Eccolo
lì, il piccolo negozio affollato di pietre colorate, bracciali e
perline di ogni genere e forma. Nel cuore storico della nostra bella
Palermo, proprio sul Corso Vittorio Emanuele, questo uomo gentile,
dall’aspetto affabile e sorridente, ci aspetta, dentro il suo
piccolo negozio, per rispondere alle nostre domande. Anche lui, come
mille altri, proveniente da un paese lontano, nella speranza di
poter vivere un’esistenza migliore. Entriamo. Colori e profumi ci
investono, il giovane uomo ci sorride e ci stringe la mano e noi
iniziamo la nostra intervista.
Extracomunitari a Palermo: esperienze ed
impressioni
Hamed ha circa 40 anni e possiede un piccolo negozio di bijou in
corso Vittorio Emanuele a Palermo. E’ un Pakistano, emigrato in
Italia da molti anni, anche lui, come mille altri, con la speranza
di poter trovare da noi una vita migliore .Lo abbiamo incontrato
perché ci raccontasse la sua esperienza e le sue emozioni e perché
ci parlasse un po’ del suo Paese d’origine.
Da quale città proviene?
Vengo da Islamabad, la capitale del Pakistan.
Con nostra grande meraviglia ci accorgiamo che parla un ottimo
Italiano .
Come mai ha deciso di lasciare il suo Paese e trasferirsi altrove?
Sono arrivato tanti anni fa, per trovare un futuro migliore. Mi sono
trovato bene e sono rimasto.
Perché ha scelto proprio l’Italia, tra tanti paesi europei?
Avevo qui un carissimo amico, che lavorava già da qualche anno.
Quando è tornato in Pakistan mi ha parlato molto bene del vostro
Paese, dicendomi che si stava bene e che, se un giorno fossi voluto
venire, mi avrebbe dato una mano. E così è stato.
Come è arrivato qui in Italia?
Sono arrivato via terra, dal mio Paese, camminando per circa 100
giorni, passando per molti paesi, attraversando molte frontiere e
con tanta paura. Eravamo 29 ragazzi.
Si vive meglio in Italia o nel vostro Paese?
Si vive molto meglio in Italia, soprattutto se si ha un lavoro.
Che difficoltà ha avuto a trovare lavoro a Palermo?
All’inizio è stato un po’ complicato trovare un locale e aprire una
attività, ma poi, facendo un po’ di sacrifici, sono riuscito a
trovare questo posto. Comunque non ho avuto grandi
difficoltà.
Ha svolto sempre questa tipologia di lavoro?
Si, sempre.
Anche in Pakistan ci sono difficoltà a trovare lavoro?
Sì, come in tutto il mondo, credo, c’è tantissima difficoltà. Io,
per esempio, sono laureato in Economia e Commercio e ho anche un
diploma di Insegnante d’Inglese, eppure anche io, 20 anni fa, in
Pakistan ho avuto forti difficoltà a trovare un lavoro stabile.
Rimaniamo basiti nell’apprendere che questo venditore di perline e
braccialetti è in realtà un Dottore in Economia e Commercio e anche
un Insegnante. Questo spiega come mai riesca ad esprimere i concetti
con tanta chiarezza.
Ha mai avuto problemi di discriminazione?
No, mai, per fortuna.
Allora è stato accolto bene, in Italia?
Si, sono stato ben accolto, soprattutto a Palermo, dove vivo.
C’è anche la sua famiglia qui?
No, sono tutti in Pakistan.
E non conoscono l’Italia?
No.
Perché non li porta in Italia?
Loro sono ben inseriti nella famiglia e nel lavoro, nel mio paese, e
non è il caso che si spostino. Io ormai vivo qui da anni, sono ben
integrato e non voglio andare via.
Va periodicamente a trovarli?
Sì, ogni tanto.
Non è difficile mantenere un rapporto solido con la famiglia a
queste distanze?
Sì, alcune volte lo è, ma è anche una gioia rivedersi dopo tanto
tempo.
Ci sono grosse differenze culturali tra Italia e Pakistan ….
Sì, però posso dire che qui in Sicilia ci sono molte cose in comune
con la mia cultura, come il senso d' ospitalità e d’accoglienza. Ma
in effetti ci sono delle grandi differenze nelle due culture: qui
c’è più libertà in genere e soprattutto per le donne. Da noi le
donne hanno dei limiti da osservare, cose che possono fare e cose
che non possono.
Come mai la vostra cultura è così restrittiva nei confronti delle
donne?
Questa è una cosa profondamente legata alla Religione Musulmana. Non
mi sento, però, di dire che la nostra religione è più rigida della
vostra o maggiormente restrittiva. Ogni religione ha le sue regole.
Così, essendo un fatto totalmente religioso, per le nostre donne è
accettabile. Non si lamentano della loro poca libertà, perché
rispettano il comandamento della nostra religione e hanno fede.
Insomma, non vivono questa poca libertà come una “regola”. Per loro
è normale e si trovano bene.
E’ stato solo a Palermo, o anche in altre città?
Sono stato a Roma, a Napoli, in provincia di Reggio Calabria e poi
sono arrivato qui.
Ha trovato differenze tra queste città?
All’inizio non mi sembrava ci fossero grandi differenze tra le varie
città, ma ora che sono
qui da tanti anni e mi sento Palermitano, Siciliano, ora sì che
sento delle differenze, se vado fuori.
Studiate l’Italiano nel vostro Paese?
Molto raramente. Quando qualcuno di noi deve venire in Italia per
lavoro, allora può andare presso
Istituti stranieri specifici e fare un corso della durata di sei
mesi.
Ha avuto problemi ad imparare la lingua Italiana?
No. Io conosco bene l’Inglese, l’ho studiato per dodici anni, e
questo mi ha aiutato molto ad
imparare l’Italiano. La vostra, infatti, è una lingua che deriva dal
Latino e ha la stessa radice indoeuropea dell’Inglese. Per questo è
stato semplice. Ho imparato in un paio di mesi.
E ci crediamo bene, dato che questo gentile signore è laureato…!!
Com’è il vostro sistema di insegnamento?
Il nostro sistema è uguale a quello Inglese perché noi siamo stati
colonie Inglesi e il sistema è
rimasto uguale. Sin dall’infanzia devi studiare in Inglese. Abbiamo
le elementari, le medie e il
superiore, come da voi, solo che li chiamiamo con nomi diversi.
C’è uno sviluppo industriale nel vostro Paese? E a che livello?
Il nostro è un paese povero. Il 70% della popolazione è povera, ma
il rimanente 30% è costituita da
industriali. Nelle grandi città Pakistane, come Karachi, che fa
circa 10 milioni di abitanti, o Lahore,
che ne fa circa 7 milioni, ci sono molte industrie. La più
importante in assoluto è quella tessile, con
un' ampia esportazione di stoffe all’estero. Anche l’agricoltura ha
un posto importante, con la
produzione e l’esportazione di riso, grano e cotone.
E la manodopera? Quanto viene pagata rispetto al nostro paese?
Pochissimo, ma perché tutto è molto diverso fra i nostri paesi. Per
esempio, se qui in Italia, una
persona che lavora guadagna 5 Euro l’ora, corrispondente a circa 500
Rupie della nostra moneta,
questa persona da noi, con 500 Rupie, può permettersi un pasto, un
pranzo o una cena, completo e abbondante, mentre in Italia con 5
Euro non fai nulla. Un Euro equivale a circa 100 Rupie, e da noi,
con 100 Rupie 2 persone possono fare una buona prima colazione.
Cosa pensa della nostra politica?
La politica, in generale, non mi piace, nostra o vostra che sia. In
ogni caso, in base a quello che
sento, mi pare ci sia un po’ di egoismo nella vostra politica, ma
questo è solo un mio pensiero
personale.
Secondo lei, il nostro governo influisce sul vostro? E in che modo?
Il nostro, per fortuna, è un governo democratico e tra i nostri
governi c’è una specie di amicizia. Il
governo Italiano, per esempio, ha molti progetti che sta attuando da
noi. Per esempio, in Pakistan,
in agricoltura, si usano i trattori FIAT e la popolazione usa la
VESPA. Ci sono delle buone relazioni
bilaterali.
Parliamo di usi e costumi: cosa mangiate nel vostro Paese?
Il nostro cibo nazionale è il pollo, che mangiamo spesso arrosto con
le patate.
L’altro piatto tipico del Pakistan è il Biryani, un piatto a base di
riso, che si cucina con olio, cipolle e
spezie, le nostre spezie sono buonissime e ormai si trovano anche
qui, il Biryani si accompagna a pollo oppure a legumi, come i ceci.
Non abbiamo pasta.
Lei mangia la pasta? Le piace?
Sì, la mangio e mi piace.
E il nostro cibo lo mangia? Le piace?
All’inizio non mi piaceva, poi ho imparato a metterci su le spezie
tipiche del mio paese e ho
cominciato a gradirlo di più.
Le piace la musica italiana?
Sì, molto. Laura Pausini è la mia cantante preferita, poi Giorgia,
Elisa, Gigi D’Alessio. Mi piace molto
anche la musica napoletana. Non ascolto la musica inglese.
Che tipo di musica ascoltate nel vostro paese?
Oltre alla musica nazionale, anche noi abbiamo la musica locale,
tipica, folk, come per voi la musica
napoletana. La musica folk del mio paese è quella che preferisco.
Ci sono altre forme di arte che coltivate nel vostro Paese? Il
Teatro, per esempio …
Si fa teatro nel mio paese, ma in scala ridotta. Non c’è teatro
internazionale e nemmeno nazionale
come in India o negli Emirati Arabi. Da noi c’è un buon teatro
locale, quasi esclusivamente comico.
Ci sono molti attori comici.
Cosa pensa degli eventi che si stanno verificando in questo momento
nel mondo e che
coinvolgono anche l’Italia?
Penso che siano terribili. Tutti gli uomini, da qualsiasi paese
provengano, sono uguali e non possono essere trattati come animali.
Per questo amo l’Italia. Qui, tutti coloro che arrivano da
situazioni terribili, come quelli che arrivano sui barconi, vengono
accolti amorevolmente. In un altro paese non sarebbe lo stesso.
Paesi come la Francia o Malta ti mandano via o non ti fanno neanche
entrare. E poi l’Italia ha un grande senso di solidarietà. Qualunque
cosa accada nel mondo l’Italia è sempre in prima fila per aiutare.
Quando 5 anni fa c’è stato un terribile terremoto in Pakistan
c’erano moltissime associazioni Italiane ad aiutare. L’Italia è un
paese da ammirare.
Terminata la nostra intervista, salutiamo e ringraziamo
calorosamente il nostro amico Pakistano che, con tanta
disponibilità, ha usato il suo tempo per dare una mano a noi
ragazzi, ed andiamo via, con la consapevolezza che siamo stati noi
ad imparare qualcosa da lui, e non il contrario, come siamo abituati
a pensare. Qualcuno sostiene che gli extracomunitari appartengano a
culture inferiori, alle quali il nostro popolo dovrebbe insegnare un
po’ di “civili usanze”. La dignità, l’intelligenza e la
disponibilità di questo uomo colto e gentile ci ha dimostrato
l’esatto contrario. Il suo unico peccato è quello di essere nato in
un paese povero.
Chiara Vaccaro
SOMMARIO |
"Lezione
concerto" di C. Aglione (3G) e F. Galici (4G) "Una lezione concerto davvero diversa" di C. Piampiano, Simone Guida (3G) "Viaggio nel museo della musica" di C. Piampiano, Simone Guida (3G) "Il bello della diretta?" di O. Castelli, L. Marchione, F. Galici e Romano (4G) "In giro tra monumenti e chiese di Palermo" di M.L.Ruina e V.Taibi (IE) "La magia delle voci"di R. Belmonte (IE) "I sei ottavi" di Francesco Galici 4^G "L'importanza dell'istruzione"di Martina "Palermo multietnica"di C.Vaccaro "Video intervista : Ballarò tra allegria e disincanto" di di F. Vaccaro e A. Coga "Il Bartok di Sieghart"di F. Galici, L. Marchione, D. Maggiore (4^g) "Video intervista : La crisi economica" di Dafne Marsala IR "Video intervista : Convivenza o matrimonio?" di Giorgia Lo Presti IR "Premio Internazionale Mondello"di G.Fazzini 3E "Un premio per l'Unità d'Italia" di V. Girgenti e B. Barbaro (1E) "La storia di Iqbal"Testo collettivo della 2Q "Amare la propria terra"di Federica Conte III sez. E "Alla scoperta del tuo paese" di V. Lo Duca IVE "Lezioni di tecnologie musicali"di S. Allotta e A. La Rocca (1G) "Non vedo non sento non parlo"di C.Priola e M.Lo Gerfo (IE) "La beatificazione di Giovanni Paolo II" di di Marika Pirrone "Air soft"di F. Giovannelli (1E) L'ANGOLO CREATIVO "A Paolo e Giovanni"di I.Schillaci (3E) "Ciò che dai è tuo per sempre"di S.Nomahani (2E) "L'attimo"di S.Nomahani (2E) "Lei"di S.Nomahani (2E) "Per non dimenticare" di M.Occhione (I E) |
Leggi il secondo numero del II anno |
Leggi il primo numero del II anno |