Nella
maggior parte dei manuali scolastici di storia nulla si dice di
Enrichetta Caracciolo e Maria Sofia D’Asburgo, donne che, tuttavia,
per molti aspetti, possono risultare interessanti e importanti nella
nostra storia risorgimentale.
Questi due personaggi femminili vissero durante il periodo del
Risorgimento a Napoli.
Una era appartenente alla classe borghese, ma dovette vivere un
periodo nell’ambiente ecclesiale; l’altra apparteneva alla famiglia
regnante.
Enrichetta era schierata dalla parte dei nazionalisti e liberali;
Maria Sofia contro il movimento liberale e patriottico, in quanto
regina del Regno delle due Sicilie.
La prima, Enrichetta Caracciolo nacque a Napoli nel 1821, dal padre
maresciallo dell’esercito napoletano e dalla madre gentildonna
palermitana.
Era la quinta di sette sorelle, e in quanto nata in una famiglia che
per generazioni aveva monacato tutte le figlie femmine, tranne la
primogenita, dovette a soli 20 anni diventare monaca.
Ella rivolse diverse volte al Pontefice la richiesta che gli
venissero sciolti i voti, ma l’arcivescovo di Napoli Riano Sforza le
negò tale possibilità, perfino contro il volere del Papa.
Riuscì ad ottenere l’autorizzazione a trasferirsi presso il
Conservatorio di Costantinopoli, dove, tuttavia, dominava il partito
ligio alla Curia e ai Borboni ed Enrichetta subì censure riguardo le
sue lettere e la possibilità di scriverle.
Nel 1851 lasciò il Conservatorio e si recò a Capua, a casa di una
delle sorelle, sotto la protezione del vescovo Serra, che però morì
pochi giorni dopo ed Enrichetta fu arrestata e condotta al convento
di Mondragone, dove rifiutò il cibo e tentò il suicidio, colpendosi
al petto con un pugnale, ma sopravvisse e dovette affrontare un anno
di completo isolamento.
In seguito, Enrichetta ottenne dalla Sacra Concessione dei Vescovi
il permesso di recarsi a Castellammare per la cura dei bagni, con
l’intenzione della Congregazione di liberare Enrichetta dai suoi
persecutori.
Quando Garibaldi sbarcò in Sicilia con i Mille, Enrichetta tornò
clandestinamente a Napoli e il 7 settembre 1860 nel Duomo di Napoli,
mentre Garibaldi assisteva al Te Deum di ringraziamento per la fuga
di Francesco II, Enrichetta depose sull’altare il suo velo nero da
monaca, per poi correre dal Generale per essere la prima donna di
Napoli a stringergli la mano.
Nel 1864 pubblicò le sue memorie con il titolo “Misteri del chiostro
napoletano”; queste vennero molto apprezzate da critici e autori
dell’epoca , tra cui Alessandro Manzoni.
Nonostante la sua notorietà, Enrichetta non ebbe alcun
riconoscimento ufficiale dal governo italiano. Garibaldi, partendo
per l’assedio di Capua, non fece in tempo a firmare il decreto con
cui aveva intenzione di nominarla ispettrice agli educandati di
Napoli.
Diversa,
ma altrettanto avvincente è la storia di Maria Sofia d’Asburgo che
sposò giovanissima Francesco II, re fragile e superstizioso di un
regno più pittoresco che potente.
Dopo le nozze, finito l’interminabile banchetto nuziale, Sofia era
finalmente nella sua stanza in attesa dello sposo che tuttavia non
si presentò, né quella notte, né quelle successive, preferendo
coricarsi quando lei già dormiva ed alzarsi all’alba. Nonostante
ciò, durante l’assedio di Gaeta, come in tante altre battaglie, ad
infondere coraggio al re fu lei.
Tutte le gazzette d’Europa titolarono sull’”eroina di Gaeta”, mentre
tanti giovani austriaci combatterono al suo fianco.
Si narra che gli stessi ufficiali piemontesi, quando riconoscevano
in battaglia la leggendaria fanciulla, facessero sospendere il
fuoco.
Sofia fu anche inventrice di una controffensiva: fece schiarire sui
bastioni le fanfare che prima intonarono l’inno borbonico di
Paisiello, poi il valzer e le mazurche, e stretta al marito ordinò
fuoco a volontà.
Nei cannocchiali degli assediati apparve una scena surreale, di una
regina che ballava con i suoi soldati, come una ragazzina in una
sagra di paese. Il 14 gennaio 1861 segna comunque la fine della
dinastia borbonica, durata 126 anni. Ma, come rileva lo storico
Arrigo Petracco, se Garibaldi fu l’eroe del Risorgimento, Sofia fu
l’eroina che più gli si oppose.
Davide Puccio VH