diAgnese Messina 3X
Un cartellone di almeno un metro per due, affisso in uno studio
medico di Savona fino a qualche settimana fa, offriva consigli su
come “guarire” dall’omosessualità.
Il responsabile, Fabio Vaccaro, medico di famiglia di Savona
sostiene: “Omosessuali si diventa per dinamiche familiari ed è
giusto aiutare queste persone a diventare uomo e donna. Come affiggo
dépliant per la cura dell’Alzheimer e del diabete, lo faccio anche
per le terapie dedicate a chi soffre di disagio legato all’identità
sessuale”.
E’ sconcertante che un dottore faccia propaganda in tal senso e
sostenga tali teorie all’interno di uno studio medico. Tuttavia è
ancora più sconvolgente associare l’omosessualità a malattie come
l’Alzheimer o il diabete.
L’omosessualità non è una malattia. L’omosessualità non è un
comportamento sbagliato.
Affermare il contrario è un terribile raggiro che si compie sulla
pelle delle persone più fragili, infierendo sulle loro insicurezze e
costringendole a reprimere i propri istinti e i propri sentimenti.
Questa aurea di inadeguatezza fa sprofondare l’omosessuale nella
vergogna e nella fallace consapevolezza di essere diverso,
sbagliato, quasi fosse una colpa.
"Niente di ciò che è umano mi è estraneo", asseriva il classico
Terenzio.
Ciò che manca a chi prova ostilità verso gli omossessuali è
l'empatia, la capacità di uscire dal proprio egocentrismo e di
calarsi nei panni dell'altro.
Resi nevrotici talora da famiglie che non li accettano, discriminati
sul lavoro e persino dalle leggi di molti stati che, magari, in
altri campi si fanno paladini dei diritti umani, presi di mira da
sciocche battutine e da stomachevoli parodie cinematografiche,
massacrati da un odio che spesso ancora oggi resiste contro i
"diversi" (i diversi che non hanno né qualcosa in più né qualcosa in
meno), gli omosessuali faticano a essere accettati nella loro
completa umanità.
L'omosessualità è un aspetto del proprio essere, sotto un'altra
forma, che si manifesta in alcuni casi con volti che l'uomo moderno
non è ancora disposto ad accettare.
Si chiama Marco, Stefano, Anna, Giulia, Antonio. E’ un uomo o una
donna, ha un nome, una famiglia, degli affetti e degli amici, va al
teatro o al cinema, frequenta la palestra o il Caffè, ama lo sport o
la musica, lavora o è disoccupato. E' una persona che vuole amare
come gli altri, vivere la sua storia, camminare per strada mano
nella mano, senza essere additata o insultata. E' una persona
normale. Come tutti.