IL GATTO SELVATICO
La rivista di Mattei per raccontare la “sua Africa”

Angelo Bonanno e Enrico Vitale 3D

il Gatto SelvaticoEnrico Mattei è stato un imprenditore, politico, partigiano e dirigente pubblico Italiano.
Nel 1945 fu nominato commissario liquidatore dell'Agip, dove, invece di seguire le istruzioni del Governo, riorganizzò l'azienda, fondando nel 1953 l'Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), di cui l'Agip divenne la struttura portante.
Sotto la sua guida l'ENI diventò una multinazionale del petrolio, protagonista del miracolo economico postbellico.
Nel luglio 1955 esce il primo numero del "Gatto Selvatico", rivista dell'Eni fortemente voluta da Enrico Mattei, che ha condiviso e discusso con il direttore Attilio Bertolucci il progetto di una pubblicazione interna, che si rivolge ai dipendenti Eni attraverso pagine a colori, vignette e resoconti di vita aziendale.
La rivista aziendale dell’Eni non mancò, sebbene in un registro leggero e divulgativo, di affrontare le tematiche “estere” del gruppo aziendale, anche attraverso approcci per così dire indiretti, ad esempio riservando spazio alla letteratura e alla poesia africana, nell’intento di contribuire a diffondere anche in Italia una cultura che rimaneva sconosciuta, o comunque relegata a “sottocultura”.
“Gatto selvatico” era la traduzione del termine inglese wildcat con cui venivano indicati il pozzo esplorativo e i ricercatori di petrolio.
La creazione della rivista aziendale rientrava in una più generale strategia di comunicazione intrapresa da Mattei fin dai tempi dell’Agip, nell’immediato dopoguerra, e poi soprattutto a partire dal 1952.
“Il Gatto Selvatico” nasce dunque per rispondere a tre grandi esigenze avvertite con estrema chiarezza dalla dirigenza Eni: coltivare ed indirizzare il sentimento di appartenenza all’azienda, valorizzare il carattere storico dell’impresa e definire ed inquadrare il carattere istituzionale dell’Eni e la sua strategia aziendale all’interno del quadro nazionale e internazionale.
Ed è appunto con riguardo a quest’ultimo aspetto che si inserisce l’attenzione riservata alla politica terzomondista dell’azienda, ed in particolare alla politica nei confronti del continente africano. Il progetto di Mattei di sviluppo dell’Africa poté inizialmente avvantaggiarsi di un sostanziale disinteresse da parte delle grandi multinazionali, che non credevano nello sviluppo economico del continente e quindi non lo ritenevano luogo privilegiato di investimento.
Da qui l’illuminazione di Mattei di fare di questa debolezza un punto di forza, con la creazione di un sistema africano di raffinazione basato su compagnie miste tra Eni e governi locali.
Gli articoli su questi aspetti della politica aziendale iniziano ad occupare le pagine della rivista soprattutto a partire dal 1957.
Già il 1956 aveva visto i primi importanti successi della lotta anticoloniale con l’indipendenza di Marocco e Tunisia.
L’espansione africana di Mattei andava dunque a sovrapporsi al processo di indipendenza del continente africano, e questo in qualche modo sottolineò il valore dell’Eni e della sua scelta di creare accordi con i nuovi governi.
Gli articoli narravano le condizioni dei lavoratori negli impianti africani in Marocco, in Algeria, in Tunisia, in Egitto, in Ghana, in Nigeria, in Tanganika. Oltre a esaltare il coraggio e le competenze tecniche degli uomini Eni, gli articoli erano sempre l’occasione per tracciare affreschi dei paesi africani di recente indipendenza, da cui ben emergeva la visione anticolonialista del gruppo imprenditoriale.
Spesso veniva sottolineato il rapporto privilegiato tra Mattei e i governanti locali.
Quello che sempre veniva rimarcato con grande enfasi in queste notizie erano le “condizioni di parità” che caratterizzavano le intese tra l’Eni e i paesi africani, su un piano di uguaglianza assoluta e di rispetto, ed erano indirizzate a fissare semplici collaborazioni economiche o a regolare una presenza più strutturale dell’azienda attraverso propri impianti di estrazione petrolifera.
E ciò veniva sottolineato rimarcando la netta rottura con il passato di sfruttamento senza contropartita, portato avanti dai paesi colonialisti con la scusa di portare “civiltà e benessere nei Paesi che tenevano in soggezione”.
La “politica democratica dell’Eni in Africa e Medio Oriente”, politica di rottura dei cartelli internazionali, priva di sottintesi e di limitazioni politiche, aveva aperto ad una nuova era dei rapporti tra Europa e mondo ex coloniale.