Il partigiano Enrico Mattei
Francesco Prestipino e Salvatore Buttacavoli 3D
Nel
1943 Mattei si avvicina alla resistenza e poiché la situazione a
Milano era sempre più difficile, si ritira a Matelica ed entra nelle
formazioni partigiane locali.
Sfugge a un rastrellamento e a una perquisizione in casa
nascondendosi in una specie di sottotetto per poi tornare a Milano.
Entra in clandestinità con tre diversi nomi di battaglia: Este per
l’attività politica, Marconi per l’attività militare e Monti
all’interno della Democrazia Cristiana.
Allo stesso tempo nella sua azienda, gestita dal fratello Umberto,
inizia a diminuire il lavoro, ma gli operai non vengono licenziati
e decidono di non destinare le vendite alle officine che lavoravano
per l'industria bellica tedesca.
Nel 1944 diventa componente del Comando generale del Corpo volontari
della Libertà nel nord Italia, quale esponente dei Partigiani
cristiani,in sostituzione del Comandante Galileo Vercesi fucilato a
Fossoli.
Arrestato a Milano e portato in carcere a Como, riesce a fuggire con
l’aiuto di una suora provocando un corto circuito che fa precipitare
il carcere nel buio.
Svolge un ruolo molto importante al punto da essere uno dei sei capi
che sfilano alla testa del corteo dei partigiani vittoriosi alla
liberazione di Milano, il 5 maggio 1945 in Piazza Duomo.
Oltre alle attività operative di lotta nella resistenza, aveva anche
la funzione di intendente e tesoriere del Comando generale, si
conquistò nell’ambiente partigiano apprezzamenti per la puntualità
quasi “maniacale” nel presentare a guerra finita i rendiconti delle
cifre ricevute a sostegno dei costi della lotta partigiana e i
relativi importi di spesa.
A questo riguardo fu preziosa l’attività di raccolta fondi su Milano
per la quale si giova di un rapporto privilegiato con Enrico Falck,
il grande imprenditore che, con suo padre Giorgio Enrico, aveva
fondato l’azienda siderurgica omonima di Sesto San Giovanni alle
porte di Milano.
Quanto alla sua attività partigiana, e in particolare per i servizi
resi alle Forze armate americane, fu insignito nel luglio 1945 dal
Comandante in capo delle forze alleate in Italia generale Mark Clark
della bronze star Usa.
Nella motivazione c’era scritto: “Dimostrando sorprendente
abilità e talento, unitamente a grande lealtà ed eroismo
nell’effettuare il piano dei comandi alleati, egli utilizzò i mezzi
a sua disposizione a favore delle forze alleate”.
Eppure di recente qualcuno oltreoceano ha tentato di infangarne la
memoria tacciandolo di fascismo e mettendo in dubbio la sua lealtà
rispetto ai valori della Resistenza. Niente di più falso: a
dimostrarlo parlano i fatti e le azioni con cui quest’uomo
straordinario ha tentato sempre di servire il suo paese.