“Fatta
l'Italia, bisogna fare gli italiani.” Così disse Massimo D’Azeglio
quando l’Italia,nel 1870,fu completamente unificata. Di certo questo
commento da parte di un uomo che conosceva molto bene la politica
ebbe un forte rilievo,perché un’Italia fatta dai cittadini stessi
era quasi inesistente.
Ai giorni nostri il suo commento non è assolutamente errato, perché
150 anni dopo ha una fondamentale importanza, infatti gli italiani
non sono ancora del tutto uniti.
In un articolo di Repubblica del 04/12/2011 il leader della Lega
nord, Umberto Bossi, parla della “Padania” cioè di un’ entità
politico-amministrativa che comprenderebbe le regioni dell’Italia
settentrionale,con tanto di dichiarazione di indipendenza siglata
nel 1996 e con il nome ufficiale di Repubblica Federale della
Padania. Il senatur considera l’ indipendenza come unica via ( per
cosa?) a patto che sia consensuale.
Eppure molti sperarono in un’Italia unita. Anche coloro che morirono
per quella che sembrava un’utopia,ma che prese corpo con sacrifici.
Allora, si vuole vedere ancora una volta uno stato distrutto da
gruppi di linciatori che vogliono succhiare l’essenza vitale del
nostro paese? Questa è la domanda che dovrebbe porsi il Parlamento
che tuttavia cerca di bloccare questo “importante snodo politico”
(Bossi dixit) che non porterebbe alcun beneficio né all’Italia, né
alla Padania. Questa galleggerebbe, suo malgrado, sulla crisi e su
problemi che si aggraverebbero.
Ma quali potrebbero essere i benefici dello “scisma”? Tutto starebbe
nel riportare il potere politico al popolo padano. Beneficio seppure
importante, scarno, se pensiamo che un popolo senza istituzioni, né
soldi da dare ai possibili ministeri,non potrebbe affrontare il
futuro. Ciò renderebbe più grave la crisi italiana. Infatti uno
stato piccolo e appena formato non avrebbe mai un compenso in
entrate, bensì una grossa perdita per la formazione di enti interni
e per le migliaia di promesse fatte ai cittadini che, da buon
governo italiano (?), non verranno mantenute.
Ciro Peluso 3H