Enrico Mattei in visita a Gagliano
Andrea Sferlazzo 3 D
”Io a Gela ci vengo ugualmente e in aereo. E se mi vogliono
ammazzare, facciano pure”.
“Questo è un uomo il quale ha mezzo mondo contro di sé, ha grossi
interessi mobilitati contro la sua attività, la sua azienda ed il
suo impegno politico, e deve stare molto attento”.
A
vedere Enrico Mattei per l’ultima volta furono i gaglianesi in quel
27 ottobre di 50 anni fa.
Quel giorno, di mattina, il presidente dell’Eni era stato in visita
a Gagliano dove ad accoglierlo in maniera entusiasta con bandierine
tricolori sventolanti sui balconi e la banda musicale c’era una
folla immensa. Commosso dalla calorosa accoglienza, Mattei da un
balcone pronunciò un accorato discorso di ringraziamento e promise
di mantenere l’impegno di realizzare a Gagliano una fabbrica in
cambio della concessione rilasciata dalla Regione Siciliana all’Eni
per l’estrazione del petrolio dai giacimenti che erano stati
scoperti nel territorio gaglianese. L’impegno il presidente dell’Eni
l’aveva assunto il 18 ottobre a Palermo con il presidente della
giunta regionale di allora, Giuseppe D’Angelo, e con il sindaco di
Gagliano di quel tempo, Antonio Cuva.
C’è da chiedersi perché Mattei sia tornato in Sicilia dopo 9 giorni.
Ad invitarlo il 20 ottobre a tornare “con un certa urgenza”, in
Sicilia, fu Graziano Verzotto, dirigente dell’ufficio pubbliche
relazioni dell’Eni in Sicilia perché, come dichiarò lo stresso
Verzotto al pm Calia l’8 novembre 1995: “la popolazione di Gagliano
è nervosa, parla di barricate e vuole essere tranquillizzata da una
visita di Mattei”. Quell’invito di Verzotto a tornare il Sicilia
creava qualche problema a Mattei, che in quei giorni era molto
impegnato perché il 6 novembre avrebbe dovuto firmare l’accordo
petrolifero con il presidente algerino Ahmed Ben Bella. Qualche
giorno dopo la telefonata di Verzotto, Mattei ne riceva un’altra
telefonata, molto probabilmente da Gela, che, secondo la
testimonianza di Italo Mattei, fratello di Enrico, l’informava che
era stato compiuto “un attentato contro le attrezzature
dell’aeroporto di Gela”, dove sarebbe dovuto atterrare il suo
bireattore, un Morane Saulnier 756. Italo Mattei, che assistette
alla telefonata, racconta che suo fratello Enrico rispose :”Io a
Gela ci vengo ugualmente e in aereo. E se mi vogliono ammazzare,
facciano pure”.
In quei giorni, Mattei aveva ricevuto anche l’ennesima lettera
anonima in cui gli si ordinava di abbandonare la sua attività, pena
la morte. Deve avergli fatta una certa impressione l’articolo dal
titolo “The italian scene. Will signor Mattei have to go?” (La scena
italiana. Il sig Mattei dovrà andarsene?) comparso il 25 ottobre su
Financial Times. Venerdì 26 ottobre, alle ore 10 del mattino, il
presidente Mattei arrivò a Gela con il bimotore che atterrò sulla
pista militare di Ponte Olivo. Quella sera dormì al motel Agip di
Gela. L’indomani mattina, in elicottero con il presidente della
Regione Siciliana, Giuseppe D’Angelo, raggiunse Gagliano
Castelferrato dove ad attenderlo, oltre ad una folla immensa,
c’erano anche e l’on
Calogero
Lo Giudice ed il sindaco Cuva. Sono state profetiche le parole
pronunciate da D’Angelo parlando di Mattei: “Questo è un uomo il
quale ha mezzo mondo contro di sé, ha grossi interessi mobilitati
contro la sua attività, la sua azienda ed il suo impegno politico, e
deve stare molto attento”. Comandante partigiano, cattolico
democratico, personalità simbolo dell’impresa pubblica italiana,
fondatore dell’Eni, Enrico Mattei fu ispiratore e sostenitore del
centrosinistra e dell’ingresso dei socialisti nell’area di governo e
non nascondeva le sue simpatie verso i movimenti anticoloniali. Era
un democristiano convinto che piaceva ai comunisti. Tutto questo non
poteva non attirargli l’ostilità delle Sette sorelle e di quanti
volevano una società bloccata e chiusa anche al più tiepido
riformismo. A Gagliano quel giorno c’era anche il sindaco di
Nicosia, Salvatore Motta, che invitò Mattei a pranzo nella sua
città. Mattei accettò l’invito e con l’elicottero dell’Eni, con a
bordo D’Angelo, da Gagliano si recò a Nicosia. Prima del pranzo, in
un circolo privato adattato a ristorante di proprietà di Michele
Casale, il presidente Mattei andò in municipio per salutare i
cittadini nicosiani. Nel primo pomeriggio Mattei s’imbarcò con
D’Angelo sull’elicottero diretto all’aeroporto Fontanarossa di
Catania. Sul bimotore Morane Saulnier 756 salirono con Mattei il
pilota Irnerio Bertuzzi ed il giornalista americano di Time e Life
William MacHale. La sera del di sabato 27 ottobre 1962, l‘aereo,
prima di atterrare a Linate Milano, esplose in aria. Quello fu
l’ultimo viaggio di Enrico Mattei.