Riunione tenuta dal Prof.Mario Gandolfo Giacomarra
Ogni fenomeno migratorio parte da uno squilibrio, economico,
sociale, politico, tra popolazioni più o meno vicine tra di loro. Vi
è un fattore di richiamo e un fattore di spinta: lì dove c’è un
vuoto sociale,altri popoli offrono braccia lavoro.
In Sicilia vi furono due flussi immigratori: il primo va dal
1000-1100 e il secondo va dal 1450-1550. Il primo flusso fu quello
gallicano originario del Monferrato dove si trovavano vari nuclei in
conflitto tra di loro.
Coloro che persero furono espulsi e dovettero trasferirsi al Sud
Italia.
Gli immigrati del Monferrato sono rimasti fedeli alla loro identità
e la loro espressione più forte è la lingua. Infatti vengono
chiamati mezza lingua. Per quanto riguarda la religione e la
metodologia si sono intrecciati a quelli siculi, tranne alcune
eccezioni , come ad esempio, la tradizione della gara del palio che
si svolge a Piazza Armerina.
Il secondo flusso immigratorio, anch’esso determinato da motivazioni
politico-belliche, fu quello degli albanesi poiché nel 1500 furono
aggrediti dai turchi.
Il ceto sociale che immigrò fu quello alto, come nobili e guerrieri.
Essi sbarcavano tra Mazzara, Sciara e Campofelice di Roccella e
cercavano asilo politico.
L’arcivescovo di Monreale permise l’immigrazione. Questa popolazione
portò culti di tipo bizantino poiché la loro identità era fortemente
religiosa e continuò a mantenere la lingua d’origine.
I diversi nuclei furono invitati ad insediarsi in terre isolate e si
divisero in tutta la Sicilia. Questi nuclei albanesi si distinguono
tutt’ora poiché mantennero la propria lingua(albanese) e la propria
religione.
Vi sono pure chiese albanesi con rito cattolico orientale con il
proprio vescovo e i papas (prete). Essi non consentivano i matrimoni
misti.
Le persone non albanesi venivano accolte con forza, così
assicurarono la conservazione della loro identità albanese. Nell’800
si fecero sentire anche i poeti albanesi come G.Pitrè.
Mentre i gallici si limitarono a conservare passivamente tratti
della loro cultura e ne fecero un patrimonio da conservare, gli
albanesi hanno difeso fortemente la loro identità e la continuano a
trattare attivamente facendone una bandiera della loro cultura,
distinguendosi dalle altre.
Però, non avendo una loro organizzazione agricola di lavoro, poiché
immigrarono nobili e guerrieri, hanno assimilato tecniche di lavoro
sicule. Quindi usano parole sicule riferite al mondo del lavoro
agricolo.
Nei primi del 900’ l’America coinvolta dalla prima rivoluzione
scientifica ha rappresentato un richiamo per il Sud Italia che fin a
quel momento non aveva conosciuto uno sviluppo economico.
Oggi vi è un processo immigratorio differente poiché si vengono a
creare spazi nella società in quanto vi sono aspirazioni diverse da
quelle di un tempo.
Si ha una maggiore aspirazione per il proprio futuro e i vecchi
lavori manuali come quello del contadino vengono screditati. In
passato prevalevano i mercati locali, e i braccianti non avevano
altro a cui aspirare. Per colmare i vuoti sociali si arriva a creare
condizioni di osmosi all’interno del mercato di lavoro
internazionale. Infatti le industrie accoglievano i braccianti e il
vuoto lasciato dai braccianti era colmato dagli immigrati.
Oggi si parla di villaggio globale perché con il diffondersi della
comunicazione si è a conoscenza di cosa accade in tutte le parti del
mondo e non si è più all’oscuro gli uni dagli altri. Grazie ai
mass-media siamo innestati in un universo che ci rende vicini.
Con i mass-media i paesi poveri si rendono conto che si può
cambiare, che si può aspirare ad una vita migliore, considerando ciò
nasce in loro l’idea di immigrare. Quindi oggi l’elemento motore
dell’immigrazione sono proprio i mass-media, che soprattutto nei
giovani fanno nascere il desiderio di immigrare e di voler far parte
del mondo globale dei paesi ricchi.
Ogni stato ha processi politici di insediamento differenti, con
leggi diverse per ogni stato. Ad esempio, coloro che immigravano in
America dovevano dimenticare la propria cultura e dovevano acquisire
la cultura americana. Ma non tutti riuscivano a dimenticare il
passato. Anche in Francia si adottò l’assimilazione, ma questo portò
alla creazione dei ghetti.
Quando vi è l’immigrazione si deve convivere e non ignorare perché
questo non può determinare un insediamento. Si deve trattare
l’identità degli immigrati. E’ una condizione di partenza che serve
alla convivenza, serve a non creare una barriera di pregiudizi su
chi non si conosce. Per superare i pregiudizi su chi migra si deve
mettere in discussione se stesso.
Sonia Z., Maria Z., Sonia R., Chiara R., Nunzia P., Luigia P.
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