La mafia puzza
Ecomafie e business dei rifiuti

Un esempio di autocompattatori bruciati

Manuela Mancia e Nicole Contorno III D

 Fraschilla
Il 24 Novembre 2021 in occasione della Notte bianca del Liceo economico sociale del Regina Margherita, è stato nostro ospite, sebbene a distanza, il giornalista Antonio Fraschilla, per discutere con noi delle EcoMafie e di come esse siano infiltrate all’interno dell’economia dei rifiuti (muovendo miliardi di euro).
Fraschilla afferma “LA MAFIA SI È SEMPRE INFILTRATA NEI RIFIUTI”; riportando come esempio gli episodi di autocompattatori bruciati, che sarebbero un campanello d’allarme di pizzo non pagato.
Le motivazioni indicate da Fraschilla, fanno riferimento al fattore economico e alla necessità per le cosche mafiose di “ripulire” denaro illecito.
Il danno che le mafie causano, non è solo di natura economica, ma anche sociale e ambientale, poiché smaltiscono illecitamente anche nei fiumi, come è capitato per esempio nella provincia di Messina.
La mafia non ha tutta la colpa, infatti, anche la classe politica siciliana ha le sue responsabilità, dal momento che la Sicilia, oltre ad essere l’unica regione ad avere circa 150 appalti impropri, non è stata in grado di seguire giuridicamente e politicamente le altre.
Fraschilla, inoltre, denuncia il fatto che in politica a livello strutturale non si affronta l’argomento in maniera giusta

Abbiamo posto al nostro ospite alcune domande:
-Dal momento che lei ha spesso studiato la relazione tra i fenomeni di degrado ambientale e le attività criminali, ha mai subito minacce?
-A suo avviso, quali interventi possono attuare le istituzioni al fine di frenare le interferenze mafiose rispetto alla tutela ambientale?
La risposta al primo quesito è stata “No, ma querele al fine di evitare che io scrivessi ancora si.
Un esempio di situazione in cui ha ricevuto più di una querela, è quello di un articolo che scrisse su una discarica della provincia di Catania a ridosso di un paese.
Lui essendo tutelato da una testata giornalistica importante, non rischia quanto i colleghi precari. Invece, la risposta al secondo quesito è stata “Le istituzioni potrebbero adottare delle leggi CHIARE, tali da equiparare la situazione siciliana a quella del resto d’Italia” e aggiunge che esiste al riguardo un disegno di legge che non viene approvato da 4 anni.
Infine il giornalista ha concluso con queste parole: “Un altro intervento da attuare potrebbe essere quello di realizzare degli impianti alternativi alle discariche, gestiti da aziende qualificate e con un’ampia conoscenza sul campo; impianti del genere già esistono nel resto d’Italia, come in Lombardia dove operano 3/4 grandi società, nate dalla collaborazione di più comuni, che a loro volta creano società di smaltimento dei rifiuti; purtroppo in Sicilia realtà del genere non sono presenti.