“Una
mamma in Addiopizzo”, libro di Anna Maria Santoro, racconta come sia
nata l’associazione “Addiopizzo”, come sia cambiata la vita della
scrittrice stessa da quando prese a farne parte e racconta anche di
come Palermo è riuscita a dire no al “pizzo”, cosa che prima era
ritenuta impossibile.
Inizia tutto il 28 giugno 2004 quando sette ragazzi, compreso Ugo
(figlio di Anna Maria Santoro), decisero di attaccare degli adesivi
con scritto: <<Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza
dignità>> , da quel momento in poi a Palermo avvenne un cambio di
mentalità, perché molti commercianti decisero di non pagare più il
pizzo. A sette ragazzi si aggiunsero altri giovani e così Addiopizzo
divenne un’associazione. Questo libro è a mio parere significativo
perché oltre a farci capire che si può combattere la mafia,
evidenzia anche che alcuni commercianti anche se sono succubi del
pizzo, non fanno nulla per combatterlo. Dall’altro lato però vediamo
come molti, soprattutto giovani, siano determinati a liberare
Palermo da questa piaga.
Il fatto che aderiscono molti giovani ed anche bambini delle Scuole
Elementari, per me è molto importante perché (come viene detto nel
libro) il futuro di questa città è nelle mani delle nuove
generazioni che essendo sensibilizzati già da piccoli, hanno più
determinazione, idee originali e certamente non si sottomettono in
futuro alla mafia.
Posso sinceramente dire che è un libro interessante, che non annoia
per niente nella lettura, perché si viene coinvolti nell’emozione e
nella voglia di rendere Palermo una città libera.
Rita Radduso II F
INTERVISTA DI ROBERTA BELMONTE II E