Rita Atria Intervistatrice: Aurora Geloso
Domanda: Come si comportava vostra madre con voi sorelle?
Risposta: Mia mamma ci ha
sempre trattato bene, anzi in qualche modo cercava di proteggerci
magari facendoci capire
cosa stesse accadendo. Ci diceva inoltre di non aver rapporti con
Nicola, mio fratello, senza
spiegarci il perché ma solamente facendoci vedere la bustina che lui
aveva nel portafoglio,
così da farci capire che lui fosse uno spacciatore e non la persona
che noi pensavamo.
Domanda: Per te cos’era la giustizia?
Risposta: Io con la giustizia non avevo un rapporto di
fiducia, anche perché ogni volta che si
verificava un omicidio a Partanna mio padre veviva convocato dai
carabinieri, per questo per
me la giustizia era qualcosa di negativo e invasivo sulla mia vita
personale. Ma questa mia
idea cambiò quando sono entrata a contatto con Paolo Borsellino, che
riuscì a farmi vedere
il vero mondo della giustizia.
Domanda: A proposito di Paolo Borsellino, come ti trovavi
con lui?
Risposta: Paolo
Borsellino per me è stato come un padre, faceva uscire il meglio di
me. Durante i colloqui
che abbiamo fatto, pur essendo pochi, mi faceva sentire a casa,
libera e protetta. Lui era
molto felice di avere delle donne che volessero collaborare con la
giustizia, ci trattava tutte
bene ed era fiero di noi.
Domanda: Come ti sei sentita dopo la morte di Paolo
Borsellino?
Risposta: La morte di
Paolo Borsellino ha lasciato un vuoto nella mia vita, e l’unica cosa
di cui ho avuto paura era
la futura vittoria della mafia.
La sua morte mi ha spezzata. Senza di lui che mi ha sempre dato la
forza, sono morta.
Aurora Geloso IIF
-Intervistatore: Salve signorina Rita e grazie per aver
accettato di intraprendere
quest’intervista; Mi fa davvero piacere averla qui con noi oggi.
-Rita Atria: Salve, ringrazio io voi per avermi dato
quest'opportunità di condividere la mia
storia, di poter dare testimonianza e soprattutto far ascoltare ai
giovani ciò che è successo
per inviarli a ribellarsi.
-Intervistatore: Grazie per le tue affermazioni, adesso ti
faremo qualche domanda e potrai
decidere se rispondere o meno.
-Rita Atria: Va bene.
-Intervistatore: Come ti senti in questo momento?
-Rita Atria: Adesso non sto molto bene ma sono decisa e voglio
giustizia.
-Intervistatore: Cosa ti ha spinta a chiedere giustizia?
-Rita Atria: Sicuramente la cosa che più mi ha spinta a voler
chiedere giustizia è stata la
dolorosa morte di mio padre, seguita subito dopo da quella di mio
fratello.
-Intervistatore: Che rapporto avevi con tuo padre e con tuo
fratello?
-Rita Atria: Con mio
padre avevo un rapporto speciale, lo ammiravo e gli volevo un bene
dell’anima, inizialmente
non sapevo tutto quello che c’era dietro ciò che faceva ma anche
avendolo scoperto il mio
bene non è mai cambiato e mai cambierà. Con mio fratello avevo anche
un rapporto
bellissimo e nonostante mia madre mi negasse di vederlo o di avere
rapporti con lui, noi ci
vedevamo di nascosto e passavamo intere giornate insieme.
-Intervistatore: Come hai reagito alla morte di Paolo Borsellino?
-Rita Atria: La morte di
Borsellino è stata molto dolorosa per me... con lui avevo un
rapporto che non si può
spiegare, era come un padre per me... Quel giorno se n’è andato via
un pezzo di me, mi ha
lasciato dentro un vuoto incolmabile.
-Intervistatore: Cosa consiglieresti ai giovani che si
trovano nella tua stessa situazione?
-Rita Atria: Ai giovani consiglio di ribellarsi, di chiedere
giustizia e soprattutto di stare molto
attenti a non cadere
Un libro da non perdere: “Io sono Rita” di Huang Chengbo
3K
Mi è piaciuto molto questo libro, sia perché è scritto in modo
chiaro e comprensibile sia per i contenuti.
Penso che molti come me, prima di leggere questo libro, non
conoscevano Rita Atria. Di Rita devo dire che è stata veramente una
ragazza coraggiosa, e grazie alla sua storia ho capito cosa vuol
dire essere collaboratori di giustizia, e quanto siano grandiosi
poiché rischiano la vita per collaborare e aiutare a combattere
contro la mafia.
Quando ho letto il capitolo 15, sono stato fortemente colpito dal
fatto che non poteva andare a scuola come una ragazza normale,
perché poteva rischiare di essere uccisa o comunque riconosciuta
dalla mafia anche dentro la scuola. Quindi una cosa che per noi è
normalissima, per lei era una questione di vita e di morte. Non
posso immaginare la paura che provava questa ragazza che aveva la
mia stessa età. Sono particolarmente colpito da un passaggio, sempre
del 15esimo capitolo: “Ma cosa possono fare i ministri, polizia,
carabinieri? Se domandi protezione te la danno, ma ti accorgi che
non hanno mezzi per proteggere la tua incolumità, manca personale,
mancano macchine blindate, mancano leggi che ti assicurino che
nessuno scoprirà dove sei. Non possono darti un’altra identità,
scappi dalla mafia da chi non ha le armi per lottare”. Sono colpito
da quest’ultima parte del 15esimo capitolo, perché da un lato
denuncia il fatto che chi vuole abbandonare la mafia non è
sufficientemente protetto, dall’altro perché fa capire anche il
senso di disperazione per la morte di Borsellino. Inoltre mi ha
impressionato anche il capitolo relativo alla Partanna dopo il
terremoto. In questo capitolo si parla essenzialmente della
corruzione, in particolare mi sono soffermato su questo passaggio “
Ma ciò che sembrava tragedia per molti, per pochi fu un’occasione
per afferrare denari. Quando arrivarono fiumi di miliardi di lire
per la ricostruzione, i potenti, i mafiosi, i politici della zona,
colsero la palla al balzo. Ci fu un susseguirsi di scandali fra i
più emblematici del secondo dopoguerra, “gli affari della
ricostruzione”. A distanza di oltre cinquant’anni, nonostante
l’enorme dispendio di fondi pubblici, i danni causati dal sisma non
sono ancora stati completamente sanati e gli stanziamenti statali
sono finiti spesso nelle tasche di qualcuno.” Ciò ci rivela che
nonostante lo stato desse soldi per la ricostruzione, gli edifici
rimasero distrutti perché i soldi finivano nelle tasche di qualcuno.
Infine, la mafia è più di ciò che pensiamo, come ci rivela il
capitolo 14 la mafia controlla anche le elezioni, fornisce la
vittoria a chi può offrirgli servizio. Penso che prima di combattere
contro la mafia, dobbiamo lottare contro la corruzione.