Chi era Enrico Mattei

di Di Caccamo Fabiana e De Simone Sofia 3 D

MatteiIl 27 ottobre del 1962 morì in un misterioso incidente aereo a Bascapé, in provincia di Pavia, Enrico Mattei, fondatore e presidente dell’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi, ente finanziario di diritto pubblico istituito con la legge 10 febbraio 1953). Le cause dello schianto non furono mai chiarite e in molti ipotizzano ancora oggi che a bordo ci fosse una bomba. Secondo la teoria del complotto, i mandanti dell’attentato furono le Sette Sorelle, le sette grandi società petrolifere anglo-americane dell’epoca. L’ipotesi del complotto internazionale deriva dalla storia e dall’attività di Mattei, che trasformò un vecchio ente fascista nella moderna ENI e la portò a competere in Italia e sui mercati internazionali.

La carriera
Enrico Mattei nacque ad Acqualagna, in quella che è ora la provincia di Pesaro-Urbino. Figlio di un maresciallo dei carabinieri in pensione, a vent’anni, non ancora laureato, era già diventato direttore della conceria Fiore di Matelica. A 28 anni, nel 1934, fondò la sua prima impresa, una piccola azienda chimica che all’inizio aveva solo due operai. Mattei fu iscritto al partito fascista, ma non fu mai molto attivo. Nella sua Storia d’Italia Montanelli smentisce alcune delle insinuazioni che erano state fatte negli anni ’50 sul Mattei fascista, ma scriveva anche che «l’ambizione di questo self-made man lo portava senza scampo ad alcune compromissioni con il regime al potere».





Ricostruzione economica e sociale dell’Italia democratica.
La figura di Enrico Mattei meriterebbe infatti un spazio approfondito nei libri di storia del nostro Paese; purtroppo la memoria storica nazionale non concede del tutto la giusta considerazione ad un uomo che, nella sua esperienza politica e professionale, ha provato ad inserire l’Italia al entro delle dinamiche internazionali, a rendere il nostro Paese interlocutore autorevole delle grandi potenze e dei Paesi economicamente emergenti e garante dell’indipendenza e dello sviluppo democratico di molte popolazioni, in particolare africane e del Medio Oriente.
MatteiL’Italia del dopoguerra era un Paese da ricostruire, da trasformare nelle istituzioni e nell’assetto economico e sociale; Mattei, nella sua grande capacità intuitiva e visione progettuale a medio-lungo termine, accettò una sfida rischiosa e nello stesso tempo affascinante: fare di un Paese povero di materie prime e di risorse energetiche, un protagonista nel campo della ricerca petrolifera e del gas naturale e dei mercati energetici, sfruttando particolarmente la posizione geografica del Paese, quale “ponte” tra le aree di produzione e i mercati europei in ripresa dopo la parentesi della Guerra.




Rapporto tra Mattei e Olivetti
Adriano Olivetti ed Enrico Mattei erano persone profondamente diverse fra loro per nascita, formazione e carattere. Questi due personaggi avevano aspetti comuni ma anche profonde differenze; Due persone con idee molto diverse tra loro ma con forti valenze comuni: il rapporto ed il rispetto verso le persone, una capacità di creare collaborazione ed una visione dell'Italia nel mondo, come evidenzia Bruno Lamborghini nel capitolo “Lo stile d'Impresa.”
libro
Il volume collettaneo, a cura di Pietro Cesari, Mattei e Olivetti, tra welfare aziendale e innovazione sociale, cerca di approfondire il ruolo delle due personalità nell'impresa, nell'architettura, nell'urbanistica e nella cultura progettuale e di vedere quanto di attuale è ancora vivo ai giorni nostri. Il libro è suddiviso in due parti. La prima, Appunti per una nuova impresa: L'architettura e l'urbanistica di Adriano Olivetti ed Enrico Mattei, composta di tre capitoli, nei quali si confrontano le opere, le strategie imprenditoriali e culturali dei due capitani di industria.

Il primo capitolo è dedicato alla Comunità di Adriano Olivetti, dal 1932 al 1960, di Patrizia
Bonifazio. Ivrea, Matera, Pozzuoli, sono dunque le tappe di un percorso che vede Olivetti al centro della storia politica e sociale dell'Italia del
dopoguerra .Come l'ENI di Mattei la Olivetti di Adriano Olivetti rappresenta un momento eroico dell'industria italiana. Nel secondo capitolo, L'ENI di Enrico Mattei dal 1953 al 1962, Dorothea Deshermeier sottolinea come Mattei abbia avuto il merito, di avere proposto un modello che, su piccola scala, prefigurava un mondo basato sul capitalismo sociale. Al contrario di Adriano Olivetti, il quale aveva maturato una precisa idea di architettura e di urbanistica attraverso i suoi contatti e la collaborazione con gli ambienti intellettuali di allora, L'ENI non assunse una posizione vera e propria rimanendo estranea al dibattito che si sviluppò ad lvrea. La seconda parte del libro dal titolo, Architettura territorio e lavoro: un impresa possibile, è suddivisa in più capitoli e tratta della prospettiva odierna di quella parte del mondo di impresa che pone al centro della propria attività il capitale umano, verificando quanto quelle premesse abbiano dato origine a nuovi sviluppi. Adriano Olivetti era considerato da tanti, allora, ma anche oggi, un utopista. La sua in realtà è stata un'utopia concreta, di un vero imprenditore che cura gli interessi della sua impresa, ma si preoccupa anche dell'ambiente in cui opera, dalla cultura all'interno e attorno all'azienda per arrivare anche ad occuparsi dell'Italia.


 

Mattei e Olivetti