Gli «Hikikomori» e la nuova frontiera della solidarietà.
Essere fragili per essere forti.
di Giuseppe Vassallo IV D
Lo psichiatra Vittorino Andreoli spesso si è
occupato nei suoi studi della fragilità umana, cioè della paura e
insicurezza che spesso affligge ciascuno di noi.
Secondo Andreoli se ogni persona non nascondesse la propria
fragilità, il mondo sarebbe un posto più sereno; poiché la tua
fragilità può dare forza al prossimo e a sua volta promuovere la tua
forza. Il mondo presentato da Andreoli è un mondo in cui la tua
fragilità è «libera», cioè dove ognuno non ha paura di mostrarsi per
come è, un mondo forse, libero dai pregiudizi e dalla paura di
essere accettati dal prossimo.
Andreoli inoltre celebra la diversità, la diversità di ognuno di
noi, magari richiamandoci alla mente la frase «il mondo è bello
perché vario».
In questo testo Andreoli critica i misantropi, cioè chi sta da solo,
ma questa tematica al giorno d’oggi è più complessa che mai.
Basti pensare a gli «Hikikomori».
Gli hikikomori sono giovani che hanno perso i
contatti con la «realtà esterna», ovvero la realtà oltre la loro
casa e quella virtuale.
Essi sono un fenomeno orientale noto in Giappone riguardante i
giovani che per atti di bullismo o traumi subiti, si chiudono in
casa isolandosi, stando mesi o anni soli e con la compagnia del
computer.
In Italia i casi sono pochissimi, ma aumentano; ricordo di un caso
in Italia «sistemato» con l’aiuto dei giornalisti della nota
trasmissione televisiva “ Le iene”.
Nel servizio delle Iene si tratta la storia di un ragazzo diventato
un hikikomori dopo essere stato bullizzato e dopo il divorzio dei
genitori.
Si chiuse in casa per 6 mesi finché “Le Iene” riuscirono a farlo
ragionare e a fargli riassaporare il senso della vita.
È doveroso però, ricordare anche il gesto dello psicologo del
ragazzo che si apre ad esso, parlandogli delle sue fragilità, del
fatto che qualsiasi essere sulla terra ne abbia e che per riuscire a
superarle basta essere uniti.
Questa storia fa riflettere sul bene che fa il contatto umano e il
male della tecnologia che cerca di rapirti e ti fa perdere te
stesso.
Le fragilità, se mostrate e affrontate, possono divenire una chiave
per salvare noi stessi ed il prossimo, infondendo coraggio, speranza
e solidarietà e creando così un legame sociale tra uomini che
esprima serenità e pace.