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Compositori, Direttori, Esecutori, Cantanti e Musicologi in Sicilia
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A cura di
Maria Patrizia Allotta e Tommaso Romano
Testi introduttivi di Concetta Guagenti, Consuelo Giglio
con la collaborazione delle classi III, IV e V sez. E
Anno scolastico 2007-2008
ISTITUTO MAGISTRALE STATALE "REGINA MARGHERITA"
PALERMO
2009
La Collana "Luce del Pensiero" edita dall'Istituto
Magistrale" Regina Margherita" di Palermo, si arricchisce della
pubblicazione del terzo volume dedicato ai musicisti siciliani, proseguendo
in tal modo il lavoro di studenti e di docenti iniziato tre anni fa, con lo
scopo preciso di ricostruire il variegato mosaico di personaggi siciliani
che hanno fatto la storia e la cultura della nostra Isola.
Dopo filosofi, e scienziati la ricerca è stata indirizzata ai Musicisti,
Compositori, Direttori, Esecutori di musica sinfonica, operistica, lirica,
leggera, folk e jazz.
Mano, mano che ci si inoltrava nella ricerca, venivano fuori da ogni luogo
centinaia di nomi di musicisti, alcuni ancora oggi famosi, altri coperti dal
velo dell'oblio e miracolosamente riportati alla luce per un atto d'amore di
un gruppo di studenti, divenuti appassionati ricercatori, grazie agli
insegnamenti e alla guida dei professori Tommaso Romano e Patrizia Allotta.
Non avrei immaginato che tanti fossero i nostri conterranei "musicisti", che
con le loro musiche e le loro Opere avessero dato lustro alla nostra isola.
La storia culturale e poetica della Sicilia, da sempre, si è connotata per
la creatività e genialità dei suoi figli più illustri, che le hanno
conferito un alone di "terra degli dei", che l'hanno scelta come felice
dimora dove "uomini eletti" alleviavano le fatiche dell'uomo.
Tutto ciò serve a rafforzare l'idea che la Sicilia può con orgoglio sedere
nel consenso dei grandi paesi che hanno dato i natali a grandi musicisti.
Un lavoro di ricerca quindi fra biblioteche, giornali, conservatori ed
internet, che, si esplica in un lavoro interdisciplinare che coinvolge anche
un' altra sperimentazione, quella del Liceo Musicale che opera in
convenzione con il Conservatorio Statale "V. Bellini" di Palermo.
In sintonia con tutto ciò è stato possibile attuare la creazione di
un'Orchestra filarmonica e di un Coro polifonico dell'Istituto, grazie
all'apporto dei maestri Carmelo Caruso, direttore del Conservatorio
Francesco Di Peri, direttore dell'Orchestra e Salvatore Scinaldi, direttore
del Coro.
Un ringraziamento particolare va altresì anche al Maestro Marco Betta, che
ci è stato vicino sia nel momento della costituzione dell'Orchestra sia
nella fase operativa successiva.
Quindi, alla luce dei numerosi successi ottenuti dagli alunni, siano essi
cantanti, o musicisti o ricercatori, oggi sono fiera della intuizione di
avere attivato una sperimentazione siffatta.
Ringrazio infine Consuelo Giglio, studiosa della Storia della Musica
siciliana, che, con i suoi preziosi consigli, ha dato un notevole contributo
alla ricerca ed ha impreziosito questo lavoro con un puntuale e organico
saggio introduttivo.
Prof.ssa Concetta Guagenti
Dirigente scolastico
Entusiasmo e lungimiranza continuano ad alimentare il progetto di ricerca
Luce del pensiero dell' Istituto Magistrale “Regina Margherita” di Palermo.
A poca distanza dai precedenti, dedicati rispettivamente ai filosofi e agli
scienziati, esce il terzo volume della serie biografica dedicata ai
siciliani che hanno contribuito alla crescita e al prestigio della propria
terra. Stavolta l'attenzione si è concentrata sui musicisti: una scelta
coraggiosa e di controtendenza per la carenza di fonti "comode" e per il
peso marginale che nella cultura italiana ha la musica.
A differenza della storia dell'arte, insegnata nei licei, la storia della
musica è materia ignota ai più. Spesso, anche le persone di buona cultura
generale mancano di una pur sommaria infarinatura che permetta loro di
individuare o contestualizzare persino i maggiori nomi della musica
occidentale: in Italia si sa bene chi sono e che hanno fatto Michelangelo o
Raffaello, ma pochi sanno parlare di Bach, Beethoven o Mozart, come di
Monteverdi, Frescobaldi o Vivaldi. I melomani, affezionati frequentatori del
teatro d'opera, sanno tutto del melodramma e dei suoi interpreti: ma anche
questa cultura, tipicamente italiana, non è più, come nell'Ottocento e nel
primo Novecento, un fatto condiviso.
Con poche eccezioni, i compositori siciliani sono ancora sconosciuti.
Persino le strade delle nostre città, generose in altri ambiti, li hanno
spesso dimenticati. Celebrato come il "cigno di Catania", è Vincenzo Bellini
il compositore siciliano più famoso e il più venerato nella propria terra,
benché la sua attività, come quella di altri, si sia svolta altrove. Un
altro grande è già meno noto ai più: Alessandro Scarlatti, palermitano,
padre di Domenico - e di importanti forme musicali - nonché fratello di
altri musicisti come lui vissuti a Roma e Napoli, città con maggiori spazi e
opportunità, lontane dalla carestia che afflisse la Sicilia nel secondo
Seicento. Ancora meno noti, troviamo grandi nomi anche prima: Pietro Vinci,
Antonio Il Verso, Sigismondo D'India. E se guardiamo al presente, ne
troviamo altri, anch'essi poco noti ai più: Francesco Pennisi, catanese, e
Federico Incardona, palermitano, incluso in questo dizionario a causa di una
morte prematura.
Accanto ai grandi, e alle figure celebrate in vita o apprezzate in sede
critica, tantissimi sono i "minori", che, con la loro spesso molteplice
attività - di compositori, docenti, teorici, organizzatori ed editori
musicali - formano un fitto tessuto connettivo sino al primo Novecento. Un
dato ricorrente è la discrepanza fra la considerazione all' estero o fuori
dalla Sicilia e l'indifferenza in patria: Francesco Paolo Neglia fu un
compositore di spicco ad Amburgo, dove fondò un conservatorio: tornato in
Italia durante la prima guerra mondiale, dovette accontentarsi di un impiego
come maestro elementare. Rosario Profeta, violista ed editore musicale, 6 un
nome del tutto dimenticato, ma nel 1942 pubblicò una Storia e letteratura
degli strumenti musicali che tuttora viene consultata con profitto dagli
studiosi stranieri. E per Salvatore Ursini Scuderi, di cui s'è persa
ugualmente memoria, a Parigi venne aperta una apposita cattedra
universitaria.
Sino a Eliodoro Sollima e Ottavio Ziino, è poi fitta la schiera degli
interpreti e dei direttori d' orchestra che hanno lasciato pure proprie
musiche. Fra Otto e Novecento, per fare solo un paio di altri esempi,
ricordiamo Antonino Pasculli, formidabile oboista e direttore della Banda
municipale a Palermo, e Gino Marinuzzi, eccezionale direttore d' orchestra
attivo tra Vecchio e Nuovo Mondo e autore di opere da riscoprire.
La Biblioteca del Conservatorio di musica Vincenzo Bellini di Palermo, pia
di altre, conserva preziose testimonianze di questo florido passato
musicale, attraverso manoscritti e stampe che attendono di essere resi
meglio visibili con le moderne risorse dei cataloghi in linea (OPAC). Mentre
la Biblioteca Comunale custodisce memoria della storia del melodramma e
dell' oratorio attraverso i numerosi libretti che, con le abituali liste di
nomi e qualifiche fornite accanto ai testi, offrono una ampia documentazione
dei rispettivi allestimenti (sfortunatamente, e proprio la musica ad essere
andata generalmente perduta, in Sicilia come altrove).
La ricerca biografica si è poi estesa agli interpreti tout court, dai musici
dell'Antichità classica ai cantanti d' opera del Novecento, passando dagli
strumentisti sei-settecenteschi, recuperati da un oblio quasi totale. Anche
qui una serie lunghissima di nomi, con punte di eccellenza e meritata
celebrità (spesso maturata all' estero): come nel caso di Luigi Montesanto,
Giuseppe Di Stefano o Mariano Stabile, ancora oggi il Falstaff pia famoso, o
come Salvatore Cicero, il violinista cefaludese scomparso prematuramente nel
1982, dopo avere diretto in fortunate tournee europee i "Giovani Cameristi
Siciliani", ensemble di allievi (alcuni dei quali oggi assai famosi) fondato
sull'ideale del fare musica insieme, cui dava enorme importanza, negli
stessi anni, anche educatore e sociologo Danilo Dolci. Secondo una scelta di
fondo, che riguarda quindi anche i compositori, sono stati segnalati pure
gli interpreti divenuti "siciliani" per aver scelto la Sicilia come terra d'
elezione - Ester Mazzoleni Cavarretta, ad esempio - o ricordati per il loro
rapporto con la Sicilia.
In più si è dato spazio ai musicisti jazz, partendo dai primi, che crearono
nuovi stili giungendo poveri in America, fino ad arrivare a quelli dei
nostri tempi, come Enzo Randisi. Si scoprono curiosi fatti biografici - Joe
Venuti nacque su una nave di emigranti - e si ribadiscono importanti
priorità: il primo disco della storia del jazz fu inciso da Nick La Rocca,
nato a New Orleans da genitori di Salaparuta. Passando alla musica "leggera"
- dal primo Novecento fino ai nostri giorni - si scopre che Faccetta nera è
una canzone di Mario Ruccione, palermitano, che sopravvisse da bambino al
siluramento della nave "Ancona" lungo la via dell'America. E vengono alla
luce anche i cantastorie e i cantanti folk, numerosi benché oscurati dalla
straordinaria personalità di Rosa Balistreri. Infatti, abbattendo confini e
gerarchie tra i diversi generi di musica, l'indagine si è parallelamente
rivolta ai musicisti di tradizione orale, offrendo dettagli utili per
comporre un ricchissimo affresco a tutto campo.
Pur non mirando ad essere esaustiva né rigorosamente scientifica, questa
ricerca lascia quindi emergere una folla di nomi con il loro carico di
memoria, non solo individuale. Riuniti nel segno della musica, troviamo
laici e religiosi, nobili e popolani, musicisti di professione e dilettanti
di talento, intellettuali e cantastorie analfabeti. Sullo sfondo, corti
medievali e rinascimentali, cappelle, chiese e conventi, conservatori e
istituti musicali, bande, orchestre e teatri, borghi e campagne. In ambito
"colto", si passa dai musici greci ai poeti della corte di Federico II, dai
madrigalisti del Cinque-Seicento agli autori di drammi sacri e agli operisti
del Sette-Ottocento, dai contrappuntisti, o dagli autori di romanze, pezzi
pianistici e lavori sinfonici di ispirazione popolare dei primi del
Novecento, agli esponenti dell'avanguardia postweberniana.
Dall'Antichità al presente, si profilano quindi, dietro i singoli dati
biografici, i rispettivi contesti: scuole, tradizioni, dinastie familiari,
spaccati di vita musicale, stili, generi, orientamenti. Così, un'opera nata
a scuola sembra sollecitare la definizione a livello accademico di una
storia musicale della Sicilia che in effetti è già nell'aria.
Una storia che, in base alla nuova frontiera degli studi musicologici ed
etnomusicologici, legga in modo trasversale l'attività musicale, in tutto il
suo stratificarsi, tenendo conto della multiformità che essa presenta
all'interno delle società complesse.
Si potrà allora meglio osservare l'oscillare della Sicilia fra gli estremi
di una posizione di centralità nel Mediterraneo e una marginalità geografica
che tuttavia non ha mai fatto da freno alla creatività. Se le colonie
greche, meta dei maggiori musici ellenici, producono figure di rilievo, e
alla corte di Federico II si rielaborano i modelli trovadorici, nel
Rinascimento l'isola partecipa con forza allo sviluppo del madrigale.
E lo fa a partire dal suo entroterra più remoto, potremmo dire dal suo
"cuore", un tempo vivo di strade e mecenatesche corti feudali, come quelle
dei Moncada e dei Barresi: Pietro Vinci nacque a Nicosia; Antonio Il Verso,
suo allievo, proveniva da Piazza Armerina. In seguito, la Sicilia è stata
nuovamente capace di interagire in modo deciso e originale con le istanze
pia significative della cultura del proprio tempo: fino al secondo
Novecento, grazie al grattacielo di musica e cultura rappresentato dalle
Settimane di Nuova Musica nella Palermo degli anni 1960, e al conseguente
affermarsi di importanti compositori. Sono questi i periodi meglio
conosciuti, che maggiormente hanno calamitato l'interesse degli studiosi, a
partire dal pioniere della musicologia in Sicilia — Ottavio Tiby — sino
all'attività del Dipartimento Aglaia-sezione Musica dell'Università di
Palermo, che, nato cinquant'anni fa come Istituto di Storia della Musica, ha
promosso sia la conoscenza delle Musiche Rinascimentali Siciliane,
attraverso l'omonima collana che si e estesa al Seicento, sia la produzione
dei compositori contemporanei. Nel frattempo si sono approfonditi altri
periodi: il Sei-Settecento, attorno al palermitano Teatro di Santa Cecilia,
e l'Ottocento, terreno ancora ricco di sorprese: anche tramite tesi di
laurea, si sta integrando con nuove conoscenze la trattazione di Tiby,
l'unica dedicata a quel secolo (II Real Teatro Carolino e l'Ottocento
musicale palermitano, 1957), e si e andati oltre, rivelando la ricchezza
della vita musicale sino agli inizi del Novecento, mentre nella Sicilia
orientale si e ricostruita nel dettaglio l'attività musicale di città come
Siracusa e Noto. Inoltre, a partire dal pionieristico lavoro di Alberto
Favara — it postumo Corpus di musiche popolari siciliane (1957) — la ricerca
etnomusicologica ha individuato caratteri, luoghi, protagonisti della musica
tradizionale; e parallelamente si e dato un profilo scientifico alla musica
bizantina, coltivata nelle comunità di cultura greca.
Dicevo all'inizio delle fonti, non "comode": la stessa trattazione di Tiby,
ricca di informazioni, e priva di un indice dei nomi. Solo per i cantanti si
dispone di una pubblicazione recente, dato che l'unico dizionario specifico,
quello del Bertini, risale al 1814. Per la stesura di queste voci, gli
studenti hanno quindi dovuto consultare le fonti disparate ed eterogenee
dichiarate in bibliografia. L' augurio è che la loro fatica venga ripagata
da un uso intelligente di questo volume, attraverso gli stimoli che di
sicuro potrà fornire.
Consuelo Giglio
Fondante è il legame fra Musica, Canto e Sicilia. Antico quanto la storia
della civilizzazione, se pur attraversato da presenze e dominazioni, è
rimasto fedele alla propria tradizione e identità, accogliendo, al contempo,
stimoli e contaminazioni di latitudini diverse.
Per l'arte musicale, come per altri domini della cultura, la nostra terra,
senza banali campanilismi, è stata certamente centro e crocevia di
individualità d'eccellenza che ben hanno rappresentano quel magma culturale
tipicamente mediterraneo che non può e non deve obliare e che pertanto va
conosciuto, attualizzato e valorizzato soprattutto fra i giovani.
Ed è anche questo il compito di questa terza certosina ricerca intitolata
Luce del Pensiero che, lungi dall'avere la pretesa, sempre improbabile,
dell'esaustività, ha però, crediamo, il valore della sintesi di un atlante
che partendo dai dati biografici sconfina volentieri nell'individuare tempi
e luoghi proponendo così caratteristiche ed aspetti molteplici, a volte
francamente singolari.
Il quadro che abbiamo delineato appare ampio e variegato, non facendo in
tale contesto, una gerarchia di generi e ponendo tradizione e innovazione,
classico e popolare su un piano di obiettivo riscontro, riconoscendo
comunque che dai teatri-templi ai cantastorie in piazza, dalle tragedie al
melodramma, dal jazz al pop, il microcosmo Sicilia ha saputo sempre non
essere marginale.
In ogni modo, il sentire comune e la colta musicologia, hanno sempre saputo
che suono e canto sono consustanziali al popolo siciliano il quale non si è
espresso solo attraverso il lamento e la sterile rassegnazione, ma, anche
nei momenti più bui, ha conosciuto 1' esemplarità di uomini e donne che con
la loro capacità hanno testimoniato la propria volontà e dignità consapevoli
che il processo di rinnovazione della comunità passa indissolubilmente da
una armonizzazione dell'uomo nel suo contesto in relazione con gli altri
proprio grazie alla cultura.
Ed essendo consapevoli che l'arte musicale può svolgere primariamente questo
compito di civiltà abbiamo, come ha ben scritto Dorfles, cercato di
"abbandonare ogni pretesa di razionalizzazione severa e arrenderci a una
interpretazione essenzialmente simbolica e percettologica di questa
straordinaria entità estetica che sfugge ad ogni metro razzionalizzatore, ma
la cui potenza immaginativa supera quella di ogni altra creazione umana".
Per questo presentiamo questa ricerca, felicemente giunta al terzo volume
biografico, vissuta intensamente con i nostri allievi e con la nostra scuola
tutta, come simbolo di una istituzione scolastica che lontana da inutili
burocrazie, distante da asfissianti formalismi mortificanti, pone al centro
della formazione la ricerca individuale e di gruppo come motivo di
interminabile crescita e il senso dell'arte come statuto fondamentale per la
contemplazione del bello.
Sperando, in sincera umiltà, di avere reso un servizio non effimero e fugace
nel tempo.
Maria Patrizia Allotta, Tommaso Romano
NOTE SUI CURATORI
Maria Patrizia Allotta
Nata a Palermo nel 1960, Si è laureata con una tesi sui Vissuti psicologici
del malato. Dall'esperienza soggettiva alla tematica sociale. Dopo essere
stata docente di materie letterarie, attualmente insegna Filosofia e
Pedagogia presso l'Istituto Magistrale Statale "Regina Margherita" di
Palermo. È fra i curatori del progetto Luce del Pensiero, biografie dei
siciliani di cui sono usciti 3 volumi dedicati a scienziati, musicisti,
filosofi, pedagogisti e liberi pensatori. Ha contribuito alla realizzazione
dell'Archivio Biografico Comunale della Città di Palermo. Dal 2005 collabora
alla rivista Spiritualità & Letteratura diretta da Tommaso Romano; inoltre è
stata fra i curatori degli atti dei Convegni: La figura e l'opera letteraria
di Padre Matteo La Grua, (2008) e Oltre il lager: dare un senso alla vita.
La testimonianza di Viktor Frankl (2008). Dal 2008 è componente della giuria
del Premio Loredana Torretta Palminteri di Baucina. Nella collana dei
Quaderni del Pensiero Mediterraneo, ha riunito alcuni interventi critici
sotto il titolo: La stella azzurra e la chimera d'oro (2008).
Tommaso Romano
Nato a Palermo nel 1955 è saggista e poeta. Insegna Filosofia, Sociologia e
Psicologia presso l'Istituto Magistrale Statale "Regina Margherita" di
Palermo. È cultore universitario di Antropologia. La sua opera saggistica è
riunita nella Collezione del Mosaicosmo edita dall'ISSPE in sette volumi;
quella poetica nel volume antologico L'Illimite sorte, con prefazione di
Giuseppe Bonaviri, edito da Spirali (Milano, 2004); l'intera opera lirica è
raccolta nel volume Esmesuranza edito da Heliopolis di Pesaro 2008. Da molti
anni si cura di biografie e bibliografie teorizzando una nuova disciplina
scientifica la Scienza della Biografia. Per le sue opere ha ricevuto
numerosi premi fra cui il Premio della Cultura della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, il Benevento, il Mediterraneo, il Balistreri-Favara,
l'Attilio Mordini e l'onorificenza al merito delle Palme Accademiche della
Repubblica Francese.