Giovedì 25 marzo alle ore 17:00 al teatro Biondo di
Palermo è andato in scena “Il piacere dell'onestà” di
Luigi Pirandello. Abbiamo voluto intervistare l'attore
protagonista di questa commedia, Leo Gullotta, che con
molta disponibilità ci ha accolto nel suo camerino prima
della rappresentazione.
Gli chiediamo: “Signor Gullotta
cosa le piace di questa opera di Pirandello?”
L.G: “Innanzitutto questo non è il primo spettacolo di
Pirandello che faccio. Il precedente spettacolo, che ho
portato in giro per tutta l'Italia per 5 anni con
grandissimo successo, era “L'uomo, la bestia e la virtù”
.
Quella era una commedia grottesca, questo invece è un
dramma grottesco, sempre nella linea dell'ironia
pirandelliana. “Il piacere dell'onestà” è uno spettacolo
senza tagli, senza riletture; abbiamo soltanto unito
(erano 3 atti e il terzo durava un quarto d'ora) il
secondo atto con il terzo per non interrompere la
tensione che in quel momento si crea.
“Che interpretazione vi è data
dell'opera?”
L.G: “Vi è data un'interpretazione che è il tema stesso
di quest'opera...c'è questa casina di cristallo che sta
in un bosco, perché oggi l'onestà è una fiaba; oggi chi
è onesto è alieno. L'onestà fa parte dell'uomo, della
natura dell'uomo ed è l'uomo che poi distrugge questo
valore, lo distorce, l'offende.”
“Ci parli un po' della trama
dell'opera”
L.G: “E' la storia di Angelo Baldovino, che io
interpreto, che è stato disonesto, ma avendo dei valori
attraverso le proprie azioni recupera l'onestà.
In mezzo ad un bosco, quindi tra la natura incontaminata
(infatti, a un certo momento a chiusura del primo atto
vedrete delle lucciole, generalmente presenti quando
l'aria è pulita) c'è questa casetta di cristallo che è
l'emblema della casa che allora (per Pirandello 100 anni
fa) come oggi rappresenta l'apparenza.
Poi accade che il ricco marchese Fabio Colli, separato
dalla moglie non ufficialmente, ha una segreta amante ,
Agata; la donna aspetta un bambino e allora per gli
altri, per l'apparenza, non si può far sapere la cosa,
perché altrimenti c'è lo scandalo, e allora bisogna
trovare qualcuno che faccia finta di essere un marito
vero, di essere un padre vero e quindi vanno in cerca di
un uomo che rappresenti questa figura finta.
Angelo Baldovino accetta perché ha bisogno di denaro,
però ad una condizione ovvero fare tutto per il valore
dell'onestà, chiedendo al signor marchese di essere
anch'egli tale. Ciò non avverrà.
La donna si manterrà anche lei onesta nel rapporto
casalingo, cioè non vorrà avere più rapporti con il
marchese. Quest'ultimo impazzisce perché, avendo denaro,
è convinto di poter riportare tutto come prima e, non
riuscendovi, prepara un inganno per fare andar via
Angelo, in modo scandaloso: inventa che l'uomo ha rubato
del denaro.
Baldovino è però un uomo intelligente e gli scopre il
gioco; quindi, non essendo stato il marchese onesto,
così com'erano rimasti d'accordo, quest'ultimo è
costretto a rubare quel denaro. E poi...vi lascio alla
visione...”
“Cosa c'è di attuale secondo lei?”
L.G: “Tutti quanti vogliono far vedere, proprio come
oggi, la propria casa come qualcosa di meraviglioso,
come se non fosse realmente una gabbia. Sembra un dramma
scritto stamattina ma Pirandello lo scrisse 100 anni fa
e quindi come vedete in 100 anni non è cambiato
assolutamente niente. Attraversiamo i temi di Federico
de Roberto de “I viceré” , di Giuseppe Tomasi di
Lampedusa de “Il Gattopardo”: cambiare tutto per non
cambiare niente. Ecco che tutto è rimasto fermo. Ma
l'uomo continua ad avere i fantasmi, il bisogno
dell'apparenza e da quel punto lì sembra che sia stato
scritto stamattina perché basta aprire i giornali per
vedere le follie di Berlusconi , di un uomo convinto che
perché ha i soldi può comprare tutto, può fare tutto,
può decidere tutto; l'apparenza ,quindi, è anche
l'ipocrisia e la disonestà.”
“Come ha voluto raccontare il suo
personaggio?”
L.G.: “L'ho voluto raccontare come un uomo solo. Oggi
chi è onesto è solo e quindi ho raccontato la solitudine
di un uomo nel suo scegliere, in questa situazione, la
chiave dell'onestà pur avendo attraversato la
disonestà.”
Quale valore ha trovato nell'opera?
L.G.: “Ho trovato che questi testi , scritti da uno dei
più grandi padri della letteratura italiana, un premio
Nobel, conoscitore perfetto della macchina teatrale,
fanno riflettere. La riflessione è una cosa molto
importante, emozionarsi e aprire i cassettini dell'anima
è una cosa importante.
Quali sono i tipici temi
pirandelliani che ritrova nello spettacolo “il piacere
dell'onestà”?
L.G.:”I tipici temi che ritroviamo sono l'ipocrisia, il
perbenismo, la diversità, i fantasmi dell'individuo e
della società, le pesantezze della società, la moralità
e l'onestà.”
Qual è stato il responso del
pubblico per questa rappresentazione?cosa pensa
bisognerebbe dare al pubblico in una rappresentazione?
L.G.: “Il pubblico rimane affascinato dal testo, lo
segue nonostante offra pensieri profondissimi perché
offerti con grande semplicità. La gente non uscirà da
teatro e penserà a dove ritrovare la propria macchina ma
ripenserà ai temi, rimarrà emozionato profondamente:
avrà trovato un'acqua da un ruscello sano. Quindi forse
al pubblico bisogna ridare il teatro con la “T”
maiuscola, senza ulteriori versioni editoriali che non
appartengono all'autore di fondo.”
E quindi questo spettacolo cosa
offre?
L.G.: “Questo spettacolo offre un teatro con la “T”
maiuscola. La scenografia, le musiche, i costumi; i miei
compagni di lavoro tutti altamente preparati e bravi.
Questo spettacolo quindi ridà al pubblico il modo di
offrirsi ad esso senza pirandellismi, cioè senza
rileggere ulteriormente i pensieri di Pirandello;
pensieri profondi che hanno bisogno di prendere
freschezza, leggerezza, di offrirli al pubblico non in
maniera contorta o complessa ma addirittura capaci di
riprendersi una sincerità recitativa con il pubblico.”
Invece cosa pensa della
televisione?
L.G.: “La televisione ha fatto cose straordinarie
quand'è nata; quando era in bianco e nero ha insegnato a
scrivere agli italiani, con un appuntamento ogni venerdì
sera ha insegnato il teatro, la domenica sera con i
romanzi sceneggiati ha fatto conoscere una serie di
importanti opere letterarie: dall'Isola del tesoro
all'Idiota di Dostoevskij..
Le conferenze politiche erano fatte con tanta
educazione, con grande rispetto tra le due parti. Quando
si scoprì (intorno agli anni settanta) che la
televisione entra per forza nelle case della gente, che
il cinema e il teatro si scelgono (scegliendo di
condividere quell'emozione con le 600 , 700 persone che
vi sono in sala) la televisione è diventata un mezzo per
vendere e, quindi, le multinazionali ,il profitto e
anche quello che essa rappresenta entra a forza nelle
case. Vendere, vendere, comprare e comprare.
Anche oggi si fanno delle cose eccellenti sia
giornalisticamente sia come trasmissioni, però molte
trasmissioni sono a uso e consumo di un abbassamento del
gusto del pubblico. Soprattutto dei giovani che non
sanno nulla. Queste trasmissioni sono fenomenologie: non
c'è il piacere del ragionamento, sono recepite
passivamente. E tutto questo abbassa il gusto, la
riflessione: tutto è indotto, manipolato, voluto! “Io ti
abbasso, tu non pensi più” così da non rappresentare un
virus per il potere.
Quale consiglio darebbe a giovani
ragazzi che vorrebbero intraprendere la carriera di
attore?
Il consiglio che io do, innanzitutto, è di studiare come
in tutte le professioni. Chi studia, chi sa ,chi è
curioso diventa più ricco mentalmente. Leggere,
incontrarsi, curiosare e sapere è una buona medicina per
la mente, sempre.
Si studia anche per fare il mio di mestiere; soltanto
che oggi il messaggio che dà la televisione è:”guarda
cara giovinetta o caro giovinotto basta che tu appari e
il denaro, il mondo, saranno tuoi!”. Non è vero nulla!
Questo è un mercato. L'hanno fatto diventare un mercato
.
Io penso che ognuno debba coltivare il proprio concetto
di dignità e quindi studiare perché questo mestiere lo
si fa studiando. Io ho 64 anni e più o meno sono 50 anni
che recito. So che questo mestiere ha tanti linguaggi:
quello del palcoscenico, della pedana, della telecamera,
della macchina da presa, del microfono; sono tutti
linguaggi che bisogna conoscere e studiare perché
l'improvvisazione non esiste, può durare poco ed è una
casualità. Fatti che appartengono non solo alla vita
politica la dicono lunga su chi manipola tutto questo...
. Quindi io dico: studiare, studiare e conoscere ,così
come si studia per qualsiasi altra professione; non è
apparire credetemi.
Infine, cosa ne pensa delle scuole
di recitazione che ci sono in giro oggi?
Ci sono tantissime finte scuole di pseudo-recitazione
che fanno pagare tanto. Ma i ragazzi, voi, non sapete
che vi manipolano anche lì e credete che è così che si
fa e le pagate per seguire un sogno, ma la verità è che
giocano con i vostri sogni. Sono poche le scuole
italiane valide.
Un scuola di recitazione seria (“il piccolo” di
Milano,il centro sperimentale di cinematografia,
l'accademia di Silvio D'Amico a Roma) propone 3 anni di
corso; non si studia soltanto teatro, recitazione, voce,
mimo, ma si studia anche cultura generale.
In queste scuole si entra per ammissione, ci sono delle
borse di studio e agli ammessi di ogni anno (credo 20)
non devono pagare nulla! Queste sono le scuole
vere...diffidate di chi vi chiede necessariamente il
book fotografico perché voi giovani giustamente non
sapete e quindi siete convinti che si fa così, ma non è
così. Quindi cercate di essere curiosi, ma soprattutto
di sapere, di informarvi. La serietà, in qualunque
professione, vi fa rimanere sempre in piedi.”
Articolo a cura di: Castiglione Simona
Intervista a cura di: Abbisogni Noemi e Castiglione Simona
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