Tutti
inclusi, nessuno escluso! Ben detto se appartenesse ad un evento
felice ma la realtà è ben diversa e assai più triste.
A cavallo tra il 2019/2020 nel mondo intero comincia a circolare la
notizia di un’epidemia da virus in Cina, esattamente nella città di
Wuhan,
“il Coronavirus” o più scientificamente Covid-19, le cui
caratteristiche non sono ben determinate ma, di certo, con capacità
di trasmissione da uomo a uomo.
La velocità di trasmissione e la sua virulenza hanno costretto in
breve tempo l’OMS a dichiarare 11 marzo 2020 il coronavirus una
pandemia!
Da quel giorno l’ansia, la paura del contagio e la preoccupazione
della mancanza di immunizzazione verso quel virus altamente
aggressivo appartiene ad ogni singolo individuo del mondo.
La nostra amata Italia, per decisione del presidente del Consiglio,
si chiude. Il Governo delimita le zone più colpite e, a più step,
chiude attività commerciali, cinema, teatri e inevitabilmente le
scuole per ogni ordine e grado.
Ecco che da Mamma, già nell’essenza, pronta a tutelare la salute e
il benessere in toto del proprio figlio, si aggiunge una maggiore
preoccupazione: la scuola!
I genitori d’Italia si trovano nella posizione di vedere i propri
figli affrontare e portare a termine l’anno scolastico 2019/2020
attraverso la didattica a distanza al fine di tutelare il diritto
all’istruzione.
Il principio di base della didattica a distanza è proprio quello di
mettere in comunicazione anche virtuali due mondi separati e quindi,
in questa situazione di emergenza, questo è l’unico strumento
possibile da utilizzare. Nel mio caso specifico, avendo una sola
figlia ad un età ormai lontana da quella infantile, non mi preoccupa
tanto la gestione in termini di tempo/luogo/strumento, quanto,
semmai, la capacità di apprendimento attraverso strumenti
tecnologici, che sono molto lontani dal contatto umano a cui i
nostri figli e alunni erano abituati.
A distanza di due settimane dall'inizio della didattica a distanza,
superato l’empasse dei primi giorni e grazie alla disponibilità dei
professori, al loro impegno e costanza nello scandire gli
appuntamenti in video conference, procede tutto con regolarità. Per
quanto possibile i professori ritagliano anche uno spazio per fare
da motivatori: si confrontano, si raccontano per essere vicini ai
ragazzi, dare loro sostegno e spronarli a superare questo momento
critico. Per cui io potrei dire: “andrà tutto bene”.
Ma se provassi ad immaginarmi in una famiglia con tre figli a casa,
a tre età differenti, tre percorsi scolastici diversi, di certo non
godrei della mia attuale tranquillità. Avrei, in primis, la
difficoltà degli strumenti tecnologici che, per quanto disponibili,
magari non sarebbero fruibili in contemporanea.
La didattica a distanza dettata dall’emergenza ma a tutela di un
diritto, avrebbe dovuto tenere conto dei vari contesti familiari e
delle diverse situazioni economiche socio-culturali e permettere a
tutti, nessuno escluso, di avvalersi degli strumenti idonei e
adeguati.
Auguro ai nostri ragazzi, di tornare presto alla loro vita e a noi
adulti alla nostra, ognuno nel suo ruolo sociale.
Per i nostri ragazzi la vita a scuola non è convertibile, nessuna
video-conference potrà sostituire uno sguardo, un rimprovero, un
incoraggiamento per non parlare anche di tutto il mondo che li
circonda oltre alla scuola.
Francesca Giglio, mamma alunna di 3E