La
Sicilia è una delle isole più importanti e influenti del Mar
Mediterraneo ed è, forse, la terra che offre uno dei migliori
scenari culturali in grado di provocare nel visitatore forti
emozioni. Terra dominata per secoli dalle maggiori potenze mondiali,
dai remoti Fenici, dai Greci e dai Bizantini, dai Normanni fino agli
Spagnoli ed Austriaci. Esse hanno contribuito allo sviluppo
artistico e culturale della Sicilia. La cultura e le tradizioni non
sono gli unici elementi che hanno contribuito a rendere così
maestosa tale isola. Infatti, i miti e leggende aumentano il suo
fascino e la sua magnificenza. Molte di esse sono conosciute da
tutto il globo, dalla leggenda di Santa Rosalia fino a quella di
Colapesce, ma molte di esse sono ancora a noi sconosciute. In
codesto articolo, si presenteranno alcune di questi miti e leggende
che rendono questa terra particolarmente affascinate e misteriosa.
La prima leggenda è nata per spiegare perché a questa isola fu dato
il nome di Sicilia, poiché, prima d’allora, era nominata Trinacria,
cioè la terra dei tre promontori. Ad una bellissima principessa
Libanese, il cui nome era appunto Sicilia, le era stato predetto da
un oracolo, che, al compimento del suo quindicesimo anno di vita,
avrebbe dovuto lasciare, da sola e in una barca, la sua terra natia.
Se non l’avesse fatto sarebbe finita nella fauci di “Greco-levante”
(il termine mostro “Greco-levante” altro non è che l’impero
bizantino, la cui dominazione lasciò dei cattivi ricordi in Sicilia)
che le sarebbe apparso sotto le mostruose forme di un gatto mammone
e l’avrebbe divorata. Per scongiurare alla bella principessa questo
tremendo destino, al compimento del quindicesimo anno di età, i suoi
genitori, piangenti e disperati dal dolore, la misero in una
barchetta e la affidarono alle onde. Passò tre mesi in balia delle
onde e quando ormai la povera Sicilia credeva che il suo destino
volgesse al termine, poiché non aveva più viveri e acqua, spinta da
venti favorevoli, approda in una spiaggia meravigliosa, piena di
fiori e di frutti, ma completamente deserta e solitaria. La giovane
principessa era disperata e pianse tanto, fin quando non ebbe più
una lacrima da versare. Ecco, però, improvvisamente spuntare accanto
a lei un giovane bellissimo, che le diede conforto e amore. Il
giovane ragazzo le spiegò che gli abitanti dell’isola erano morti
tutti di peste, e che il destino avesse scelto proprio loro per
ripopolare questa terra con una razza più forte e gentile, per cui
l’isola si sarebbe chiamata col nome Sicilia. L’elemento storico di
questa affascinate leggenda lo ritroviamo nel termine “Sicilia”, che
dovrebbe derivare dall’unione di due termini antichi “SIK” ed “ELIA”
indicanti il fico e l’ulivo, simboli che rappresenterebbero la
fertilità della terra siciliana.
La successiva leggenda è conosciuta come “Il clima della Sicilia” o
“Il ratto di Proserpina”. Cerere, sorella di Giove e dea che aveva
insegnato agli uomini come coltivare i campi, era la madre della
bella Proserpina, amante dei fiori. La leggenda mitologica ricorda
che un giorno di primavera, il Dio Plutone rimase colpito dalla
vista della giovane Proserpina, se ne innamora e la rapisce
portandosela negli inferi. Plutone era il più odiato fra gli dei,
perché il suo regno era quello delle ombre. Proserpina era morta con
lui e tutto ciò era avvenuto con il consenso di Giove. Plutone, in
onore della sposa, aveva creato la fonte azzurra Ciana. Il ratto fu
così improvviso che nessuno seppe informare bene la madre della
ragazza, Cerere, che la cercò ininterrottamente per tre giorni e tre
notti. La verità le fu rivelata da Elios, il dio Sole, che le
confessò anche il consenso di Giove agli eventi. Alla fine, Cerere
si adirò e cominciò a far soffrire gli uomini provocando siccità,
carestie e pestilenze. Gli uomini, privati dell’aiuto della Madre
Terra, chiesero aiuto a Giove. Tuttavia, Proserpina aveva gustato il
melograno, simbolo d'amore, donatole da Plutone e quindi a tutti gli
effetti sua sposa, e non poteva più tornare definitivamente da sua
madre. Giove, commosso dal dolore della sorella, risolse il problema
decidendo che Proserpina stesse per otto mesi, da gennaio ad agosto,
sulla terra assieme alla madre; e per quattro mesi da settembre a
dicembre, sotto terra col marito Plutone, creando così l’alternanza
di due stagioni nel clima della Sicilia. La leggenda spiega che
Proserpina risalga alla terra in primavera per portare all’isola
l’abbondanza e per poi scomparire ai primi freddi invernali.
La
seguente leggenda è conosciuta come “La storia della Fata Morgana”.
La leggenda ci tramanda che, dopo aver condotto suo fratello Artù ai
piedi dell'Etna, Morgana si trasferisca in Sicilia tra l'Etna e lo
stretto di Messina, dove i marinai non si avvicinano a causa delle
forti tempeste, e si costruisce un palazzo di cristallo. Sempre in
base alla leggenda, Morgana esce dall'acqua con un cocchio tirato da
sette cavalli e getta nell'acqua tre sassi, il mare diventa di
cristallo e riflette immagini di città. Grazie alle sue abilità, la
Fata Morgana riesce ad ingannare il navigante che, illuso dal
movimento dei castelli aerei, crede di approdare a Messina o a
Reggio, ma in realtà naufraga nelle braccia della fata. La Fata
Morgana non è altro che un fenomeno ottico che si ammira spesso
nello stretto di Messina e nell'isola di Favignana a causa di
particolari condizioni atmosferiche. Guardando da Messina verso la
Calabria, si vede come sospesa nell'aria l'immagine di Messina e,
viceversa, guardando da Reggio Calabria verso Capo Peloro, si vede
nello stretto Reggio.
L’ultima leggenda presentata è nota come “L’elefante di Catania”. Il
simbolo di Catania dal 1239 è legato ad un’antica leggenda legata
alla sua origine. Questa leggenda narra che, quando Catania fu
abitata per la prima volta, tutti gli animali feroci furono
allontanati da un elefante al quale i catanesi, per ringraziamento,
eressero una statua, da loro chiamata “liotru”. Questa era
correzione dialettale del nome Elidoro, un dotto catanese dell’VIII
secolo, bruciato vivo nel 778 dal vescovo di Catania San Leone II il
Taumaturgo. Infatti, quest’ultimo, non essendo designato vescovo
della città, disturbava le funzioni sacre con magie, tra cui quella
di far camminare l’elefante di pietra. Diverse ipotesi sono state
fatte per spiegare l’origine e il significato di tale statua, oggi
visibile in Piazza Duomo. Di queste ipotesi, due sono meritevoli di
menzione: la prima è quella formulata dello storico Pietro Carrera
da Militello, che lo spiegò come simbolo di una vittoria militare
dei catanesi sui libici. La seconda è quella del geografo arabo
Idrisi, nel XII secolo, secondo la quale l’elefante è una statua
magica costruita in epoca bizantina per allontanare le offese
dell’Etna da Catania.
Attraverso queste leggende, si può concepire che tutto ciò che
conosciamo della Sicilia, è solamente una piccola parte di quella
che è realmente. Per tale motivo, è fondamentale apprendere ogni
minimo particolare che caratterizza questa terra piena di storia,
tradizione e, soprattutto, cultura.
Editoriale
POESIA
Liricamente in DAD.
Il distanziamento fisico e l’unità esistenziale in tempi di pandemia.
A cura di Maria Patrizia Allotta, Rosaria Cascio, Tommaso Romano
PROGETTO POLITEIA
La partecipazione
civile come essenza della democrazia FEDERICA CHIAPPARA,
FEDERICA MARCHESE, VZ
DIRITTI E
COSTITUZIONE ALLA PROVA DEL COVID-19 Morena Ardito -Francesca
Randisi - VZ
A 18 anni potrò votareSara
Grammauta V Z
Recovery fund: cos’è e perché se ne
parla tanto? Federica Chiappara e Federica Marchese 5 Z
PENSIERI FILOSOFICI
I tempi che furono.Come disse il
celebre filosofo Arthur Schopenhauer:"la gioia ci pervade in istanti
contrari ad essa"
- di Lucia Castelli 5Z
Vivere secondo la ricerca
interiore
di Laura Modica 3V
“Solo et pensoso”
di Valentina Russo III D
Platone: vivere nella bellezza Wu
Cristina 3LX
Quale senso e
funzione possono avere oggi quelle scienze che che hanno per oggetto
l'uomo. Marchese Claudia Agata 4J
Divina Commedia – Dante: Un
visionario attuale Caterina Robu, 3V
Web 2.0 nuova frontiera del capitalismo
globalizzato Diego Marino IV D
Cos'è la bellezza? Interviste e
riflessioni filosofiche di Veronica Di Salvo IIIV
CITTADINANZA
LA DIVERSITÀ: QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA
Viviana Realmonte IIF
Agenda 2030 Giulia Sinagra, 3D LES,
Stefania Cocchiara, Daniela Oddo, Marco Antonio Giglio Gargano 3LX,
Giovanni Palumbo, Gabriele Calabrò, Diego Marino, IVD, Marta
Cucchiara, IV D, Caccamo Fabiana, Di Maria Anita, ID, Puccio Rosa
Napoli e Arianna Barone di Dario Gucciardi ID, Silvia De Simone 4D,
Schiazzano Sofia VD, Anania Andrea Garofalo Fabrizio 1D, CINA' DARIA
3 D LES, Chiara Valenza Carlo Mattina
Il lungo percorso
dei diritti umani
Ficano Angela Giorgia, 5^J
Parità di genere Martina Adamo 2 D
Violenza sulle donne
Oliveri Alessia II F
La violenza contro le
donne Angelo Calabrò, Carlo Mattina, Chiara Valenza, Daria Cina’
Elena Bonetti 3D
LIBERE DI ESSERE. Storie di donne
vittime ancora oggi di violenze e di altre che
combattono contro tutti.
Realizzato da: Gabriele Antibo, Alice Costanzo, Giulia Di Piazza,
Andrea Lo Mascolo, Antonio Lucia, Giuseppe Vassallo, classe 3D LES
IL BULLISMO DIETRO L’ANGOLO
Federica Federico 1°F
LE VIOLENZE MORALI e il BULLISMO
FEDERICA CASTROGIOVANNI, MARTA NAPOLI, CHIARA SCHILLACI, ALESSIA LA
ROSA, FRANCESCA BOTTARI classe IIE
MEMORIA E IMPEGNO
C’era una volta la mafia ( e purtroppo
ancora c’è) Giada Randazzo,Sinagra Giulia Russo Valentina e Di
vita Giuliana III D
Il giorno della memoria: 27 Gennaio
Lavori in power
point di:
IV D: Emanuela Di Mariano, Giovanni Palumbo, Valenti Virginia,
Gabriele Calabrò, Marino, Sinagra, Sardisco, 3D: Angelo Calabrò
Campi di sterminio Rosa Napoli e Maria Puccio 4 D LES
INCONTRO CON LA
FONDAZIONE ANTIUSURA SANTI MAMILIANO E ROSALIA
Francesco Orsini; Davide Sardina; Francesco Marchese Simona
Pillitteri Andrea Testai Elda Vetrano Marta Pisciotta 3^N
NOMAFIA MEMORIAL Prof.ssa
Rosaria Cascio
CULTURA E AMENITA'
CULTURE A TAVOLA
di Sara Fiorentino, III LX
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
di Elena Bonetti III D
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