di Elena Busà
Molte
in questo periodo sono le notizie che girano tra i giovani sulla
nuova tipologia dell’esame di Stato, ma cosa succederà realmente? E
soprattutto, quando?
In Italia dal 1° settembre 2018 entreranno in vigore le nuove
normative proposte dal Miur riguardanti gli esami di Stato delle
scuole secondarie di secondo grado. Nell’art.17 comma 9 del D.lgs.
n.62/2017 vengono disposte le novità apportate con la riforma della
Buona Scuola attuata dall’ex presidente del consiglio Matteo Renzi.
Il nuovo esame di Stato consisterà in due prove scritte e un
colloquio orale. La prima prova scritta accerterà la conoscenza da
parte dello studente della lingua italiana, la seconda prova scritta
invece riguarderà una o più discipline riguardanti in modo specifico
l’indirizzo di studi. Il colloquio orale accerterà le capacità
argomentative e critiche del candidato, verificherà le competenze
raggiunte e per buona parte sarà dedicato all’esposizione orale
dell’attività di alternanza Scuola-Lavoro. In modo analogo alla
precedente tipologia d’esame la Commissione continuerà ad essere
composta da un Presidente esterno, tre commissari interni e tre
esterni, mentre verrà eliminata la terza prova, già poco amata dagli
studenti italiani.
Entreranno in vigore le prove Invalsi (test di valutazione adottati
dal Ministero dell’Istruzione) di italiano, matematica e inglese che
non avranno un peso nella valutazione finale del candidato, ma
saranno effettuate obbligatoriamente solo a fini statistici e
verranno svolte durante l’anno scolastico e non al suo termine.
La modalità di ammissione all’esame di Stato sarà molto simile a
quella odierna. Il candidato verrà ammesso solo se avrà svolto le
prove Invalsi, partecipato per le 200 ore complessive nel triennio
alle attività di alternanza Scuola-Lavoro e avrà la sufficienza
piena in ogni disciplina. Nel caso in cui lo studente abbia
un’insufficienza sarà il Consiglio di classe a decidere se
ammetterlo o meno, ma essa avrà comunque un peso sul credito finale;
inoltre chi dovesse avere un voto di condotta insufficiente non
verrà ammesso.
Molto importante, se non determinante, sarà il credito scolastico
(punteggio accumulato durante il triennio utile a determinare il
voto finale) che acquisterà un valore maggiore rispetto ad adesso.
Il punteggio massimo di credito nel primo anno del triennio passerà
da 8 a 12 punti, nel secondo anno il massimo sarà 13 e nell’ultimo
15 per un totale di 40 anziché 25 punti. In ogni prova scritta si
potrà totalizzare un massimo di 20 punti e il colloquio inciderà per
un massimo di 20 punti.
Ma perché questo cambiamento?
Molti hanno sostenuto che l’esame di Stato italiano così com’era
ormai non avesse più senso. La nostra tipologia d’esame non è
selettiva e non fornisce un vero quadro delle competenze acquisite.
Di conseguenza occorre avvicinarsi maggiormente al tipo di esame
finale sostenuto nei paesi del Nord Europa, così da dare una
valutazione più omogenea e far capire ai futuri datori di lavoro le
reali competenze e abilità raggiunte dal candidato.
Sarà solo il giudizio dei maturandi 2019 a dirci se questi
cambiamenti sono stati positivi o meno!