Le origini ormai si sono perse nel tempo, come anche
il significato del suo nome, ma è certo che la Capoeira
era un'arte creata da uomini solo successivamente
diventati schiavi.
Giovani africani, un tempo liberi, praticavano
quest'arte forse come rito di passaggio al mondo degli
adulti. Quando si ritrovarono schiavi, incatenati come
bestie alle mani e ai piedi, nelle terre del Sud
America, usarono l'unico loro retaggio culturale, simile
ad una lotta, e lo arricchirono di musiche e canti,
confondendo i loro schiavisti, convinti che stessero
semplicemente svolgendo una danza religiosa.
E poi la ribellione, la fuga dalle piantagioni in cui
erano prigionieri, la ricerca della libertà, la
formazione di comunità dove ogni singolo abitante era
uguale all'altro e dove tutto ciò che si produceva era
utilizzabile da tutta la comunità: questo fecero, ad
esempio, i Quilombos, nell’ormai famoso villaggio,
quello di Palmares, e la storia di colui che venne
considerato il suo re, Zumbì.
La Capoeira, nel suo piccolo, ripropone lo stile di vita
di Quilombos, dove tutti sono considerati uguali e
fratelli, dove le diversità fisiche prima e
socioculturali poi si annullano, perché la Capoeira è
un'arte nata povera e nell'arco degli anni non ha
avanzato pretese; appartiene culturalmente ai poveri,
infatti per fare Capoeira non serve nulla, né
protezioni, né tatami, né attrezzi ginnici, né armi,
soltanto molta volontà e coraggio.
La sua storia è pregna di povertà, umiliazione,
angoscia, morte, ma anche di brama di riscatto morale e
sociale, di desiderio di rivincita e di memorie del
proprio passato.
Molte sono le canzoni della Capoeira che richiamano i
soprusi che le popolazioni africane, dovettero e devono
ancora subire e che ricordano la loro identità storica e
l'importanza del loro passato.
C’è una famosa canzone “Ás Vezes Me Chamam De Negro” che
così canta << Qualche volta mi chiamano negro, pensando
di volermi umiliare ma quello che loro non sanno ed è
quello che mi fa ricordare, che io vengo da quella razza
che ha lottato per la sua libertà... che ha fatto
sorgere da una danza, una lotta che può uccidere.
Capoeira arma poderosa, lotta di liberazione, bianchi e
neri nella roda si abbracciano come fratelli...>>.
Sono questi i motivi che rendono così emozionante la
Capoeira, non soltanto la musica dal ritmo a volte
trascinante e coinvolgente, a volte mistico e profondo;
l'assenza di staticità dei movimenti finanche nella
guardia; il completo e complesso utilizzo di tutti e
quattro gli arti sia a scopo offensivo che difensivo; il
coinvolgimento sempre costante del gruppo pronto a dare
un'energia particolare ad ogni singolo capoerista.
Insomma, una danza composta da un miscuglio di
sentimenti ed emozioni definiti con una sola parola
portoghese: “Axè”.
Chiara Sempreviva IVH
SOMMARIO DEL 2°NUMERO