Mi sono ritrovata in casa, da un momento all’altro, obbligata a
vivere una realtà che fino a pochi mesi fa non mi sarei mai
immaginata. Abituata a sentire attraverso la televisione o leggendo
su internet varie problematiche che non mi hanno mai riguardata in
prima persona, adesso mi ritrovo a vivere una situazione difficile
da gestire e da comprendere. Ascoltando il telegiornale e parlando
con i miei genitori, mi hanno spiegato cosa sta accadendo in questo
momento in Italia: un terribile virus, molto aggressivo e facilmente
trasmissibile, sta infettando il nostro paese causando molti
decessi, soprattutto di persone anziane e con patologie gravi.
Purtroppo il nostro servizio sanitario non era pronto ad affrontare
un’epidemia di questa portata e non sapendo come gestirla si è
diffusa in maniera catastrofica. Il nostro governo ha tentato di
fronteggiare il problema consigliando ai cittadini di limitare le
uscite, per contenere il contagio e salvaguardare la vita dei nostri
cari e la nostra.
Questa situazione ha creato grande trambusto e animato grande panico
e paura tra i cittadini che hanno reagito, secondo me, nel modo più
sbagliato che potessero fare, per esempio prendendo d’assalto i
supermercati per paura di rimanere sprovvisti in previsione di una
possibile quarantena. Nel mio piccolo tutto questo è un po’
incomprensibile, ma col passare del tempo, rinchiusa in casa, posso
cercare di capire l’ansia e la preoccupazione della gente perché
l’ho avvertita nei miei genitori e vissuta in prima persona, visto
che noi figli rappresentiamo il loro primo pensiero. Ho visto la
paura negli occhi di mio padre che, per senso del dovere, continua a
lavorare, prestando il suo aiuto a questa causa, ma con il timore di
poter portare in casa il virus. Vedendo in casa i sacrifici dei miei
genitori mi arrabbio nel vedere la superficialità di tutte quelle
persone che non seguono le direttive del governo, continuando a fare
una vita normale, quando di normale non c’è proprio nulla. Ho
sentito diverse notizie su ragazzi che studiavano o lavoravano al
Nord che, impauriti dalla situazione abbastanza grave, sono scesi
giù al Sud dalle proprie famiglie. Questo comportamento da molti è
stato considerato da irresponsabili, ma io da ragazza, mettendomi
nei loro panni, posso capire la loro ansia di potersi trovare malati
lontani dalla propria famiglia. L’unica cosa che posso magari
contestare è non avere rispettato le eventuali procedure che
avrebbero evitato l’aumento del contagio.
Una delle problematiche più discusse del periodo è stata sia la
disinformazione, che ha causato la superficialità con cui è stata
affrontata la situazione sia l’utilizzo sbagliato dei social che
hanno diffuso “fake news” alimentando la paura e l’ansia della
popolazione, in particolare dei più giovani che sono facilmente
manipolabili, specialmente dalle nuove tecnologie. Queste, se usate
in maniera adatta, possono essere di grande aiuto. In questo periodo
infatti i nuovi mezzi ci stanno permettendo di continuare a studiare
e imparare attraverso didattica a distanza e lezioni online.
Inizialmente queste novità hanno destabilizzato un po’ tutti, sia
alunni che professori, ma la voglia di normalità ci ha permesso di
abituarci all’idea e di lavorare nonostante le difficoltà.
Questo virus mi ha portato via tante cose e mi ha fatto apprezzare
ancora di più tutto ciò che avevo: la mia quotidianità, gli amici,
abbracciare le persone, persino alzarmi presto la mattina per andare
a scuola mi manca. Ho avuto del tempo per me stessa e ho capito
quanto fossero importanti determinate cose come giocare con i miei
cugini, i pranzi della domenica dalle nonne o semplicemente la
libertà di fare una passeggiata con le mie amiche.
Non so con certezza il modo con cui la società riuscirà ad uscire da
questa terribile situazione, ma comunque spero che ci serva da
lezione per capire quali sono le cose da non sottovalutare nella
vita. Spero che di questa esperienza la società faccia tesoro
prendendo i “lati positivi”, come il forte senso di collettività,
l’aiuto verso il prossimo, la grande beneficienza che è stata fatta
per aiutare gli ospedali e la protezione civile che sono stati in
prima linea per aiutare tutti noi.
Ogni giorno spero di ascoltare un messaggio dal nostro Presidente
del Consiglio Conte che ci informi con entusiasmo che finalmente,
grazie a tutti i sacrifici fatti, l’Italia ha vinto la sua battaglia
contro il Covid-19.
Alice Campisi 2E