Riunione tenuta dal Prof. Marcello Saja
Le immigrazioni siciliane negli Stati Uniti iniziarono nel 1870.
Emergono studi recenti che legano la causa della migrazione alle
diverse condizioni culturali ed economiche e alla cattiva condizione
sociale della realtà siciliana.
La classe sociale che più risentiva di questa condizione era quella
dei contadini, i quali a causa della forte crisi agraria che
attraversava la Sicilia, erano sfruttati come forza lavoro nelle
campagne.
Per questa ragione essi abbandonavano la loro terra nativa per
raggiungere il nuovo mondo “L’America” sperando di fare fortuna,
e,successivamente,tornare in patria per investire i loro guadagni.
Gli immigrati, lasciando la loro patria, vendevano tutto ciò che
possedevano per intraprendere il lungo viaggio oltremare. Nonostante
tutto, questo enorme flusso migratorio non veniva considerato
soltanto come un fenomeno espulsivo ma anche come un fenomeno
attrattivo poiché coloro che partivano (marinai,pescatori,operai e
piccoli commercianti) erano stati bombardati
da
una forte propaganda favorita anche dalla distribuzione di manuali
che illustravano e valorizzavano le nuove possibilità lavorative
(manuale pratico dell’emigrante) e li sollecitava a partire per
migliorare le loro condizioni economiche e sociali. Di fatto
l’America offriva moltissimi posti di lavoro. All’inizio del 900’ vi
erano 5.000 agenti, rappresentanti delle compagnie di navigazione
italiana che traevano il 3 % sul prezzo di ogni biglietto venduto;
per arricchirsi ulteriormente ogni agente si creava una serie di
subagenti in tutti i luoghi, anche in quelli più sperduti creando
nuove possibilità lavorative.
Il territorio siciliano in quel tempo,
era suddiviso in diverse zone e, a seconda delle condizioni
economiche, diverse erano anche le condizioni delle emigrazioni e le
classi sociali. Infatti, a partire non erano solo le persone meno
abbienti, ma anche quelle benestanti.
Questi grandi fenomeni di
massa, diedero vita a delle società di mutuo-soccorso, ovvero
comunità nate in Sicilia dopo l’Unità,considerate come la prima
forma di organizzazione socialistica capace di garantire agli
immigrati privilegi e agevolazioni (pensioni,spese per funerali e
assistenza sanitaria) utili per poter integrarsi e sopravvivere
nella nuova città. Esse avevano anche il compito di garantire un
lavoro e una sistemazione per coloro che arrivavano, in cambio di
una paga mensile. Nonostante queste agevolazioni, prima di
raggiungere la mèta, gli emigranti dovevano sottoporsi a un lungo
viaggio faticoso in condizioni molto scadenti. Essi potevano portare
con loro oggetti di primaria importanza tra cui indumenti, cibo, e
ricordi dei propri familiari. Iniziavano la loro avventura su carri
trainati da cavalli per poter arrivare al porto,che riuscivano a
raggiungere dopo molte ore. Imbarcati sulla nave essi venivano
stipati dentro spazi invivibili e ristretti, correndo anche il
rischio di contagio e di epidemie. Infine, i pochi che riuscivano a
sopravvivere giungevano finalmente nel Nuovo Mondo, con la speranza
di esaudire i propri sogni e progetti per un futuro migliore.
Nicole Lo Cicero,Maria Inserauto, Floriana Loddo IV R
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