Una
vera e propria catastrofe naturale è avvenuta in Giappone. Prima il
terremoto di 8.9 gradi della scala Richter, poi lo tsunami.
Nonostante il Giappone sia sempre stato un paese abituato a scosse
frequenti, non è riuscito a reggere questo altissimo livello. Il
numero delle vittime, ad oggi ,è arrivato a 30.000 ma è destinato ad
aumentare. Le conseguenze di questa catastrofe sono molte: la prima
è mondiale perché risulta che si sia spostato l’asse terrestre di
circa 10 cm, l’altra è quella riguardante la centrale nucleare. Si
può dire che in questo paese è avvenuta l'Apocalisse, il mare ha
inghiottito intere città, si è allargato per ben 10 km, case
sbriciolate, vittime, dispersi, una vera e propria tragedia.
Devastazione e morte a Miyagi, la città con 10.000 scomparsi. Il
primo problema di cui parlavo precedentemente è uno dei più gravi
cioè quello della centrale nucleare che ha colpito in particolar
modo la città di Fukushima dove si sono verificate delle consistenti
perdite di idrogeno che, respirate o ingerite, causano la morte.
Adesso è una lotta contro il tempo, si cerca di salvare più persone
possibili, molte sotto le macerie che aspettano di essere trovate. I
sopravvissuti cercano di aiutarsi l’uno con l’altro e di consolarsi
per la perdita dei familiari; loro, però, credono come popolo, che
bisogna tornare a lavorare per i sopravvissuti, andare avanti per
chi può ed a contemplare i morti ci si penserà in un secondo
momento.
In Giappone si continua a lottare per la vita , la terra continua a
tremare e sono in arrivo altre scosse di assestamento, si teme la
tragedia atomica, insomma, l’ incubo non è finito.
Io penso che questa catastrofe abbia colpito moralmente il mondo e
che non sarà assolutamente facile riprendere una situazione così
catastrofica. L’ unica cosa che richiedono di fare è quella, in
quanto appartenenti ad uno stato italiano, di mandare cibo e
farmaci. Spero che la lotta per la vita continui per tutti i nostri
fratelli sopravvissuti e che non si arrendano mai, ma vadano avanti
ad occhi aperti.
Marzia La Franca (3E)
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