50 anni dopo la Strage di Piazza Fontana per non dimenticare
L’aspetto più inquietante di tutta la vicenda , ma anche di gran
parte di altri episodi terroristici è l’intreccio di connivenze e
complicità tra terroristi, esponenti dei servizi segreti italiani e
servizi segreti di paesi in teoria “amici”. Ma quale fu l’obiettivo
perseguito? Destabilizzare l’Italia, favorire l’avvento di un
governo autoritario e indebolirla sul piano economico, visto che la
sua crescita e il suo protagonismo con i paesi mediorientali dava
fastidio a chi era abituato a comandare. Eppure la repubblica
italiana con tutti i suoi difetti non crollò, perciò, come scrive De
Gregori:
“viva l’Italia …..l’Italia che resiste.
Ma procediamo con ordine
Il 12 dicembre 1969 è stata una delle giornate più sature di orrore
per la storia italiana. Tutta l’Italia e in particolare Milano e
Roma vivevano l'inizio di quella che poi verrà chiamata la strategia
della tensione. A Milano a piazza della Scala viene denunciata la
presenza di una borsa sospetta,dentro alla quale vi era una bomba
non ancora esplosa o forse mal funzionante. Sarebbe stato forse
l'indizio utile a risolvere le indagini ,se non fosse stata fatta
brillare dagli artificeri, facendo luce su indagini che riguardavano
non solo questo caso ma altri: l'ordigno alla Banca Nazionale del
Lavoro, quello a piazza Venezia a Roma, ma soprattutto quello alla
Banca nazionale dell'agricoltura a piazza Fontana, a Milano. E'
proprio in quest'ultimo caso che la strategia della tensione è stata
efficiente, 17 morti e 88 feriti. Per comprendere le ragioni che
hanno spinto i terroristi è doveroso sviscerare la vicenda. Alla
banca nazionale dell'agricoltura era un pomeriggio un po’ più
impegnativo degli altri, decine se non centinaia di persone erano
presenti,tra lavoratori e clienti per lo più agricoltori, era
infatti un pomeriggio caotico e rumoroso tipico degli uffici,che
venne messo a tacere da 7kg di tritolo. Chi potrebbe essere stato il
regista di questa scena di orrore? E chi o cosa lo avrebbe spinto a
posizionare una bomba sotto al tavolo di una banca così affollata?
Erano domande che si poneva tutto il popolo italiano comprese le
forze dell’ordine che fin da subito aprirono le indagini,indagini
che puntavano il dito sui gruppi anarchici. Nei giorni successivi
vennero interrogati moltissimi anarchici e solo due simpatizzanti
della estrema destra, ma quasi subito venne accusato l’anarchico
Giuseppe Pinelli di aver ricevuto del tritolo da Parigi. Giuseppe
Pinelli venne rinchiuso in una cella di sicurezza a Milano e
interrogato per giorni,fino a quando il suo corpo volò dalla
finestra dell'ufficio del Commissario Luigi Calabresi, ufficio
ubicato al quarto piano della questura di via Fatebenefratelli.
Attorno alla morte di Pinelli ruotavano molte ipotesi: suicidio,
omicidio o semplicemente uno scherzo del destino!Venne ritenuto
innocente Calabresi poiché non era presente in ufficio al momento
della disgrazia e venne spiegata con un malore e una caduta
accidentale la morte del giovane anarchico. Nonostante molti
escludano che gli anarchici abbiano ideato le stragi, il successivo
capo espiatorio è Pietro Valpreda, anarchico, accusato da un
tassista di essere uscito dall'auto con una borsa nera e di non
possederla più al suo ritorno. Valpreda è innocente ma solo il 29
dicembre del 1972 verrà messo in libertà provvisoria in attesa del
processo grazie ad una legge apposita che prende il suo nome.
Durante gli anni successivi sarebbe stato scoperto che le borse
utilizzate per le stragi erano state acquistate a Padova e i timer a
Venezia,e dopo svariate indagini vennero accusati Franco Freda e
Giovanni Ventura esponenti di Ordine Nuovo ,associazione
terroristica di Estrema Destra. Alle indagini su Valpreda e Freda si
intrecciano quelle su Rauti e Giannettini ,quest'ultimo facente
parte del Sid, cioè del Servizio Informazionde Difesa, in stretti
rapporti con servizi segreti esteri e inizialmente scappato
all'estero per sottrarsi all’arresto. La giustizia Italiana sembra
non essere pronta al giudizio finale,affidando il caso prima alla
Procura di Milano e poi anquella di Catanzaro. ,Nel 1979 sembrava
che si fossero trovati i nomi dei colpevoli,dunque vennero
condannati all'ergastolo Freda Ventura e Giannettini, ma poco dopo
nel 1981 vennero scagionati per insufficienza di prove. La corte
d'appello di __Bari si occupò successivamente del caso, ma nel 1985
si richiude il processo senza rendere giustizia alle famiglie delle
vittime.
L'Italia del 12 dicembre
L'Italia con le bandiere
L'Italia nuda come sempre
L'Italia con gli occhi aperti nella notte triste
Viva l'Italia
L'Italia che resiste
Gabriel D’Alba V D