Il giorno della memoria ed i tanti giorni in cui si dimentica - Hubert Pennino - classe V R
73 anni fa l'Armata Rossa, durante l'offensiva Vistola -
Oder, liberò il campo di concentramento di Auschwitz.
Grazie alla liberazione non solo i prigionieri sopravvissuti
hanno avuto modo di iniziare una nuova vita, ma il mondo
intero ha conosciuto gli orrori condotti dalle SS naziste
nei campi.
La data del 27 gennaio viene detta la data del "Ricordo
della Shoah"; e la parola "Shoah", in ebraico, significa
"catastrofe", "distruzione".
Ogni anno il 27 gennaio si ricorda ciò che è stato
l'Olocausto.
Le camere a gas, i lavori forzati, le condizioni di
detenzione disumane. Le baracche, i forni crematori, i
milioni di vittime.
Ma in 73 anni l'umanità non ha imparato molto da tutto
questo. Kurdi, Yazidi, Sciiti, Cristiani.
Sono stati questi gli "odierni ebrei" decimati dall'ISIS in
Medio Oriente negli ultimi anni.
Così come i Rohingya in Myanmar.
Così come non abbiamo imparato niente sui motivi di questi
disastri: razzismo, follia umana, ferocia di pochi.
E perpetuiamo disastri indicibili, anche con gesti piccoli.
Non ha alcun senso provare un cordoglio se si ripetono in
continuazione le stesse azioni.
Per molti, giornate come questa devono servire come monito
per un esame di coscienza che porta solo a un profondo senso
di vergogna.
Non ho altro da dire.