Palermo città di cultura - Gabriella Guadagna classe 4 Z
Articolo scritto dalle ragazze di 4Z che si occupano di
giornalismo nell'ambito di alternanza scuola lavoro.
Progetto "Good night and good luck".
Nell'immaginario
collettivo, Palermo non è altro che la solita città "mafiosa",
dove tutto è caos, dove nessuno rispetta i segnali stradali,
dove l'unica cosa bella è il sole e il mare.
Ma, non illudetevi, non è così.
Se mai vi capitasse di trovarvi a Palermo, senza dubbio non
potrà passarvi inosservata la maestosità del più grande e
bello centro storico, dove tutto è una mescolanza di culture
narranti i diversi periodi che hanno contraddistinto la
storia della città. L'incapacità di coloro che si soffermano
sugli stereotipi va oltre le strutture monumentali di cui
riconosciamo il valore, ma Palermo è gremita di persone e
luoghi che sono in grado di dare alla luce quella che noi
comunemente chiamiamo 'cultura'. Essa non si sofferma solo
sulla conoscenza e sul sapere ma su un insieme di opinioni,
credenze costumi e comportamenti che caratterizzano il
popolo.
Palermo,
detta anche Palemmu dai suoi residenti, infatti,
non è altro che un viaggio all'interno di usanze e
tradizioni tipiche, tutte da scoprire. Si passa dallo street
food, chiamato frequentemente anche 'manciari i'strata', ai
fantastici artisti di strada che colorano il cammino dando
un tocco di fascino in più.
Una delle tante usanze tipiche della città è la cosiddetta
opera dei pupi, un'antica forma d'arte che trova a Palermo
la sua massima forma di espressione.
Se vogliamo dire la verità e non fare i soliti orgogliosi,
la tradizione iniziò con gli Spagnoli che diffusero questi
strambi oggetti, i 'pupi' che noi, abbiamo trasformato in
arte, dandogli un impronta (del tutto) tutta siciliana. Ciò
di cui trattavano erano le rappresentazioni di battaglie
storiche, che ben presto colpirono il cuore non solo dei
bambini, ma di tutta la popolazione palermitana. Quello che
li contraddistingue è l'abilità nel saper parlare,
satiricamente, ma soprattutto liberamente di temi che
riguardano la Sicilia, come il tradimento, la vendetta e la
sete di giustizia, che per anni hanno calpestato l'isola.
Un
altro carattere fondamentale di Palermo è la festa dei morti,
denominata così perché caratterizzata dall'arrivo di regali,
che, secondo la tradizione, vengono portati dai defunti.
Durante la notte tra l'1 e il 2 Novembre, si celebra questa
festa per ricordare i propri cari e per far si che i bambini
confidino nella venuta di quest'ultimi, affinché li
riempiano di regali. Passiamo adesso alla popolazione,
denominata dall'italiano medio come una tra le meno
civilizzate d'Italia, per cui cui le persone si riconoscono
ad un miglio di distanza. Ciò che ci caratterizza è la
confusione, lo scompiglio, la 'vucciria'... ecco che
possiamo arrivare a parlare di un luogo comune, da cui
possiamo ricavare moltissimi caratteri che ci definiscono.
La Vucciria, sostantivo che significa proprio 'confusione',
richiama lo storico mercato di Palermo. Passeggiando al suo
interno, si potrà notare la vasta gamma di colori e di odori
che caratterizzano i piccoli vicoletti sterrati dove si
possono ascoltare le urla melodiche dei venditori che
gridano, in modo da invogliare la gente a comprare i loro
prodotti.
Fantastiche le lunghe bancarelle tapezzate da casse di legno
in cui troviamo i più bei colori, dall'oro dei freschi
limoni al profumo del verde del basilico, dall'acceso
arancione delle arance al profondo nero delle olive.
Possiamo scoprire di tutto e di più, se solo ci lasciamo
guidare dai nostri sensi.
Continuando a camminare, possiamo notare quanta arte ci sia
dentro la città. A piazza Garraffello, per esempio, troviamo
numerose istallazioni ed opere d'arte dell'autriaco Uwe
Jaentsch. Il fascino di questo mercato possiamo attribuirlo
anche ad altri mercati, come quello di Ballarò, Il Mercato
delle Pulci, e Lattarini.
Se solo Palermo fosse curata maggiormente, se la gente si
prendesse cura di ciò che gli appartiene, della propria
terra, vedremmo come i soliti pregiudizi scomparirebbero e
se solo si riuscisse ad apprezzare la terra in cui si vive
capiremmo come ciò che possediamo è molto più importante di
quello che crediamo.