Buongiorno. Le vorrei chiedere
che
rapporto ha avuto con lo studio
ai tempi delle sue scuole
secondarie e quale interesse
aveva per il mondo della
cultura?
L’interesse allo studio, quando
frequentavo le superiori, da
parte di noi alunni non era così
diverso da quello che prestate
voi a noi insegnanti. Però vi
erano delle differenze
sostanziali nel comportamento
dei giovani della nostra
generazione: ci basavamo
entrambi su un reciproco
rapporto di rispetto.
Ma la verità è che i giovani
moderni non hanno un modello da
cui prendere spunto, visto che
noi insegnanti a quanto pare,
riusciamo a darvi poco e spesso
a molti ragazzi manca la
famiglia, o perché non c’è un
rapporto comunicativo fra i vari
membri che la compongono o
perché gli stessi genitori,
lavorando a tempo pieno, non ci
sono mai.
Vi affidate così a modelli
imposti dai mass media, che vi
danno l’idea di un mondo dove
non ci deve essere il duro
lavoro, soprattutto se hai un
bell’aspetto.
Anche l’aumento della tecnologia
ha contribuito a rendervi sempre
meno attivi, tanto è vero che
negli ultimi anni, con l’aumento
dei cellulari e dei computers il
vostro modo di concepire la vita
è totalmente cambiato,
trasformandovi in esseri
sedentari, chiudendovi sempre
più in un mondo irreale.
Lei ha
figli?
Si
E’ proprio
per questo che le chiedo come
vede il loro futuro con gli
occhi di una madre. Vede delle
speranze?
Io credo prima di tutto nei miei
figli e nel loro futuro; li
aiuterò fino a dove potrò
arrivare, cercando di fargli
intraprendere la giusta via e,
anche se può sembrare strano,
credo in un miglioramento di
questi eventi sociali che hanno
portato ad un declino economico
e quindi lavorativo.
Ha mai
subìto pressioni significative
da parte dei suoi genitori nel
corso della sua vita scolastica?
No, in campo scolastico ero
abbastanza indipendente. L’unico
punto da tenere in
considerazione è che la mia
famiglia è sempre stata
tradizionalista.
Non pensa
che i giovani non siano
abbastanza stimolati a causa di
queste strutture scolastiche
spesso decadenti e non
accessoriate?
Sicuramente si. Se ci mettiamo
in rapporto al passato, possiamo
notare che abbiamo le stesse
aule non messe a norma (spesso
aule divise in due da pezzi di
legno) e ciò è abbastanza triste
sia per voi che per noi
insegnanti che ci abitiamo per
parte delle nostre giornate. Gli
stimoli è sicuro che non
arrivano, soprattutto per una
generazione ultra tecnologica,
dove se ci sfiora il pensiero di
un’ “aula di informatica”,
sappiamo subito che è solo
un’utopia.
Non pensa
che la causa di tutto questo
disinteresse sia dovuto a voi
professori?
Gli insegnanti devono essere i
modelli educativi di voi
ragazzi, in sostanza i pilastri
portanti della vostra
educazione, e questo è possibile
grazie a una certa fermezza che
però non porti il ragazzo alla
non sopportazione
dell’insegnante. In passato gli
insegnanti dovevano rendere viva
la loro lezione
altrimenti la
causa sarebbe stata il totale
disinteresse dell’alunno; così
deve essere anche adesso, se no
che insegnante sarebbe?
Quale
soluzione ritiene più idonea per
avvicinare nuovamente gli alunni
alla scuola?
Non sono così distante dall’idea
della scuola sperimentale,
ovvero quella di insegnare poche
materie che centrano l’interesse
del ragazzo quinti
concentrandosi su esse.
Tante grazie per il tempo
dedicatoci.
Salvatore Gambino IIIH
SOMMARIO DEL 2°NUMERO