Una mostra per un’umanità sofferente
MOSTRA FOTOGRAFICA "U CIARDUNI"
CANTIERI CULTURALI ALLA ZISA
a cura di Sara La Corte e Manuela Mancia Classe 4D
Giorno
9 novembre alcune classi del nostro istituto, tra cui la nostra
(4°D), hanno visitato presso i cantieri culturali della Zisa la
mostra fotografica di Salvo Valenti e Michele Di Leonardo.
Grazie a questo incontro noi ragazzi abbiamo avuto l’occasione di
scoprire e comprendere una realtà nuova e diversa, da poter
osservare attraverso una prospettiva differente.
Il tema del carcere si misura con sensibilità diverse che
trascendono la dimensione artistica della fotografia sociale, il cui
scopo è quello di aprire squarci su realtà difficili.
In concomitanza alla mostra dell’Ucciardone abbiamo avuto la
possibilità di osservare una serie di foto presentate con il titolo
“Quelli de l’ora”: 19 fotografi come Letizia Battaglia, Ernesto
Battaglia e Maurizio D’Angelo hanno racchiuso in uno scatto storie e
momenti drammatici; tale esposizione rappresenta ancora oggi una
denuncia di tematiche importanti come la mafia.
Abbiamo
avuto l’occasione di intervistare il fotografo Salvo Valenti
ponendogli alcune domande riguardo l’esperienza fotografica vissuta
all’intero del carcere dell’Ucciardone.
●Perché ha deciso di fotografare i detenuti?
Per la passione che un fotografo ha; infatti è un obbiettivo sociale
poter raggiungere questi posti, o meglio ancora REALTA’ come il
campo room o entrare all’Ucciardone; quindi per ogni artista è un
traguardo da realizzare.
●La realtà che ha fotografato nei film viene falsata?
Non penso, perché le celle sono celle, il carcere è carcere…
Sta nella bravura dell’attore e del regista interpretare bene la
realtà della detenzione.
●C’è stato qualcuno di loro che ha creato problemi nel farsi
fotografare?
Nessuno, gente normale, umana e cordiale nei nostri confronti; chi
non voleva farsi fotografare poiché non aveva firmato la
liberatoria, si metteva in disparte senza intralciare il “lavoro”.
●Qual è il caso che l’ha colpita di più?
Uno degli elementi che mi hanno maggiormente colpito è stata la
visione dei panni stesi dei detenuti, perché quand’ero bambino e
passavo di lì con mio padre mi suscitavano molta curiosità; e di
conseguenza non sapevo ancora cosa fosse il carcere o la detenzione
stessa; quindi quando ho avuto la “fortuna” di poter entrare sono
riaffiorati in me ricordi come se il tempo si fosse fermato a
quand’ero piccolo.
Mentre l’altra situazione che mi ha colpito ulteriormente è stato il
tempo, in quanto noi viviamo in una vita frenetica, quindi i minuti
e le ore volano, ma lì dentro non è così…perché il singolo minuto
sembra un’ ora e l’ora un’eternità.