Ogni
mattina per me è un vero e proprio trauma!
Tutto è di corsa, tutto è
veloce e solo perché sono una dormigliona.
Ammetto che la colpa è un
po’ mia ma in gran parte è del tempo perché va troppo veloce, ci
sono troppe poche ore per dormire, dovrebbe rallentare un po’!
Quella mattina pioveva e si sa che quando piove la scuola è l’unico
riparo reale, almeno per me perché puntualmente il mio ombrello si
rompe e anche perché mia madre se busso non mi apre e per questo
motivo l’unica cosa da fare è sbrigarmi.
Una volta fuori ogni passo
è una lotta : tra il vento, il terreno scivoloso e l’ombrello che,
più che ripararmi, mi fa bagnare tutta, non so proprio cos’è peggio.
Mentre cammino vedo sempre la gente arrabbiata nelle macchine in
coda che suona il clacson e urla parolacce fino ad allora
sconosciute. Questo panorama mi divertiva moltissimo perché supero
camminando tutte le automobili e le persone dentro mi lanciavano
certe occhiatacce da far paura, ovviamente non a me che gli
rispondevo con la mia solita aria di sfida.
A un certo punto del
percorso attraverso il quale arrivo a scuola, non c’è mai nessuno e
questo un po’ mi terrorizza perché vedo molti film horror e
telegiornali dove la protagonista della vicenda muore in una strada
deserta.
Quel giorno stavo per morire di paura perché sentii in quel
luogo delle voci e di solito c’era solo il rumore del silenzio. Non
capii cosa dicevano perché erano distanti ma compresi che due uomini
stavano litigando. Pensai subito che erano due sicari che litigavano
per chi doveva uccidermi oppure due mafiosi che avevano un conto in
sospeso tra di loro ed ero capitata in una brutta situazione.
Chiunque fossero, secondo me, erano pericolosi e dovevo capire chi
erano prima di fuggire.
Chiesi urlando chi parlava e camminai verso
le voci farfuglianti che non mi risposero ma continuarono a
litigare, fino a quando non riuscii a capire da dove provenivano;
però c’era un problema: non vedevo nessun uomo c’era solo due cani
molto carini. Delusa dal mio tentativo andato a vuoto di scoprire
chi parlava, cominciai ad accarezzare uno dei due cani
chiedendogli,scherzando e sdrammatizzando se, in caso fossi morta,
poteva dire a mia madre che le volevo tanto bene e sentii una voce
rispondere “ok”. Capite? Erano i cani quelli che parlavano!
Ero
sicura che quella era la volta buona in cui sarei stata rinchiusa in
manicomio!
Le possibilità erano due: o i cani erano dei nani ninja
mascherati o parlavano per davvero. Pensandoci bene, credo che la
prima situazione era più probabile della realtà. Mi ricordo che dopo
un’imprecisa riflessione, decisi che mi sarei dovuta abituare alla
circostanza e, notando che i cani continuavano a litigare,
distraendomi dal motivo per cui mi trovavo lì, cioè perché dovevo
andare a scuola e dalla pioggia che nel frattempo mi ridusse come un
pulcino bagnato, tentai di tranquillizzarli e di capire il motivo
del loro litigio per far fare loro pace.
La versione dell’accaduto,
secondo uno di loro, era che Bobby, un chihuahua casanova, aveva
“rubato” la cagnolina Ryan yorkshire beige . Secondo l’altro cane la
verità era che la cagnolina in questione, dopo aver lasciato
Ryan,si era fidanzata con Bobby, di cui era innamorata.
Capendo che
la situazione era tra le peggiori , decisi di far conoscere allo yorkshire la mia cagnolina e lo consolai dicendogli che era inutile
stare male per un’ex che lo aveva lasciato nonostante fosse un amore
di cane. Bobby,annoiato dalle mie parole e dalla situazione, se ne
andò.
Pensai che quella circostanza annoiava anche me perché di
questioni d’amore se ne sentono già troppe in televisione e nelle
case e quindi anche per strada diventava molto scocciante.
Per
questo motivo pensai che se era un sogno, poteva finire. Infatti mi
svegliai nel mio letto.
In realtà le urla di mia madre lo fecero
finire e come al solito ero in ritardo, per colpa di un sogno
bizzarro.
di Valentina Castronovo I E