Niente
sarà più come prima.
Ce lo dicono in tanti, tanto che finiremo per crederci.
Ma io non ne sono così convinta. Non basta un ciclone che spazza via
tutto per produrre cambiamenti.
Cambieremo, certo. Ne usciremo diversi e feriti. Qualcuno peggio.
Ma saremo capaci di imparare dagli errori fatti? Saremo capaci di
leggere in modo leale la storia che ci ha preceduto e condotto sino
al punto in cui siamo? La storia siamo noi. Siamo noi, ognuno di
noi.
Perchè (e di questo sono convinta) è soltanto riconoscendo gli
sbagli che si potrà riorientare i nostri passi e le nostre azioni.
Al momento attuale è dedicata la grande parte dello Strillone edizione
2019/20, alle paure, alle ansie, ai desideri di normalità, alle
riflessioni esistenziali. Ma anche alla fantastica capacità di
esorcizzare il dolore e la paura del popolo siciliano che, usando
tutti i mezzi, ha confezionato ironici ed esilaranti contributi
audio, video e meme capaci di sdrammatizzare anche ciò che sembra
innominabile.
E poi tanto spazio è stato dedicato agli articoli sulla vita
scolastica bruscamente interrotta ma che già fino a Marzo era stata
piena di eventi memorabili da ricordare, alla musica ed alla poesia,
ai consigli di lettura e di film da vedere. Insomma, un numero unico
ma densissimo!
Anche quest'anno non c'è una Redazione vera e propria. Insieme a noi
docenti, prof.sse Mirella Buttitta e Rosaria Cascio, che curiamo Lo
Strillone sin dalla sua primissima edizione nel 2011, ci sono tutti
gli studenti e le studentesse che, liberamente o su sollecitazione
dei prof., inviano i loro contributi. E quest'anno Lo Strillone ha
coinvolto anche Pia Blandano, dirigente del Liceo Regina Margherita
sino all'anno scorso,
i professori poeti
insieme allo stesso DS ed alla DSGA Elvira Sciurba, i colleghi
musicisti e gli alunni del musicale, i docenti e gli alunni di tante
classi, alcuni genitori. Insomma, davvero un numero corale!
Tanto da leggere, tanto su cui riflettere, tanto da ascoltare!
Quest'anno.... ci siamo superati!
L'articolo di apertura è del nostro nuovo Dirigente Domenico Di
Fatta che si rivolge ai nostri alunni con una lettera.
Prof.sse Mirella Buttitta e Rosaria Cascio
"E quindi uscimmo a riveder le stelle"
Dante , Inferno Canto XXXIV, 139
“Quale farmaco hai inventato per questa malattia?
- È la speranza”
Eschilo, Prometeo incatenato (v. 249-250)
Care ragazze e cari ragazzi,
non c’è dubbio che stiamo vivendo tutti un dramma collettivo a
seguito di un evento che non essendo in nessun modo prevedibile (un
cigno nero) ha reso impossibile qualunque forma di difesa. Nessuno
infatti era preparato ad un’ emergenza come quella che stiamo
vivendo.
Ci troviamo tutti in un tempo sospeso, con l’incertezza di un futuro
migliore che sembra non arrivare mai e con lo sguardo volto ad un
modo di vivere che è appena passato ma che sembra appartenere ad un
tempo lontano.
Come diceva Dante nel canto V dell’Inferno : “Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella
miseria;” (121-123)
Mentre vi scrivo mi scorrono davanti le immagini di queste giornate
e aggrappato alle curve dell’epidemia globale,sono anch’io in attesa
di vederle scendere.
Inizialmente ho visto che c’era una pericolosa sottovalutazione del
pericolo rappresentato dall’estendersi esponenziale del virus,
pensavate che fosse un’esagerazione, che la cosa non vi riguardasse
perché voi giovani vi sentite immuni da tutto.
Pensavate che il problema riguardasse solo gli anziani.
Credo che ormai abbiate capito che c’è in gioco il vostro futuro ed
è per questo che vi invito a riflettere che tra quegli anziani
potrebbero esserci i vostri stessi nonni
(che in questo momento
temono di morire da soli, tanto quanto i loro cari temono di non
potergli essere accanto ad accompagnarli con un’ultima carezza).
E comunque non siete stati soltanto voi a pensare inizialmente che
non fosse nulla di serio. Come ha scritto lo psicologo Paolo
Legrenzi ,è che “la mente umana è uguale a quella di quando c’erano
le epidemie in passato. All’inizio c’è la sottovalutazione, poi la
paura che diventa panico, e infine il sollievo. Questo è uguale, dai
Promessi sposi a oggi”.
Mentre voi soffrite questa insolita condizione di hikikomori
obbligati, costretti tra le mura delle vostre camerette simili ormai
a fortini digitali, con le chat che da rifugio sono diventate
prigione, tutto sembra essere un po’ incubo e un po’ sogno. Forse
siete però più ottimisti di noi e contate i giorni che mancano alla
“festa della liberazione” ,quando potrete di nuovo uscire.
So dai vostri professori che tenete duro. La stragrande maggioranza
di loro ha capito perfettamente la situazione in cui ci troviamo e
stanno rispondendo in maniera eccezionale a questa emergenza. Ed io
mi fido del loro buon senso e della loro professionalità.
Non è facile alla vostra età rimanere chiusi in casa,in un’età in
cui muoversi e vedersi è come respirare. Se vi è possibile, fate
esercizi fisici, ginnastica, flessioni, yoga. Sono antidepressivi
naturali. Ascoltate musica,leggete , guardate un buon film. Il web è
pieno di tutte queste cose. Lo conoscete meglio di me.
La nostra epoca era già sull’orlo della crisi, un’età di dispersione
e di caos in cui l’inquietudine era in aumento, un’epoca in cui
serpeggiava un malessere diffuso, dominata da quelle che Spinoza
chiamava “le passioni tristi”. Un’epoca in cui l’incertezza vi ha
portati a chiudervi in voi stessi.
Noi, come generazione, forse non siamo stati in grado di
ascoltarvi, di educarvi, di trasmettervi quelle parole, quei
discorsi che potevano esservi d’aiuto adesso.
Forse avremmo dovuto
dirvi che la vita comprende in sé la morte e che questo è naturale.
Avremmo forse dovuto prenderci maggiore cura di voi invece di
lasciarvi soli davanti al computer o allo smartphone, avremmo forse
dovuto essere meno accondiscendenti verso le vostre richieste.
Siete stati definiti come la generazione del “tutto e subito” e
probabilmente è vero. E adesso, in questo nuovo tempo, in questa
nuova dimensione in cui tutti ci siamo trovati catapultati
all’improvviso, dobbiamo fare i conti con un’altra realtà.
Voi giovani siete sempre stati in movimento e il movimento stesso
era ciò che definiva meglio a livello globale la nostra epoca, e
adesso vi ritrovate a dover star fermi in una stanza, se avete la
fortuna di averla.
Non vi abbiamo preparato a questo, non eravamo pronti neanche noi.
Per questo è importante procedere insieme, perché soltanto tutti
insieme e uniti potremo farcela.
Mentre ormai la nostra vita scorre tutta dai device digitali, ci
accorgiamo di quanto ci manchino i rapporti umani. In questi giorni
in cui per necessità vi ritrovate a dover rinunciare a quella che
fino ad ieri era stata la vostra vita, a vedere i vostri amici, ad
uscire da casa alle dieci di sera perché la notte era il vostro
spazio-tempo,in queste giornate di forzato isolamento spero che la
scuola riesca ad esservi vicina non per mettere un voto ma per
rassicurarvi e sostenervi .
In questi giorni magari avete paura, vi sentite smarriti, in ansia,
avendo perso i contatti fisici con i vostri amici. La vostra routine
è stravolta.
I vostri docenti vi sono vicini e vi assicuro che stanno facendo uno
sforzo enorme per adeguarsi anche loro ad una situazione che è del
tutto eccezionale, come anche il personale Ata alle prese con un
lavoro agile che tanto agile non è.
Una cosa importante : ricordatevi dei vostri compagni più deboli e
in difficoltà maggiore rispetto a voi, non fateli sentire più soli
di quanto non lo siamo già tutti.
Il momento è difficile, ma passerà. Cito spesso una frase di Edoardo
De Filippo : “Ha da passà a’ nuttata” e così sarà.
Ma dopo, come sarà ?
Permettetemi una citazione da “Kafka sulla spiaggia” , il libro di
uno scrittore giapponese contemporaneo , Haruki Murakami :
“Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai
neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi,
non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto
non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo
stesso che vi è entrato” .
Quando usciremo da questa esperienza, dovremo farne tesoro, dovremo
trovare un senso a quello che è accaduto,dovremo tutti sbracciarci
per ricostruire.
Perché se davvero avremo imparato la lezione che quest’emergenza
nostro malgrado ci sta impartendo, è che forse dovremo rivedere i
nostri valori e il nostro modo di vivere.
Non dimentichiamo quanto sta accadendo.
Proviamo a guardare oltre mentre ancora siamo chiusi nelle nostre
case e cerchiamo di trarre da questa impensata situazione una nuova
energia, facciamola diventare un’occasione di trasformazione. ( Per
esempio , l’ambiente oggi è incredibilmente più pulito, quindi
bastava fermarsi un po’. ..) .
Basta così, non voglio annoiarvi troppo .
Nel raccomandarvi di
rispettare le regole che quest’emergenza ci impone, un caro saluto
e arrivederci a presto
Il vostro preside
momenti di danza... casalinga! Brave le nostre alunne del Liceo
Coreutico!
(guarda i video cliccando sulle foto)