Siamo agli inizi dell’anno 2020 e tutto il mondo sta vivendo un
periodo terribile che rimarrà nella storia e sicuramente noi
adolescenti di oggi racconteremo ai nostri figli tutto quello che
sta accadendo. Il male è COVID -19, cioè un nuovo virus che provoca
polmonite con gravissimi problemi respiratori e febbre alta che
porta alla morte. Tutto inizia in Cina, precisamente nella città di
Wuhan, primo focolaio di casi di polmonite, e successivamente venne
identificato questo coronavirus come causa di una nuova epidemia. In
pochissimi giorni tale epidemia, purtroppo, si trasforma in
pandemia. Italia, Spagna, Francia, Germania, Inghilterra, America
diventano paesi fantasmi perché le autorità iniziano a prendere seri
provvedimenti per le proprie regioni e città, quindi tutto si ferma:
negozi chiusi, tranne supermercati, farmacie, panifici e fabbriche
che producono beni essenziali, ma anche scuole, palestre e scuole di
danza, ristoranti, pub, bar; insomma tutto ciò che non è di prima
necessità.
Qui in Italia inizialmente le zone rosse, cioè le zone più colpite
dal virus, erano Lombardia, Piemonte e Reggio Emilia. Ma in pochi
giorni tutte le regioni divennero zone rosse. Dalle informazioni
televisive vedevamo numeri assurdi di contagiati e morti.
Le decisioni prese dal governo furono sempre più restrittive,
obbligandoci giustamente a non uscire da casa tranne in caso di
necessità, ad esempio soltanto per fare la spesa, ma usando guanti e
mascherine. Inoltre è obbligatorio mantenendo le distanze di 1
metro. Tutto questo perché il contagio avviene dalla saliva. Grazie
ai media siamo costantemente informati su tutto e ogni giorno ci
rendiamo conto della gravità di ciò che sta succedendo e di quello
che stiamo vivendo.
Ci siamo ritrovati tutti a stare a casa e per me è stato
inizialmente non sconvolgente, perché ritrovarmi con i miei genitori
e mio fratello non mi dispiace, insieme ci dedichiamo a preparare
dolci, pane, rivedere foto, video della mia infanzia, tutto quello
che solitamente non facevo per via degli orari scolastici e del
lavoro dei miei genitori, che spesso non erano a casa.
Per fortuna anche se apparentemente tutto si è fermato, grazie alla
tecnologia, si continua a svolgere ognuno le proprie attività da
casa, c’è chi lavora con il metodo dello “smartworking”, chi studia
virtualmente.
Io e le mie compagne facciamo lezioni online con i professori,
usando diverse applicazioni come: WeSchool e zoom. Questo nuovo
metodo di studio mi piace molto perché mi concentro di più e riesco
a prendere appunti facilmente essendo sola nella mia stanza.
Ovviamente mi manca il contatto fisico con le mie compagne,
condividere la ricreazione, le risate, ma soprattutto gli abbracci e
i baci. Mi manca uscire con le mie amiche, andare a fare shopping,
mangiare un panino e tutto quello che prima mi sembrava normale fare
adesso appare lontano e importante.
Rifletto e mi convinco sempre più che bisogna rispettare le regole,
soprattutto quando vedo in tv o leggo che molte persone non hanno
capito il serio problema che stiamo vivendo. Ad esempio i
supermercati sono presi d’assalto e durante le lunghe file per
potere entrare succedono liti e stanno senza mascherina e guanti. Mi
rattrista ascoltare testimonianze di gente disperata perché non ha
più lavoro e soldi. Le difficoltà sono notevoli per la popolazione,
soprattutto per i malati, soggetti a rischio e per quelle persone
che vivevano già con difficoltà e adesso sono nella disperazione.
Sembra una vera guerra, una guerra silenziosa, senza armi ma
pericolosa.
Mentre studio nel silenzio della mia stanza, ogni giorno sento
passare la macchina della protezione civile che ci comunica di
restare a casa, così come gli elicotteri che passano a quota bassa.
Del resto è quello che succedeva ai tempi della guerra con le armi.
Per fortuna oggi i Paesi Europei con la Russia, la Cina e l’America
in questo momento di seria difficoltà sono uniti e si aiutano a
vicenda. Non dimentichiamo che in questa “guerra” i veri eroi sono i
medici, gli infermieri, gli addetti alle pulizie, le forze
dell’ordine, chi lavora nei supermercati, farmacie e anche chi
governa perché ha una grossa responsabilità a prendere decisioni.
Nonostante le mie abitudini si siano stravolte, così come tutti, mi
ritengo fortunata perché non vivo situazioni di malattie, né tanto
meno mi manca il cibo e l’amore della mia famiglia. Essendo di
famiglia credente, bisogna solo pregare ancora più di prima, essere
sempre ottimisti, sorridere e divertirsi anche con poco.
Sicuramente non dimenticherò mai aver visto un’Italia così unita e
l’emozione che ho provato alle ore 18:00 nel cantare tutti insieme
l’Inno d’Italia.
Ho 14 anni, un’età particolare dell’adolescenza con vari problemi da
affrontare, ma non avrei mai immaginato di viverla rinchiusa a casa
per sconfiggere questo virus. Le mie paure e i momenti di sconforto
che raramente mi vengono si superano grazie alla voglia di vivere.
La Redazione