Grande
emozione la mattina del 3 febbraio 2012 nel teatro dell'Ist.
Magistrale Regina Margherita di Palermo, dove continuano gli
incontri organizzati dalla scuola con autori siciliani che hanno
dedicato la loro attenzione al tema della Legalità e della lotta
alla mafia. In particolare abbiamo incontrato Angela Lanza, autrice
del libro “Ho fame di giustizia”. Nell'incontro si è parlato del
movimento delle "Donne del digiuno", di Rita Atria, di Paolo
Borsellino e di Giovanni Falcone ed è stato arricchito dalla
presenza di Rita Borsellino, sorella del giudice assassinato. Noi
studenti abbiamo posto numerose domande e le risposte sono state
soddisfacenti: abbiamo chiesto dei suggerimenti sul modo in cui noi
giovani possiamo sconfiggere la mafia e su cosa potrebbero fare i
cittadini palermitani, e le donne in particolare, per contribuire
all'affermazione della cultura della Legalità, prendendo esempio
dalle "Donne del digiuno". Inoltre, una delle domande verteva
sull'eventuale indebolimento della mafia nel corso del tempo, in
particolare dopo la morte dei giudici Falcone e Borsellino. La
signora Borsellino con le sue risposte ha trasmesso molta speranza e
forza: ha detto di combattere sempre e di essere forti in qualsiasi
situazione. Ho chiesto alla Signora Borsellino: "Lei pensa che se
suo fratello e il giudice Falcone fossero ancora vivi, avrebbero
sconfitto la mafia?". Lei mi ha risposto:"Questo non posso saperlo,
ma se fossero ancora in vita il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa,
i giudici Gaetano Costa e Rocco Chinnici e tutte le altre vittime
della mafia, sicuramente la situazione sarebbe cambiata". Fra le
tante risposte mi ha colpito quella secondo cui i due magistrati non
sono degli eroi, ma semplicemente dei grandi uomini che hanno pagato
con la vita la propria incorruttibilità e la propria coerenza.
Questo incontro ha dato un forte messaggio, ovvero quello di
diffondere la legalità ogni giorno, anche con un piccolo gesto.
Basta davvero poco per cambiare la società in cui viviamo e questo
genere di incontri ha la funzione di ricordarci questo importante
messaggio che, presi dalla vita di tutti i giorni e dalla paura,
molto spesso dimentichiamo e riteniamo irrealizzabile. Le vittime
della mafia rappresentano i modelli a cui ognuno di noi dovrebbe
ispirarsi in quanto, come disse il giudice Borsellino: "Chi ha paura
muore ogni giorno, chi non ha paura muore una sola volta".