di Agnese Messina - 3X
“I
giovani non sono una garanzia per il futuro, sono svogliati e pigri.
I ragazzi non sono più quelli di una volta”. “Una generazione vuota
di ideali, di punti di riferimento, di tradizioni e privi di
valori”.
Si tratta del classico ritornello che tutti, giovani di ieri e di
oggi, hanno sentito e sentono recitare da chi era ed è più adulto o
già anziano.
Si dice che i “nuovi giovani” siano violenti, distaccati e non
riconoscano più il senso autentico della vita. Questi sono oppressi
da un tormentato nichilismo e nulla, per loro, è importante.
Certamente di fronte alle storie di cronaca, come quelle di
adolescenti che consumano sempre più alcool e droghe e violentano
ragazze della loro stessa età, o di ventenni che rischiano la vita
tutti i fine settimana sulle strade dopo una notte passata in
discoteca, è facile che nascano interrogativi su quali siano i
valori e le motivazioni delle nuove generazioni.
Le prime pagine dei giornali rimproverano, criticano, accusano e
fanno di tutta l’erba un fascio: è facile per esperti e opinionisti
parlare di “generazione vuota”, “generazione priva di riferimenti,
di progetti e di scopi”. In ambito educativo si sente spesso parlare
di giovani che non sanno quello che vogliono, che non seguono
principi e norme morali. Le notizie di cronaca vengono utilizzate
per il classico gioco mediatico della generalizzazione: bastano uno
o due episodi e subito si giudica un’intera generazione.
Nessuno spazio viene però riservato alle iniziative autonome,
all'organizzazione informale che ragazzi e ragazze spesso si danno
per realizzare, con spirito di iniziativa e intelligenza, serate,
concerti, manifestazioni sportive, luoghi di aggregazione, attività
ricreative, momenti di sostegno a coetanei in difficoltà; nessuno o
poco spazio viene dato alla generosità che gli adolescenti esprimono
nelle associazioni, nelle cooperative, nel volontariato,
nell’organizzazione culturale. Nessuno o poco spazio a chi,
quotidianamente, nonostante le enormi difficoltà di un mondo che,
per la prima volta, prospetta per il futuro un orizzonte peggiore di
quello precedente, coltiva i propri sogni, i propri obiettivi, le
proprie ambizioni.
E’ più facile sminuire la nuova generazione quando quella vecchia
fornisce un cattivo esempio ai nuovi giovani.
La differenza nei modi di comportarsi, di aggregarsi, di amare, di
desiderare, di prefissare obiettivi, non può e non deve divenire un
giudizio di valore.
I ragazzi e le ragazze di oggi sono diversi, è vero. Ma un modo di
vedere e di pensare differente consente loro di sopravvivere in una
società che non fa altro che contaminare con idee, ideologie e
modelli di vita utopistici le loro menti. La società in cui si
trovano a gestire la propria crescita e costruire il proprio futuro
è una società complessa, che richiede un’attrezzatura e una
strumentazione enormemente più raffinata di quella che hanno oggi
gli adulti. Se si trovano in questa condizione la responsabilità è
da attribuire soltanto a chi li ha preceduti.
Gli adulti dovrebbero ricordare quali sono le loro responsabilità ed
essere, inoltre, consapevoli che la loro esperienza non sempre è in
grado di costituire, per i giovani, un esempio.