Non vedo…
Non sento…
Non parlo …
Mafia è un termine diffuso ormai a livello mondiale
con cui ci si riferisce ad una particolare tipologia di
organizzazioni criminali. Il termine mafia venne inizialmente
utilizzato per indicare una organizzazione criminale originaria
della Sicilia, più precisamente definita come Cosa nostra, parola
che divenne pubblica al mondo durante il processo al primo pentito
della mafia italoamericana, Joe Valachi.
La battaglia principale contro si gioca in Sicilia dove la mafia si
è radicata nel territorio impiantandovi il suo modello criminale e i
suoi codici culturali.
Avvolta
in una ragnatela, la nostra regione viene dissanguata da una
minoranza di criminali. Cinquemila persone che però trovano forza
non solo nella cerchia dei propri familiari ma anche nei complici e
nel tessuto socio-economico, che con troppa facilità, talvolta cerca
strade più facili per fare affari; eppure vi sono persone non bene
tutelate che lasciate sole vengono costrette ad accettare le
richieste dei mafiosi.
Per cercare di aiutare queste persone nascono associazioni come
"addio pizzo" che servono a far liberare per sempre queste persone
dal giro del pizzo e per far si che non vi ci tornino.
Il Comitato Addio pizzo è un movimento antimafia siciliano impegnato
sul fronte della lotta al racket delle estorsioni mafiose ("pizzo").
Storia in breve
La
mattina del 29 giugno 2004, il centro di Palermo si trovò tappezzato
di adesivi listati a lutto con la scritta: “Un intero popolo che
paga il pizzo è un popolo senza dignità”. L'iniziativa suscitò
grande curiosità, oltre all'interessamento di mass media, forze
dell'ordine, Procura della Repubblica. L'iniziativa era stata ideata
da alcuni ragazzi, che, a partire da ciò decisero di creare
un'associazione contro il fenomeno del pizzo. Le prime attività del
movimento Addiopizzo furono contraddistinte dall'anonimato dei
promotori. Dal 2006, con la presentazione ufficiale della campagna
Contro il pizzo, cambia i consumi, si conclude la “clandestinità”
delle azioni del comitato.
La campagna Contro il pizzo cambia
Nel maggio 2005 il Comitato Addio pizzo, con la pubblicazione del
manifesto e dei suoi primi 3000 sottoscrittori, presenta
ufficialmente la campagna “Contro il pizzo, cambia i consumi”.
La campagna si propone il duplice scopo di stimolare i cittadini ad
una responsabilizzazione, mostrando quale sia il potere dei singoli
nel far valere il proprio diritto di spendere soldi presso esercizi
"puliti" e liberi dalla mafia; al contempo, cerca di stimolare gli
imprenditori a prendere le distanze da ambienti mafiosi.
Si tratta della prima esperienza di consumo critico legata
all'estorsione: consumatori che orientano i propri consumi verso
un'economia legale, premiando coloro che si oppongono al racket.
Il 18 febbraio 2006 la FAI (Federazione Nazionale delle Associazioni
Antiracket e Antiusura) organizza a Palermo un'iniziativa di
promozione a sostegno della campagna di consumo critico del comitato
Addiopizzo, distribuendo ai commercianti del centro di Palermo dei
depliant informativi della campagna, con una lettera di Tano Grasso,
presidente della FAI, che invita gli imprenditori ad aderire
all'iniziativa.
Il 2 maggio 2006 la campagna “Contro il pizzo cambia i consumi”
giunge al suo primo traguardo. Alla sala Magna di palazzo Steri,
viene presentata la lista di consumo critico.
Cento commercianti che non pagano il pizzo lo dichiarano
pubblicamente, forti del supporto di oltre settemila
cittadini-consumatori.
Con l'occasione viene presentata la giornata Pizzo Free, che si
sarebbe tenuta il 5 maggio a piazza Magione. Esibizioni delle scuole
di Palermo e provincia, incontri, concerti, e la fiera del consumo
critico, con i prodotti dei commercianti aderenti alla lista.
Il 29 giugno 2006 gli attacchini del Comitato festeggiano il loro
secondo compleanno affiggendo adesivi per le vie dei quartieri di
Palermo interessati – poco più di una settimana prima –
dall'operazione “Gotha”, tra i quali: Uditore, Passo di Rigano e San
Lorenzo.
Viene intrapresa una iniziativa analoga da un gruppo di cittadini di
Catania dove, due giorni prima, è stato arrestato un estorsore
affiliato al clan dei Santa Paola.
Nel gennaio 2007, il Comitato Addio pizzo è formato da più di 50
persone. Secondo dati forniti dal Comitato, nel giugno 2008 i
commercianti di Palermo e provincia che hanno aderito all'iniziativa
sono 280, ed i consumatori 9325.
Nel marzo 2008, in Corso Vittorio Emanuele a Palermo è stato
inaugurato il Punto Pizzo Free "L'Emporio", che vende solo prodotti
di artisti, artigiani e commercianti che aderiscono al comitato
Addio pizzo, oltre a prodotti biologici delle cooperative che
gestiscono i terreni confiscati alla mafia.
L'adesione alla lista
Le richieste di adesione all'iniziativa da parte degli operatori
economici devono essere vagliate da una commissione di garanzia, con
il supporto di documenti (processuali, giudiziari, amministrativi,
giornalistici) e/o altri elementi obiettivi di qualsiasi natura che
possano sostenere la valutazione della Commissione in merito alla
sua inclusione nella lista.
La Commissione richiede all'interessato la sottoscrizione di una
dichiarazione formale e scritta di solenne impegno, di fronte ai
cittadini/consumatori, al non pagamento del pizzo in forme dirette o
indirette e al rispetto della legalità nell'esercizio della propria
attività economica, come condizione necessaria per l'inserimento e
la permanenza nella lista degli operatori economici da sostenere. La
lista viene diffusa e fatta circolare tra tutti i consumatori
aderenti all'iniziativa. Il successivo eventuale accertamento da
parte della Commissione del mancato rispetto dell'impegno assunto è
motivo di cancellazione dalla lista.
Anche la scuola spesso organizza momenti di riflessione per
esprimere le opinioni sulla mafia e su come combattere i fenomeni ad
essa correlati.
Nonostante tutto ciò che succede e gli articoli sui giornali e i
processi tuttora in atto ci sono ancora persone che sostengono che
la mafia non esiste e cercano di sorvolare su questo argomento
pensando che non è necessario parlarne visto che non li coinvolge
direttamente.
Ci sono anche persone non informate su questo fenomeno e per questo
che le istituzioni cercano di fare propaganda e cercare una modo di
informare le presone.
In Italia vi sono tanti tipi di mafia “d’importazione”:
la Mafia Giapponese: La Yakuza
Un esercito di 90mila uomini, presenti oltre che in Giappone, negli
Usa (California e Hawaii), nell'America del Sud, in Europa, nelle
Filippine, nel sud-est asiatico ed in Australia (Queensland), con un
giro d'affari annuo stimato in quasi 1.500 miliardi di yen, circa
22mila miliardi di lire. Da secoli la Yakuza domina il Sol Levante,
graziata da un'impunità che ha permesso la sua crescita
incontrollabile.
Le Origini
La matrice di questo complesso di organizzazioni criminali,
finanziarie e politiche risale al XV secolo, ai tempi delle caste
feudali. Bande più o meno organizzate ("machi-yakko", servitori del
popolo) nascono intorno al 1612 per contrastare l'arroganza dei
samurai che, in quegli anni, seminano morte e paura. Sono ammantate
da un alone di romanticismo alla Robin Hood e godono di un grosso
consenso popolare. Tra loro si distinguono principalmente i Tekiya
ed i Bakuto. I primi traggono origine dai yashi, gruppi di venditori
ambulanti che si erano dati un'organizzazione per proteggere i loro
interessi dalla dittatura della famiglia Tokugawa (1542-1612),
signori incontrastati del Giappone. I Tekiya , col tempo, da
venditori si trasformano in truffatori ambulanti. Mentono sui loro
prodotti, ingannando la gente dei villaggi. Fino ad arrivare a forme
di taglieggiamento sul territorio in cui operano. Diverso il ruolo
dei Bakuto, i quali - sin dall'inizio - si limitano a controllare il
gioco d'azzardo, guardandosi bene dall'inimicarsi le autorità
locali. Si deve ad un gioco praticato e diffuso ai tempi dei Bakuto,
l'hanafuga (il gioco dei fiori), e più precisamente alla
combinazione perdente di tre carte (8-9-3 : ya-ku-sa) il nome che
oggi viene usato per identificare la mafia giapponese. Ai Bakuto si
deve anche la traduzione del dito mozzato (come gesto riparatore) e
dei tatuaggi diffusi su tutto il corpo (come segno di appartenenza
inalienabile alla ikka o gumi, la famiglia mafiosa). Nella seconda
metà dell'ottocento la Yakuza comincia a godere sempre più di vaste
protezioni, vantando solidi legami con l'apparato economico. Si lega
a doppio filo con gli ultranazionalisti e partecipa a quella
campagna di terrore, denominata "governo per omicidio" e costellata
da una lunga catena di assassinii di personaggi politici, tra cui
due primi ministri e altrettanti ministri delle Finanze. Tollerata
anche dagli americani durante la loro occupazione nella seconda
guerra mondiale, la Yakuza acquista la forza necessaria per
espandersi. Le pistole sostituiscono le sciabole. Ed i boss,
sull'esempio del gangsterismo americano, cambiano addirittura look :
occhiali da sole, vestiti scuri, camicie bianche, cravatte in tono.
Crescono anche di numero, aumentando dal 1958 al 1963 del 150% :
184mila affiliati distribuiti in 5.200 gang. La struttura della
Yakuza .
La presenza della mafia in nord-america è molto nota, infatti i boss
di oltre oceano hanno ispirato tanti romanzi, film, giochi ecc…..
E sì, la mafia Siculo- Americana non è frutto della fantasia ma una
tragica
realtà poiché è il primo sintomo di un espansione al livello
mondiale!
La Mafia tutt’oggi lascia una scia di sangue rossa come una grande
lapide insanguinata.
Cosa Nostra prospera grazie alla morte e alla paura di tante persone
che trovano nel loro cammino noi possiamo combatterli solo cercando
di non essere omertosi e cercando di contrastarli perché la loro
forza è il nostro silenzio. Cerchiamo anche nel nostro piccolo di
combattere più che possiamo.
Noi diciamo no alla mafia e al silenzio e tu?
Per la realizzazione di questo articolo sono stati utilizzati contenuti dal web
Martina Lo Gerfo e Chiara Priola I sez. E
SOMMARIO |
"Lezione
concerto" di C. Aglione (3G) e F. Galici (4G) "Una lezione concerto davvero diversa" di C. Piampiano, Simone Guida (3G) "Viaggio nel museo della musica" di C. Piampiano, Simone Guida (3G) "Il bello della diretta?" di O. Castelli, L. Marchione, F. Galici e Romano (4G) "In giro tra monumenti e chiese di Palermo" di M.L.Ruina e V.Taibi (IE) "La magia delle voci"di R. Belmonte (IE) "I sei ottavi" di Francesco Galici 4^G "L'importanza dell'istruzione"di Martina "Palermo multietnica"di C.Vaccaro "Video intervista : Ballarò tra allegria e disincanto" di di F. Vaccaro e A. Coga "Il Bartok di Sieghart"di F. Galici, L. Marchione, D. Maggiore (4^g) "Video intervista : La crisi economica" di Dafne Marsala IR "Video intervista : Convivenza o matrimonio?" di Giorgia Lo Presti IR "Premio Internazionale Mondello"di G.Fazzini 3E "Un premio per l'Unità d'Italia" di V. Girgenti e B. Barbaro (1E) "La storia di Iqbal"Testo collettivo della 2Q "Amare la propria terra"di Federica Conte III sez. E "Alla scoperta del tuo paese" di V. Lo Duca IVE "Lezioni di tecnologie musicali"di S. Allotta e A. La Rocca (1G) "Non vedo non sento non parlo"di C.Priola e M.Lo Gerfo (IE) "La beatificazione di Giovanni Paolo II" di di Marika Pirrone "Air soft"di F. Giovannelli (1E) L'ANGOLO CREATIVO "A Paolo e Giovanni"di I.Schillaci (3E) "Ciò che dai è tuo per sempre"di S.Nomahani (2E) "L'attimo"di S.Nomahani (2E) "Lei"di S.Nomahani (2E) "Per non dimenticare" di M.Occhione (I E) |
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