E’ morto il capo di Cosa Nostra - La mafia non finisce con lui - Agnese Messina - classe IIIX
Il
“Capo dei capi” non c’è più. ‘E’ morto il più sanguinario
boss dell’era moderna. Forse in troppi festeggiano, ma a
prescindere da qualsiasi considerazione per la morte di un
uomo, sia pure il più sanguinario dei criminali, festeggiare
sembra del tutto inappropriato.
Forse, lui sì, ergendosi a Dio, avrà esultato per la morte
di coloro che non hanno avuto alcuna colpa se non quella di
rispettare alti principi morali.
Ma non si può festeggiare la morte di un uomo.
Nemmeno se costui non ha avuto pietà di esseri umani.
Si può festeggiare, soltanto, ogni qualvolta si fa giustizia.
Ogni generazioni deve capire che la sete di vendetta non
soddisfa; solo la sete di giustizia può saziare.
Sì, è vero: Riina e il suo triumvirato hanno segnato –
seppur negativamente – la storia.
Ma una società civile può solo salutare il capo dei capi con
un auspicio: che durante la prigionia possa, finalmente,
aver compreso la grandezza del Paese che, troppe volte, ha
offeso e violentato.
Sarebbe bello che con la sua morte finisse l’era delle mafie,
ma tale libertà può essere conquistata solo con il lavoro di
tutti. Magistrati e Forze dell’Ordine hanno il compito
repressivo. Ma ciascun cittadino, nel quotidiano, può dare
un serio contributo per affermare il diritto e l’onestà,
condizioni che impediscono l’affiorare del “modus operandi”
mafioso.
E’
importante tenere alta la guardia e continuare a parlare di
mafia ricordando tutti coloro che hanno perso la vita a
causa di essa, affinché ne rimanga viva la memoria. Perché
si renda finalmente giustizia a chi della giustizia ha fatto
l’unica ragione di vita.
Parlare di mafia vuol dire ripercorrere le terribili vicende
che infiammarono l’Italia a partire dagli anni ’60,
riflettere sul sacrificio di tante vite umane, magistrati e
uomini, che si sono battuti per diffondere un credo comune
dando la loro vita per lo Stato.
La criminalità organizzata si può debellare.
Serve la collaborazione e la volontà di tutti, in primis
della classe politica affinché quest’ultima spiani la strada
con leggi ad hoc che siano deterrenti e repressive di
qualsiasi fenomeno criminale.
Occorre, inoltre, capire che il rispetto delle regole porta
ordine, progresso, sviluppo e ricchezza nelle mani di tutti
e non di pochi, in quanto un maggiore senso civico favorisce
un generale miglioramento della qualità della vita.
Questo cammino richiede un patto tra cittadini e istituzioni
ognuno per la sua parte, affinché questa nostra Italia
cresca nella consapevolezza delle proprie responsabilità e
nell’esempio dei suoi “Uomini Migliori”, che hanno dato la
vita per dimostrare che un Paese diverso è possibile.