Matteo Schiera e Sofia Asta 1E; Marta Valenti 3 LES
MATTEO SCHIERA
Ciao
sono un agente della scorta di Falcone e sono onorato di proteggere
un eroe. Tutti pensano di me che sono un pazzo, proteggere una
persona ricercata dai mafiosi e minacciata non è una cosa da tutti i
giorni. Il 23 Maggio 1992 ero a Capaci con Falcone e sua moglie,
parlavamo del più e del meno ma quando siamo passati da quella
strada, è successo quello che non ci aspettavamo: sentivamo un
rumore sempre più intenso che veniva verso di noi e poi BOOM!, è
esplosa una bomba proprio sotto di noi! la scena era drammatica e
vedevo Falcone a terra colpito anche moralmente dalla mafia; poi ha
chiuso gli occhi; io guardandolo, piangevo dal dolore e
dall'angoscia, giravi la testa da una parte all'altra per vedere chi
era vivo ma era come un sogno, nessuno che dava segnali di vita, a
stento mi sono alzato incredulo per l'accaduto. Dopo essere arrivato
a casa ho parlato con Borsellino, l'avevo trovato seduto in una
sedia con centinaia di fazzoletti per terra, singhiozzava, non
riusciva a parlare e ho raccontato tutto. Infine Paolo mi ha fatto
la proposta di lavorare con lui. Io ho accettato, desideroso di
avere una rivincita contro la mafia. Il 19 Luglio ho ricevuto una
chiamata; era Borsellino, mi chiedeva di accompagnarlo a casa visto
che la mafia agisce anche nel punto più impensabile, ma lui ha visto
bene: ho posteggiato e, come un deja vù, ho rivissuto l'episodio
della morte di Falcone però la fortuna questa volta non mi ha
premiato. La mia morte la paragono ad una scalata: quando è
scoppiata la bomba era come se "salissi" la montagna, quando sono
caduto a terra era come se "scivolassi" pian piano; non sentivo più
niente fino a quando mi sono spento definitivamente. Oggi, da lassù,
vedo che la mafia esiste ma non fa disastri così ecclatanti, so che
ci sono molte persone che lottano per sconfiggere la criminalità
organizzata. Alcune volte ripenso alla fortuna che ho avuto a
conoscere due eroi come Borsellino e Falcone e spero sempre che
qualcuno riesca a ricalcare il percorso fatto da loro.
SOFIA ASTA
Caro
Diario,
Ciao come va? Tutto bene? Oggi vorrei parlarti di un argomento che
mi sta molto a cuore: gli agenti di scorta! Prendendo l'esempio di
Falcone vorrei farti capire il ruolo fondamentale che svolgono. In
questo caso la scorta era formata da 6 membri più l'autista di
Falcone. Nella strage accaduta il 23 Maggio 1992 sull' autostrada
A29 una macchina di scorta e la macchina di Giovanni Falcone sono
andate incontro alla "linea di fuoco" per poi saltare in aria. Sono
morti in totale 5 persone : Giovanni Falcone, Francesca Morvillo,
Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonino Montinaro. Vorrei
soffermarmi su questi ultimi 3 nomi. Essi sono morti per proteggere
il Sig Falcone. Nella loro vita hanno scelto di fare proprio questo.
Loro erano a conoscenza della fine che prima o poi avrebbero fatto
ma avevano scelto di salvare una vita che, a sua volta, avrebbe
salvato altre vite difendendole dalla mafia. Non bisogna solo
ricordare questa scorta ma tutte quelle persone che si sono spente
per salvarne altre. Gli agenti di scorta sono uomini che non hanno
paura di morire ma sono persone coraggiose che sacrificherebbero
pure la loro vita. Il nome loro assegnato è "Angeli custodi" e,
secondo me, non esiste nome più appropriato di questo. Personalmente
ammiro molto quelli che svolgono questi tipi di lavoro e che muoiono
per la giustizia. Beh, caro diario, dopo averti espresso le mie
opinioni su questo lavoro è ora andare a far merenda.
Ti saluto
Gli Angeli moderni: riflessione di
MARTA VALENTI
Mi
chiamo Marta Valenti e frequento il 3 ° anno del Liceo Economico
sociale dell’Istituto “ Regina Margherita” di Palermo.
Questo concorso bandito dalla Fondazione Falcone, mi ha dato la
possibilità di riflettere su alcuni aspetti dei delitti di mafia sui
quali spesso non ci soffermiamo. E’ per questo che ho pensato di
scrivere il mio pensiero, immedesimandomi in un’ipotetica figlia di
un “Angelo Custode”, vittima della mafia.
…….Spesso, soprattutto durante i giorni dedicati alla commemorazione
delle stragi di Mafia, accanto ai grandi nomi, destinatari diretti
della violenza, vengono ricordati i cosiddetti "uomini di scorta"
considerati dei veri e propri angeli custodi.
Ma di chi si tratta? Chi sono? Le espressioni più frequenti che li
identificano ,il più delle volte, celano la vera essenza della loro
vita e vengono ricordati, soprattutto per il loro ruolo
istituzionale : “gli agenti di”… “la scorta di”…... Quando leggo
"uomini di scorta" quasi dimentico che uno di questi mi ha dato la
vita, condividendo come me momenti meravigliosi ed indimenticabili!
I miei primi passi, le mie prime parole, le gite, i salti sul
lettone…….. E' questo quello di cui voglio parlare e che troppo
spesso passa in secondo piano : la vita di una figlia di un Angelo !
Ciascuno dei ragazzi di scorta è prima di tutto una persona con una
vita normale, dei figli da crescere, una moglie/ fidanzata da amare
e una famiglia da cui tornare dopo l'orario di servizio. Ma, proprio
quest'ultimo elemento li distingue dagli altri lavoratori, perchè un
uomo di scorta non sa mai quando finirà il suo turno, se avrà tempo
da dedicare ai propri cari, alla propria vita che, quasi sempre,
viene assorbita dalla vita della persona tutelata, fino a non
esserne più distinta, e non solo al momento della morte, ma
soprattutto, durante la vita stessa. L'uomo di scorta diventa
l'ombra di procuratori, giudici, imprenditori che lottano contro la
mafia, finendo per vivere una vita parallela alla propria, a volte
anche predominante. Ci penso con dolore, rabbia e gelosia, ma anche
con orgoglio. Si Inizia a far parte della famiglia della persona
tutelata, condividendo con quest’ultima le giornate di festa ,ma
anche momenti di crisi e debolezze. E così si finisce per chiedere
come è andato il ricevimento scolastico non solo dei propri figli ma
anche dei figli della persona protetta. E' questa la doppia vita di
un uomo di scorta, che costantemente lotta da un lato con l’
esigenza professionale di seguire il magistrato in ogni singolo
spostamento e dall'altro, però, con la necessaria delicatezza di non
insinuarsi nell'intimità di una famiglia che, come la propria, non
vive, in realtà, una situazione normale. Ecco… normale. La paura di
non fare ritorno a casa è, infatti, tangibile giorno dopo giorno e
l’abbraccio,il bacio dati prima di uscire da casa a me e a mia madre
potrebbero essere gli ultimi. A me è mancata l’intimità, a me è
mancata la certezza, ho percepito la paura…. Sempre, ogni giorno. Il
23 maggio 1992 Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro hanno
lasciato le loro famiglie. Ogni giorno gli uomini di scorta
rischiano la vita. Mio padre è uno di questi.
Mio padre era un Angelo. Sono orgogliosa di lui !