Capitale dell’Europa - Il Centro Storico di Palermo - Agnese Messina - classe IIIX
Palermo Capitale della Cultura, con molta probabilità, offre
un’occasione che non si ripeterà più. Città millenaria,
ricca di storia.
Il capoluogo dell’isola potrebbe trasformare questo evento
in un appuntamento di respiro mondiale; valorizzando, ad
esempio, ciò che fino ad oggi è stato un problema
parzialmente risolto negli ultimi vent’anni: il Centro
storico della città.
Cosa potrebbe offrire il Centro storico di Palermo al
progetto di una città che si è candidata a diventare una
delle “Capitali” d’Europa?
Innanzitutto, il Centro dovrebbe “raccontare” al Vecchio
Continente e al mondo la propria storia.
Palermo è una città regale, è già una “Capitale”: si tratta
solo di “raccontarsi” bene. Il Centro storico, nella propria
articolazione, ancora oggi presente e visibile, è già di per
sé storia e cultura.
Tra la fine del 1500 e i primi anni del 1600 gli spagnoli
vollero l’asse di via Maqueda, che taglia il Cassaro in
senso longitudinale. E’ allora che si formarono le quattro
aree del Centro storico, che oggi prendono il nome di
mandamenti.
Ogni mandamento è contrassegnato da una propria storia fatta
di architetture, di monumenti, di mercati, di tradizioni: in
una parola, da una propria cultura. E in ogni mandamento del
Centro storico, accanto alla cultura, c’è la tradizione
religiosa. Ogni mandamento, infatti, fino al 1624, aveva una
propria Santa protettrice.
Facciamo alcuni esempi: la Kalsa, che non è altro che il
Mandamento Tribunali, aveva come patrona Sant’Agata con il
suo stemma rappresentato dal fiore della rosa; l’Albergheria,
ovvero il mandamento di Palazzo Reale, era protetto da Santa
Cristina e il suo stemma era un serpente verde in campo
d‘oro; il Seralcadio, il mandamento Monte di Pietà, veniva
protetto dalla forza di Santa Ninfa con uno stemma che
rappresentava Ercole, intento a battere il leone.
Il quarto mandamento è Castellammare o La Loggia, protetto
da Sant’Oliva, che aveva come stemma la casa reale d’Austria.
Nel 1624 le quattro Sante passano in secondo piano,
sostituite in blocco da Santa Rosalia, la “Santuzza” di
Palermo per antonomasia.
Basterebbe già raccontare questo, magari con qualche “pennellata”
sugli albori di Palermo, la storia antichissima di una città
che vede la luce in un porto naturale: da qui il nome di
Palermo, che letteralmente significa “Tutto porto”, passando
dai fenici ai romani, dai bizantini agli arabi, dai normanni
ai tedeschi di Federico II e via continuando con le
dominazioni che hanno lasciato segni ancora oggi visibili.
Palermo “Capitale” della Cultura? In Europa non mancano
certo città ricche di storia e di cultura: ma Palermo non è
inferiore a nessuna.
Si è parlato del Mandamento Monte di Pietà. Ebbene, si pensi
a un possibile itinerario culturale solo per questo
mandamento: la Cattedrale della città, il Palazzo della
Curia Arcivescovile, il Museo Diocesano, il Teatro Massimo,
la chiesa di Sant’Agostino, la chiesa dei Diecimila Martiri,
porta Carini che si apre sul mercato storico del Capo, il
Teatro Montevergini e la stupenda chiesa della Concezione al
Capo. Tutto questo in un solo mandamento.
Si pensi al mandamento di Palazzo Reale: c’è lo stesso
Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano e della
Cappella Palatina, monumento unico al mondo. E qui si si
contano altri luoghi della cultura: Piazza Vittoria, Villa
Bonanno, la chiesa di San Giovanni degli Eremiti, la chiesa
di Casa Professa, l’Oratorio di San Giuseppe dei Teatini,
proprio ai Quattro Canti di città, la Chiesa di San
Francesco Saverio e SS. Salvatore nel corso.
E che dire del mandamento Tribunali? Ecco la Kalsa, con i
suoi misteri e, a due passi, Piazza Marina, con Palazzo
Chiaramonte Steri, in un tempo sede della Santa Inquisizione
spagnola, lo Spasimo e la Martorana, San Cataldo e il
complesso monumentale di Santa Caterina.
Quindi il quarto mandamento: Castellammare. Ecco il Museo
archeologico regionale “Antonino Salinas”, la chiesa di San
Domenico (che è il Pantheon di Palermo dove riposano le
spoglie degli uomini illustri), la chiesa di Sant’Eulalia
dei Catalani, la chiesa di santa Maria del Piliere o degli
Angelini, l’oratorio del Rosario di Santa Cita e quello di
San Domenico con il Serpotta e il Van Dyck, il Loggiato di
San Bartolomeo quasi attaccato a Porta Felice, il porto
della Cala della città, Palazzo Moncada di Paternò e,
naturalmente, lo stesso Castello a mare.
Tutto questo, venga ribadito, è già patrimonio di una grande
“Capitale” della cultura.
Basta saperlo presentare e farlo “vivere”.